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Arte e cultura sotto il Vesuvio: la mostra tra epicureismo e neoclassicismo ad Ercolano fa il pieno di visitatori

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Mostra a Ercolano tra epicureismo e neoclassicismo attira numerosi visitatori. - Unita.tv
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La mostra “Arte e cultura all’ombra del Vesuvio tra epicureismo e neoclassicismo” ha attirato più di mille persone nella casina dei mosaici del parco sul mare di Villa Favorita, a Ercolano. Organizzata dall’Accademia Ercolanese, ha raccontato la storia e l’identità culturale del territorio, proponendo un dialogo tra passato e presente attraverso le opere di artisti contemporanei. L’esposizione, pensata per celebrare i 2.500 anni dalla fondazione di Neapolis, ha messo in luce legami antichi tra la città e l’eredità greca, richiamando poi la resilienza dei cittadini di questa area a rischio vulcanico.

La mostra all’ombra del Vesuvio: location e partecipazione inattesa

L’evento si è svolto nella casina dei mosaici, un luogo che richiama le antiche tradizioni della villa sul mare a Ercolano, in una cornice che unisce natura e memoria storica. Gli organizzatori erano pronti, ma non si aspettavano una risposta così significativa dal pubblico, che ha superato quota mille visitatori. L’Accademia Ercolanese, con il presidente Aniello De Rosa e la direzione artistica composta da Giorgio Cangiano, Crescenzio D’Ambrosio e Vincenzo Perna, ha raccolto consensi per la scelta del luogo e la qualità delle opere presentate.

Questo spazio ha permesso un allestimento che unisce arte visiva e contesto archeologico, restituendo un’esperienza immersiva ai visitatori. L’evento si è rivelato un momento importante per la promozione culturale sul territorio vesuviano, riconfermando il legame tra arte e storia locale. La mostra ha mantenuto l’apertura dal 4 luglio fino al 20, un periodo che ha consentito a un pubblico variegato di apprezzare l’esposizione nel cuore dell’estate, periodo di maggior affluenza turistica nella zona.

Ercolano, Neapolis e Grecia: un legame storico nel racconto dell’accademia ercolanese

L’esposizione è stata pensata per celebrare i 2.500 anni della fondazione di Neapolis, evento che richiama le origini antiche di Ercolano stessa. Nel 479 a.C., la città venne conquistata dai Pelasgi, un popolo greco che influenzò profondamente la struttura urbana e culturale dell’antica Herculaneum. Aniello De Rosa spiega come sotto questa dominazione venne adottato l’impianto urbano di Ippodamo da Mileto, che prevedeva un sistema di strade ortogonali simile a quello di Neapolis, con tre declivi principali e una serie di strade ortogonali .

La differenza sostanziale tra le due città risiedeva nel numero di cardini: quindici a Ercolano contro cinque a Neapolis. Secondo l’Accademia Ercolanese, Ercolano poteva essere considerata un sobborgo della città più grande, pur mantenendo caratteristiche architettoniche ed urbanistiche proprie e dettagliate che la distinguevano. Il richiamo all’antichità non è stato mero esercizio storico ma ha evidenziato come l’identità napoletana sia radicata in questa tradizione greca.

Gli artisti protagonisti e il contesto temporale della manifestazione

La mostra ha visto la partecipazione di sedici artisti, tra cui Giorgio Cangiano, Luisa Caraviello, Claudio Castellano e Giuseppe Corcione, che hanno interpretato il dialogo tra epicureismo e neoclassicismo attraverso le loro opere. Ciascuno ha proposto una chiave di lettura artistica diversa, contribuendo a un racconto collettivo carico di riferimenti culturali profondi e suggestioni legate al territorio vesuviano.

Il vernissage è stato fissato al 4 luglio, decisione che ripercorreva la storia antica: i Greci partivano proprio in primavera, con condizioni favorevoli per attraversare il Mediterraneo e raggiungere le colonie della Magna Grecia. Aniello De Rosa ha ricordato la pratica dei navigatori ellenici, che sfruttavano il vento che soffiava da est verso ovest per le loro migrazioni e insediamenti. Il periodo scelto per la mostra, quindi, ha voluto rinsaldare un legame temporale e simbolico con l’epoca in cui queste terre vennero abitate e plasmate.

Epicureismo e resilienza: il rapporto tra popolo vesuviano e territorio

Uno dei temi più significativi emersi durante la mostra è stato quello della resilienza delle popolazioni che vivono intorno al Vesuvio e ai Campi Flegrei. Aniello De Rosa ha definito questo legame come un “epicureismo epigenetico”, una capacità di vivere in equilibrio con la natura che presenta costanti minacce, dal bradisismo ai rischi vulcanici. Questo atteggiamento si traduce in una filosofia di vita che invita a godere il momento presente nonostante le incertezze e i pericoli.

Il richiamo al “Carpe diem” non è apparso un puro riferimento letterario, ma una realtà concreta vissuta dagli abitanti di questa zona attraverso i secoli. In effetti, questa relazione con la terra e il paesaggio ha influito sugli aspetti culturali, sociali e anche sull’identità artistica di chi vive sotto il Vesuvio. La mostra ha voluto esaltare questo spirito di convivenza con la natura, mettendo in evidenza come l’arte possa rappresentare un mezzo per esprimere storie, memorie e speranze radicate in questo territorio.

L’evento ha dunque confermato ancora una volta l’importanza della cultura come strumento per rinnovare il legame tra le comunità locali e la propria terra, un capitolo aperto che si nutre del passato per raccontare il presente e guardare al futuro.

Ultimo aggiornamento il 23 Luglio 2025 da Rosanna Ricci

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Rosanna Ricci

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