Un’indagine della Guardia di finanza ha portato all’arresto di nove persone con l’accusa di traffico internazionale di droga. L’organizzazione, legata alla cosca Gallace della ‘ndrangheta, operava su più fronti: importazione di cocaina dal Sudamerica, distribuzione di hashish in diverse città italiane e coltivazione di marijuana in tre regioni. Il valore complessivo del giro d’affari sfiora i 50 milioni di euro. I dettagli dell’operazione svelano come la criminalità abbia impostato un sistema complesso e tecnologico per gestire il commercio di sostanze stupefacenti.
Il ruolo della ‘ndrangheta Gallace nell’importazione e distribuzione della droga
Gli inquirenti hanno ricostruito il funzionamento dell’organizzazione capeggiata dalla cosca Gallace, appartenente alla ‘ndrangheta calabrese. La struttura criminale aveva messo in piedi canali solidi per il traffico internazionale di cocaina, proveniente da paesi sudamericani quali il Perù, la Colombia e il Brasile. La droga veniva imbarcata in container su navi cargo dirette verso porti strategici in Europa, tra cui Rotterdam, Amburgo e Anversa, ma anche scali italiani come Gioia Tauro, Livorno, Civitavecchia, Genova e Trieste. Il flusso di cocaina, diretto verso l’Italia e altri mercati europei, conferma la natura radicata e internazionale della cosca Gallace. La scelta di diversi porti nazionali nei vari punti della penisola facilitava lo smistamento e la successiva distribuzione.
Parallelamente all’arrivo della cocaina, l’organizzazione aveva stabilito una rete commerciale per hashish da circa 200 chili, distribuiti principalmente tra Roma, Grosseto e Milano. La gran parte del lavoro sul territorio italiano si concentrava in queste città dove la domanda era elevata e la vendita fruttava cifre considerevoli. Oltre alla cocaina e all’hashish, i criminali avevano allestito diverse piantagioni di marijuana collocate nelle regioni Toscana, Lazio e Calabria, garantendo così un rifornimento costante e locale di cannabis. Queste piantagioni erano un tassello importante nell’economia del gruppo, offrendo prodotti da spaccio a basso costo e collaudati a livello territoriale.
Le indagini basate su tecnologie e intercettazioni: le chat criptate in primo piano
Le indagini hanno potuto procedere grazie all’analisi e alla decodifica di chat protette da sistemi di criptazione. Gli scambi attraverso queste piattaforme blindate erano il fulcro delle comunicazioni tra i membri del gruppo criminale per pianificare arrivi, distribuzioni e acquisizioni di droga. I messaggi decriptati hanno permesso agli inquirenti non solo di identificare i nomi degli indagati ma anche di capire i movimenti e gli accordi interni alla rete. Un ruolo chiave spettava a un broker calabrese, residente in Germania, definito dagli investigatori uno dei principali riferimenti della ‘ndrangheta nella regione. Il broker fungeva da punto di collegamento essenziale tra i produttori sudamericani e la rete europea, curando i dettagli della logistica e dei trasferimenti di cocaina.
Nel periodo da maggio 2020 a marzo 2021 il gruppo ha movimentato una quantità di cocaina superiore a una tonnellata. La Guardia di finanza è riuscita a bloccare oltre 400 chili di questa droga grazie a 17 sequestri effettuati in varie località. Uno degli episodi più significativi riguarda l’intercettazione di un container partito dal Perù e arrivato nel porto di Trieste con circa cento chili di cocaina nascosti all’interno di un carico di caffè. Questo tipo di mascheramento dimostra la capacità del gruppo di utilizzare metodi sofisticati per eludere i controlli doganali.
Sequestro di beni e impatto economico dell’operazione
Con l’esecuzione delle misure cautelari, le autorità hanno bloccato anche beni mobili e immobili per un valore complessivo di 600 mila euro. Questi beni rappresentano una parte della ricchezza accumulata dalla cosca attraverso il traffico di stupefacenti. L’operazione dimostra come le organizzazioni criminali usino i proventi della droga per reinvestire nel mercato legale, occupando settori e territori con risorse che potrebbero altrimenti essere impiegate nel circuito economico tradizionale.
Il valore del giro d’affari della rete criminale supera i 47 milioni di euro. Tale cifra si riferisce solo agli affari principali riguardanti cocaina, hashish e marijuana, senza contare altri traffici minori eventualmente collegati all’organizzazione. Il sequestro e gli arresti rappresentano un duro colpo per la ‘ndrangheta Gallace, interrompendo un sistema consolidato di esportazione e distribuzione delle sostanze stupefacenti. L’operazione segna inoltre un passo avanti nei controlli sui traffici illegali, grazie alla sinergia tra tecnologie investigative e presenza sul territorio.
La complessità dell’indagine e la quantità di droga e beni sequestrati evidenziano il livello raggiunto dalle organizzazioni criminali che agiscono tra Sudamerica, Europa e Italia. Le autorità rimangono impegnate a monitorare e smantellare strutture simili per contrastare il dilagare di queste attività.
Ultimo aggiornamento il 18 Luglio 2025 da Andrea Ricci