Le grandi quantità d’acqua che vengono prelevate dalle sorgenti dell’Irpinia e inviate in Puglia, Napoli e provincia di Salerno continuano a far discutere. Dietro a questa situazione, che risale a un Regio Decreto ormai vecchio, ci sono problemi seri per l’approvvigionamento idrico nelle zone di Avellino e Benevento. La crisi idrica che dura da mesi ha messo in luce la necessità di rivedere gli accordi, per proteggere le comunità locali e affrontare i cambiamenti climatici che riducono le risorse disponibili.
Dove nasce il problema: gli accordi storici e l’effetto su Irpinia e Sannio
Gli accordi che regolano il trasferimento dell’acqua dall’Irpinia verso le regioni vicine affondano le radici in un vecchio Regio Decreto. Nel corso degli anni, Puglia, Comune di Napoli e diversi comuni della provincia di Salerno si sono visti garantire una fetta consistente d’acqua. Le sorgenti più importanti, come quelle di Cassano, Caposele, Serino e Senerchia-Calabritto, forniscono ingenti quantità d’acqua verso queste destinazioni.
Per fare qualche numero: circa settemila litri al secondo vanno in Puglia, mentre Napoli e i comuni salernitani ricevono oltre duemila litri al secondo dall’Irpinia.
Pasquale Giuditta, coordinatore regionale di “Noi di Centro“, sottolinea come questa distribuzione sia squilibrata. Le condizioni attuali, infatti, penalizzano pesantemente le comunità di Avellino e Benevento. Nonostante la diminuzione delle sorgenti e altre difficoltà, i volumi d’acqua destinati fuori dall’Irpinia sono rimasti praticamente gli stessi.
Crisi Idrica In Irpinia e Sannio: una difficoltà che si fa sentire ogni giorno
Da mesi l’Irpinia e il Sannio stanno vivendo una vera emergenza idrica che colpisce migliaia di persone ogni giorno. Le sorgenti principali si stanno prosciugando, causando interruzioni continue del servizio in molte zone. A Bagnoli Irpino, Caposele e altri comuni della provincia di Avellino si fa i conti con razionamenti: l’acqua arriva solo per poche ore o, spesso, non si trova proprio ai rubinetti.
Dietro a questa crisi ci sono diversi fattori: la scarsità di infrastrutture adeguate, il cambiamento climatico che riduce la portata delle sorgenti, tubature vecchie e, in certi casi, una gestione frammentata del servizio. Così i cittadini devono fare i conti con disagi sempre maggiori nelle loro esigenze quotidiane.
La politica locale chiede di rivedere le concessioni idriche
Di fronte a questa situazione, Pasquale Giuditta, ex parlamentare e sindaco di Summonte, ha lanciato un appello chiaro ai vertici della Regione Campania: è ora di rivedere gli accordi sulle concessioni idriche. Giuditta mette in evidenza come sia insostenibile continuare a sacrificare le comunità dell’Irpinia per soddisfare le richieste esterne.
La proposta è di redistribuire l’acqua in modo più equo, riconoscendo che le sorgenti attuali non riescono più a garantire i volumi storici senza mettere a rischio l’approvvigionamento locale. Questa richiesta si inserisce in un quadro più ampio di mobilitazioni e dibattiti, con diverse associazioni che chiedono maggiore trasparenza e investimenti nelle infrastrutture.
Le ripercussioni sociali ed economiche nelle province di Avellino e Benevento
La carenza d’acqua pesa su molti aspetti della vita nelle province di Avellino e Benevento. Le interruzioni e i razionamenti colpiscono le attività domestiche, agricole e produttive. Sono tanti gli agricoltori che lamentano difficoltà nell’irrigazione, con danni evidenti alle coltivazioni in un’area dove l’agricoltura è una fonte importante di reddito.
Il problema tocca anche scuole, ospedali e altri servizi pubblici, che devono fare i conti con disagi e limitazioni. In molti comuni si moltiplicano le proteste e le richieste di interventi rapidi per garantire almeno l’accesso all’acqua potabile. L’assenza prolungata di risorse mette a rischio la qualità della vita e rende le comunità sempre più vulnerabili.
Le mobilitazioni per una gestione più giusta e trasparente dell’acqua in Campania
Accanto alle richieste politiche, gruppi come “Acqua Bene Comune” e “Altra Benevento” spingono per una gestione del servizio più pubblica e trasparente. Si oppongono a ogni ipotesi di privatizzazione e mettono al centro la necessità di investire per rinnovare le infrastrutture idriche.
Il dibattito si concentra anche sul superamento di vecchi accordi che favoriscono trasferimenti troppo elevati rispetto ai bisogni locali. Tra le proposte ci sono piani per proteggere meglio le sorgenti e per distribuire l’acqua in modo più attento alle esigenze del territorio campano. La strada però resta complicata, tra gestioni frammentate e difficoltà a cambiare contratti ormai radicati.
Intanto, le comunità di Avellino e Benevento aspettano risposte concrete dalle istituzioni regionali, mentre la crisi idrica continua a mettere al centro il tema della gestione delle risorse, cruciale per la sopravvivenza e lo sviluppo delle aree interne della Campania.
Ultimo aggiornamento il 28 Agosto 2025 da Andrea Ricci