Il Ministero dell’Ambiente ha firmato un decreto che sblocca un progetto atteso da anni nelle province di Potenza. Con questa decisione, la diga del Rendina, situata nel territorio di Lavello, non dovrà sottoporsi alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale , un passo che apre la strada a un’accelerazione verso la realizzazione dell’opera idrica. Questo intervento è fondamentale per garantire l’approvvigionamento d’acqua e sostiene l’agricoltura locale, da tempo alle prese con problemi legati alla disponibilità di risorse idriche.
Il decreto ministeriale e la valutazione di incidenza sul progetto della diga di Rendina
Il decreto del Ministero dell’Ambiente, emanato nel primo trimestre del 2025, ha stabilito ufficialmente che il progetto per il ripristino della diga di Abate Alonia – chiamata anche diga di Rendina – non necessita di una procedura di Valutazione di Impatto Ambientale. Questo riconoscimento si basa su un’attenta valutazione tecnica e istituzionale che ha analizzato gli effetti dell’opera sull’ambiente circostante, risultando positiva in termini di incidenza ambientale. La decisione non elimina il rispetto di precise condizioni ambientali, ma rende possibile evitare fasi burocratiche lunghe e complesse, che avrebbero potuto rallentare il progetto di anni.
Il progetto, proposto dal Consorzio di Bonifica della Basilicata, ha subito un’attenta verifica delle sue implicazioni ambientali e sociali. Con la dichiarazione di non necessità della Via, si riconosce che l’intervento durerà nel rispetto di prescrizioni specifiche, stabilite per limitare eventuali effetti negativi. Tra queste spiccano indicazioni dettagliate per la tutela degli ecosistemi interessati e il contenimento di impatti durante i lavori di costruzione e manutenzione.
Gli impatti attesi sull’agricoltura e sull’approvvigionamento idrico nell’area lucana
La diga di Rendina costituisce un elemento strategico per il territorio del Lavellese e del Vulture-Melfese. L’opera è pensata per trattenere e distribuire risorse idriche fondamentali per le attività agricole, ampiamente presenti nella zona. La carenza d’acqua negli ultimi anni ha condizionato pesantemente la capacità produttiva degli agricoltori locali, con effetti negativi su redditi e occupazione.
Attraverso il ripristino della diga, si prevede di creare un invaso in grado di assicurare una fornitura regolare ai terreni coltivati e, più in generale, di migliorare la gestione dell’acqua nel bacino del torrente Olivento. Questo intervento mira a sostenere la resilienza delle colture nei momenti di siccità e a ottimizzare l’uso delle risorse esistenti, senza ricorrere a nuovi prelievi da falde più profonde o da sorgenti esterne.
Sul piano dell’approvvigionamento idrico civile, la diga potrebbe contribuire a stabilizzare la distribuzione dell’acqua anche per usi domestici e industriali, riducendo rischi di crisi in periodi di caldo intenso o scarsa piovosità. L’infrastruttura, quindi, rappresenta un investimento diretto nel benessere delle comunità locali.
Le dichiarazioni e il ruolo della giunta regionale lucana e del ministero delle infrastrutture
Il vicepresidente della Regione Basilicata e assessore alle Infrastrutture, Pasquale Pepe, ha commentato il decreto ministeriale sottolineandone il significato per il territorio. Attraverso l’ufficio stampa della giunta lucana ha evidenziato la rapida evoluzione del procedimento burocratico, elemento che ora rende possibile il passaggio definitivo al decreto di finanziamento da parte del Ministero delle Infrastrutture.
Il progetto, con il via libera alla non applicazione della Via, potrà spostarsi verso la fase operativa, con la programmazione dei lavori e il reperimento delle risorse necessarie. Il sostegno della Regione Basilicata è chiaro: le infrastrutture idriche sono al centro delle politiche locale per migliorare il sistema produttivo e la qualità della vita.
Il Ministero delle Infrastrutture, coinvolto direttamente nel finanziamento, avrà un ruolo fondamentale nei prossimi mesi per definire tempi, modalità e controlli sull’attuazione dell’opera. L’intervento è monitorato da più enti pubblici, a garanzia del rispetto delle normative ambientali e della corretta gestione del cantiere.
I prossimi passi verso la realizzazione della diga e le condizioni ambientali da rispettare
Dopo il decreto del Ministero dell’Ambiente, si attende l’ufficializzazione del finanziamento da parte del Ministero delle Infrastrutture. Questa tappa permetterà di avviare le procedure di gara e affidare i lavori di ripristino della diga. Il Consorzio di Bonifica della Basilicata seguirà da vicino ogni fase per rispettare gli impegni presi all’attenzione del Ministero.
Il progetto stabilisce una serie di prescrizioni che riguardano l’intero ciclo di realizzazione dell’opera. Queste prevedono controlli ambientali frequenti, mitigazioni sulla fauna e sulla flora del torrente Olivento, e piani di gestione per evitare alterazioni significative degli habitat. Le prescrizioni sono dettagliate e mirano a garantire che l’intervento non comprometta l’equilibrio ecologico della zona.
Durante i lavori, si dovranno adottare misure per la riduzione del rumore, sgombero tempestivo dei materiali di risulta e protezione delle acque contro inquinamenti accidentali. Ogni fase sarà sottoposta a verifiche da parte di organi competenti.
I tempi di realizzazione verranno definiti una volta completata la fase di finanziamento, ma la rimozione delle lunghe procedure amministrative fa pensare a un avvio dell’opera nel corso del 2025, condizione che potrà cambiare il volto dell’approvvigionamento idrico nel comprensorio del Lavellese e del Vulture-Melfese.
Ultimo aggiornamento il 25 Luglio 2025 da Luca Moretti