La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza della Corte d’Appello di Reggio Calabria che confermava la confisca di un patrimonio da 400 milioni di euro a carico di Antonio Ricci, titolare della Oia Services, la società dietro il marchio Betaland. Il provvedimento, emesso a gennaio 2024 dal Tribunale di Reggio Calabria, nasce dall’inchiesta “Galassia” che ha indagato il ruolo della ‘ndrangheta nel gioco online. Con questa decisione, si aprono nuovi scenari sul futuro dei beni e si torna a discutere del legame tra attività criminali e patrimonio accumulato.
La confisca a Ricci: cosa c’era dietro
Nel gennaio 2024 il Tribunale di Reggio Calabria aveva disposto la confisca totale del patrimonio di Antonio Ricci. In gioco c’era il pacchetto aziendale di tre società attive nelle scommesse online, due trust a Malta con i loro portafogli finanziari, più conti bancari e polizze assicurative intestate a Ricci. Tutto questo nell’ambito dell’inchiesta “Galassia“, che ha puntato il dito sul possibile coinvolgimento dell’imprenditore con la ‘ndrangheta. Le autorità ritenevano che quel patrimonio fosse frutto di attività illegali legate all’infiltrazione mafiosa nel settore del gioco.
Nel novembre 2024, la Corte d’Appello ha confermato la confisca, basandosi su una valutazione di pericolosità generale di Ricci e sull’origine illecita dei beni. Ma è emerso un nodo cruciale: non è stato facile separare con chiarezza ciò che era legittimo da ciò che non lo era all’interno del patrimonio. Questa mancanza di distinzione ha lasciato aperti dubbi sulla reale fondatezza del provvedimento.
La Cassazione mette in dubbio il collegamento tra reati e beni sequestrati
La Quinta sezione della Cassazione ha messo in discussione le basi su cui si è appoggiata la confisca. I giudici spiegano che non è stato dimostrato in modo chiaro un legame diretto tra le attività illegali contestate a Ricci e l’origine delle risorse sequestrate. Questo collegamento è essenziale per giustificare una confisca, ma qui manca una prova solida.
La Corte sottolinea anche un problema di tempi. Parte dei beni sono stati acquistati da Ricci prima dei fatti che l’inchiesta “Galassia” prende in considerazione. Per questo manca un chiaro filo cronologico che colleghi la pericolosità dell’imprenditore con la provenienza di quei beni. Inoltre, alcuni procedimenti passati contro Ricci si sono chiusi con assoluzioni, alimentando ulteriormente i dubbi.
Processo “Galassia”: cosa cambia per la confisca
Il processo “Galassia” ha condannato Ricci per associazione mafiosa con una sentenza del 9 luglio 2024, relativa a fatti tra il 2012 e il 2018. La Cassazione riconosce la validità di questa condanna, ma precisa che non si può estendere la pericolosità dell’imprenditore ai beni acquistati prima di quel periodo.
Il principio è chiaro: una condanna non basta per legare automaticamente tutto il patrimonio al reato, soprattutto se parte di quel patrimonio è stato accumulato prima dei fatti contestati. Per questo motivo la Cassazione ha deciso di rinviare il caso alla Corte d’Appello di Reggio Calabria, che dovrà riesaminare la confisca alla luce di queste osservazioni e valutare meglio quali beni derivino da attività lecite o meno.
La decisione che pesa sulla lotta alla ‘ndrangheta nel gioco online
Questa sentenza arriva in un momento delicato per la lotta contro gli interessi economici della ‘ndrangheta nel settore del gioco online. La confisca di patrimoni importanti è uno strumento chiave per colpire le mafie, ma deve poggiare su prove certe e rispettare i diritti degli indagati.
Il caso Ricci mette in luce i limiti delle misure preventive quando non si riesce a distinguere con precisione cosa nasce da attività lecite e cosa invece da reati. Il nuovo esame disposto dalla Cassazione richiederà una ricostruzione più attenta dei movimenti patrimoniali e una valutazione più puntuale della loro origine. Toccherà alla Corte d’Appello trovare il giusto equilibrio tra l’efficacia della repressione e le garanzie del processo.
Adesso il procedimento torna in Corte d’Appello a Reggio Calabria, dove si attendono nuove decisioni sulla legittimità della confisca e sul reale legame di Antonio Ricci con i patrimoni sequestrati. La vicenda resta un tassello importante nelle indagini contro le infiltrazioni mafiose nel mercato del gioco digitale in Italia.
Ultimo aggiornamento il 5 Agosto 2025 da Serena Fontana