La corte d’appello di Roma ha confermato le pene per il capoclan Francesco Bidognetti e l’avvocato Michele Santonastaso, coinvolti in un caso di minacce rivolte ai giornalisti Roberto Saviano e Rosaria Capacchione. Le intimidazioni risalgono al 2008, durante il processo di appello Spartacus contro il clan dei Casalesi a Napoli. La federazione nazionale della stampa italiana e l’ordine dei giornalisti hanno partecipato come parte civile nel procedimento.
Condanne confermate dalla corte d’ appello di Roma per esponenti dei casalesi, approfondimenti di Saviano e capacchione
Il 2025 vede la conferma delle sentenze emesse nei confronti di Francesco Bidognetti, figura chiave del clan dei Casalesi, e dell’avvocato Michele Santonastaso. Bidognetti è stato condannato a un anno e mezzo di reclusione mentre Santonastaso dovrà scontare un anno e due mesi. Le accuse riguardano le minacce rivolte ai due cronisti durante una fase cruciale del processo Spartacus che si svolgeva nella città partenopea.
Le intimidazioni sono avvenute in un contesto giudiziario delicato: la corte d’appello stava riesaminando i fatti legati alle attività criminali del clan dei Casalesi. Saviano e Capacchione erano tra i testimoni più esposti proprio per il loro impegno nella denuncia della camorra attraverso articoli investigativi che avevano attirato l’attenzione pubblica sul fenomeno mafioso.
Sentenza della corte d’ appello di roma sulla responsabilità penale dei casalesi nel processo bidognetti
La sentenza ribadisce la responsabilità penale degli imputati non solo come membri o affiliati al clan ma anche come soggetti attivi nelle azioni volte a ostacolare la libertà d’informazione attraverso atti intimidatori verso chi racconta la realtà criminale.
Processo spartacus alla corte d’ appello di roma: lotta giudiziaria contro il clan casalesi tra Napoli e Caserta
Il procedimento giudiziario noto come “Spartacus” ha rappresentato uno snodo fondamentale nella lotta alla camorra campana. Nato da indagini approfondite su una rete estesa di attività illegali gestite dal clan dei Casalesi, questo processo ha portato alla luce numerosi episodi criminali tra cui estorsioni, traffico illecito ed omicidi.
Nel 2008 si svolse l’appello che vide protagonisti diversi esponenti della cosca; fu proprio in quella fase che vennero registrate le minacce indirizzate ai giornalisti impegnati nel racconto delle vicende giudiziarie. La scelta degli obiettivi non fu casuale: Saviano aveva già subito diverse forme di pressione per i suoi libri mentre Capacchione era nota per i suoi reportage sulle infiltrazioni mafiose nelle istituzioni locali.
Processo casalesi a Roma: un punto di svolta nella lotta antimafia con testimonianze di Saviano e capacchione
L’importanza storica del caso sta anche nell’aver evidenziato quanto sia fragile la posizione degli operatori dell’informazione quando affrontano temi legati alla criminalità organizzata in territori ad alta densità mafiosa come quello campano.
Il ruolo della fnsi e dell’ ordine dei giornalisti nel processo penale sui casalesi alla corte d’ appello di Roma e Napoli
Nel corso del dibattimento davanti alla corte d’appello romana hanno assunto rilievo anche gli interventi della federazione nazionale della stampa italiana insieme all’ordine regionale dei giornalisti. Entrambe le organizzazioni hanno scelto di costituirsi parte civile con lo scopo dichiarato di tutelare la libertà professionale degli operatori dell’informazione messasi sotto attacco da queste forme violente ed intimidatorie.
La presenza istituzionale testimonia quanto siano riconosciuti dalla legge gli strumenti a difesa della categoria contro ogni tentativo volto ad ostacolare il diritto all’informazione libera ed indipendente. Il supporto offerto da FNSI ed ordine ha contribuito inoltre a mantenere alta l’attenzione pubblica sulla vicenda rafforzando così quel presidio democratico necessario perché cronache delicate possano essere raccontate senza timori o censure preventive.
Questa partecipazione sottolinea anche una linea netta rispetto agli abusi commessi da gruppi criminale: ogni atto diretto contro chi fa informazione viene perseguito con rigore giuridico senza lasciare spazio all’impunità o al silenzio forzoso imposto dalla paura.
Fonte articolo: ansa.it.
Ultimo aggiornamento il 14 Luglio 2025 da Matteo Bernardi