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Torna a Soveria Mannelli il Festival Del Lamento 2025: tra arte e riflessione sociale

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Festival Del Lamento 2025 a Soveria Mannelli, tra arte e impegno sociale. - Unita.tv
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Il Festival del Lamento fa di nuovo tappa a Soveria Mannelli per la sua terza edizione estiva. Un calendario fitto di eventi che abbraccia cultura, musica e dibattito pubblico. Da tutta Italia arrivano artisti, scrittori, giornalisti e attivisti pronti a confrontarsi sul tema del lamento e dell’identità.

Festival Del Lamento: tradizione e impegno sociale si incontrano

Nato in Calabria, il Festival del Lamento si apre però a un pubblico più vasto. Organizzato dall’associazione Deda, ruota attorno al lamento inteso non come semplice sfogo, ma come momento collettivo di condivisione e riflessione. Qui il dolore personale diventa un racconto comune, un’occasione per la comunità di raccontarsi e affrontare insieme le difficoltà.

Il lamento, radicato nella cultura calabrese, diventa così un ponte tra passato e presente. Per gli organizzatori è una tradizione che parla a tutti, indipendentemente dal luogo e dal tempo. Attraverso eventi e dibattiti, il festival crea uno spazio per discutere temi attuali e identità, promuovendo un confronto aperto e inclusivo. Un modo per tenere vivo il legame tra le radici culturali e i cambiamenti di oggi.

“Spa-Tur-Nà-Ti”: l’abbandono e l’esclusione al centro del 2025

Il tema scelto per il 2025 è “Spa-tur-nà-ti”, parola dialettale che viene dal latino e significa letteralmente “senza padre”, cioè orfani o senza patria. L’associazione Deda vuole così mettere a fuoco quella sensazione di isolamento e abbandono che molti, in Calabria ma non solo, conoscono bene.

Gaetano Moraca, ideatore del festival, spiega che sentirsi “figli di nessuno” è una condizione diffusa, quasi una condanna sociale e culturale. Per molti, la risposta è lasciare la propria terra, cercare altrove un riscatto. Il tema vuole dare voce a chi si sente senza radici stabili o riconoscimento, raccontando questa migrazione dentro e fuori i confini.

Questa riflessione guida la costruzione del festival. Tra dibattiti e appuntamenti artistici si approfondisce la vita di chi vive ai margini, si affronta il senso di esclusione e si mettono in luce storie di lotta e speranza. Senza cadere nel fatalismo, si cerca di far emergere un sentimento condiviso.

Tre momenti per vivere il festival: lamenti, conforto e festa

Ogni giornata del Festival del Lamento segue una struttura precisa, quasi un rito collettivo che coinvolge tutti i partecipanti. Il programma si divide in tre fasi che si intrecciano e danno ritmo all’evento.

Le “Lamentazioni serali” sono il fulcro del festival. Qui si tengono talk e dibattiti aperti, dove si scambiano opinioni e si esprimono lamenti pubblici su temi sociali, culturali e personali. È un momento intenso, che permette di far emergere storie e pensieri legati al tema centrale e all’esperienza di “spa-tur-nà-ti”.

I “Refrigeri” offrono una pausa conviviale, un’occasione per ritrovarsi attorno a cibo e bevande. Un gesto semplice ma potente, che rievoca la tradizione dell’accoglienza e della condivisione nei momenti difficili.

Infine, gli “Epicedi” chiudono le giornate con musica, spettacoli, risate e danze. Sono momenti in cui si libera la tensione, si esorcizza il peso del lamento con l’arte e l’intrattenimento. Una vera celebrazione della forza e della resilienza di una comunità che affronta le sue prove con creatività e leggerezza.

Dal 1 al 4 agosto 2025, il Festival del Lamento conferma così la sua formula originale e il suo ruolo unico. Un luogo dove cultura e partecipazione si incontrano, dando vita a un dialogo vivo tra passato, presente e futuro di una comunità.

Ultimo aggiornamento il 30 Luglio 2025 da Matteo Bernardi

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Matteo Bernardi

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