Una donna di 63 anni di Gioia Tauro è stata arrestata con l’accusa di aver ucciso il suo compagno, Maurizio Ansaloni, nel gennaio del 2023. Per oltre due anni ha fatto credere che la morte dell’uomo fosse dovuta a cause naturali, ma le indagini delle forze dell’ordine e della Procura di Palmi hanno dimostrato il contrario. L’operazione, condotta dai carabinieri e coordinata dalla procura, ha ricostruito passo dopo passo quanto accaduto, portando a questo importante sviluppo.
Il ritrovamento e la prima valutazione delle cause del decesso
Maurizio Ansaloni è stato trovato morto nei primi mesi del 2023, e inizialmente la versione ufficiale aveva spiegato la morte come naturale. Tale ricostruzione aveva convinto la rete sociale e le autorità locali, che non sospettavano un evento criminale dietro quel decesso. L’uomo viveva da tempo insieme alla donna oggi indagata. Negli ambienti di Gioia Tauro, la notizia del lutto fu accolta con cordoglio, senza dubbi sulle circostanze.
Solo dopo una serie di controlli più approfonditi, richiesti dalla Procura di Palmi, sono emersi elementi che facevano pensare a cause più complesse. La vicenda ha attirato l’attenzione degli investigatori già nelle settimane successive al decesso, così da non lasciare nulla al caso. Questo passaggio ha segnato la svolta dell’intera indagine.
Le indagini dei carabinieri e il lavoro tecnico per smascherare la verità
L’indagine ha coinvolto i carabinieri del Nucleo investigativo di Gioia Tauro, con il supporto della stazione locale, che hanno svolto una serie di accertamenti tecnici su vari elementi raccolti in loco. Sono state fatte perizie e verifiche mediche che hanno sollevato dubbi sul primo rapporto di causa di morte. Testimonianze raccolte da persone vicine alla vittima hanno rafforzato la posizione degli investigatori.
Il lavoro degli inquirenti ha richiesto mesi di analisi tra documenti, ambienti e situazioni personali legate al convivente e alla donna. Si è puntato a ricostruire dettagli precisi della giornata del delitto e gli eventi successivi. Questo processo ha evidenziato contraddizioni e omissioni nella versione originale.
La chiusura del caso e le misure cautelari disposte dal gip
Dopo circa due anni e mezzo di indagini, il Gip su richiesta del procuratore di Palmi Emanuele Crescenti ha emesso una misura cautelare nei confronti della donna, portandola in arresto per omicidio aggravato. Il provvedimento segue una valutazione approfondita del materiale probatorio che l’ha resa possibile.
La chiusura dell’inchiesta rappresenta la conclusione di un percorso complesso, frutto di lavoro costante da parte dei carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria. La donna ora dovrà rispondere del reato contestato davanti al tribunale. La procedura legale seguirà i tempi previsti, mentre si attendono ulteriori aggiornamenti dalle autorità.
Conferenza stampa e comunicazioni ufficiali da palmi sulle indagini
Nel corso della giornata è stata programmata una conferenza stampa, dove il procuratore di Palmi Emanuele Crescenti e gli investigatori forniranno i dettagli sul procedimento. L’incontro con i media sarà importante per chiarire i passaggi fondamentali dell’indagine, le motivazioni dell’arresto e i risultati tecnici raggiunti.
Questo momento servirà anche a rispondere alle domande dei giornalisti e a illustrare il lavoro svolto dalle forze dell’ordine, rimarcando la precisione e la serietà delle indagini. La vicenda aveva creato attesa nella comunità di Gioia Tauro e oltre, visto il lungo intervallo fra il fatto e la svolta giudiziaria. Restano comunque aperti alcuni aspetti utili ad approfondimenti futuri.
Ultimo aggiornamento il 30 Luglio 2025 da Elisa Romano