I dati Inps evidenziano che in Basilicata la partecipazione femminile nel settore privato resta bassissima e che meno di un giovane su cinque ha un lavoro da dipendente. Questi numeri indicano difficoltà profonde per donne e giovani, che si riflettono sulla tenuta sociale regionale e sulle prospettive occupazionali future.
Bassissima occupazione femminile nel settore privato della Basilicata
In Basilicata lavora poco più del 36% delle donne nel settore privato, una delle percentuali più basse tra le regioni italiane. Questo dato emerge con chiarezza dai dati diffusi dall’Inps, che rivelano come le opportunità di impiego per le donne rimangano limitate. In particolare il dato preoccupa per il basso numero di settimane lavorate annualmente, indice di un’occupazione spesso precaria e intermittente.
Le motivazioni dietro questa situazione sono molteplici: carenza di politiche di sostegno, inadeguatezza dei servizi di conciliazione tra lavoro e famiglia e un mercato del lavoro che penalizza molto le donne, soprattutto dopo la maternità. Una donna su cinque in Basilicata interrompe il lavoro dopo la nascita del primo figlio, un dato che contribuisce a frenare la partecipazione femminile al mercato e a ridurre la stabilità economica delle famiglie.
Sul fronte delle politiche sociali, il numero di congedi parentali e maternità è molto contenuto, con poco più di 2.000 richieste nell’ultimo anno. Questo indica la difficoltà per molte donne di usufruire di diritti fondamentali, contribuendo a un clima poco favorevole alla permanenza nel lavoro dopo la nascita dei figli.
Giovani Lucani: meno del 20% ha un lavoro stabile da dipendente
La situazione occupazionale per i giovani in Basilicata è ancora più critica. Solo meno del 20% dei giovani ha un ruolo da dipendente stabile e continuativo, una percentuale che è tra le più basse in Italia. I dati segnalano che un giovane lucano lavora meno di 37 settimane all’anno. Questo vuol dire contratti spesso a termine, lavori intermittenti e scarse prospettive di crescita professionale.
La precarietà giovanile porta anche a disillusione e fuga dal territorio. Molti giovani lasciano la regione per cercare impieghi più sicuri e remunerativi altrove, scemando così le risorse umane necessarie allo sviluppo locale. La mancanza di politiche specifiche che sostengano l’ingresso e la permanenza dei giovani nel mercato del lavoro si traduce in un rallentamento della crescita economica regionale.
Una situazione come questa evidenzia l’esigenza di misure proporzionate a stimolare l’occupazione giovanile, con interventi mirati che vadano dalla formazione professionale al sostegno all’imprenditorialità, fino alla creazione di incentivi per chi assume giovani a tempo indeterminato.
Bassi salari e fragilità sociali tra lavoratrici e giovani
Nonostante in Basilicata la retribuzione media annuale lorda si attesti attorno ai 18.869 euro, primato nel Sud Italia, i benefici economici non raggiungono le categorie più vulnerabili. Donne, giovani e soggetti fragili sono quelli che pagano il prezzo più alto della fragilità del mercato del lavoro della regione.
Il fenomeno delle retribuzioni più alte non si traduce in una maggiore stabilità lavorativa o in migliori condizioni di lavoro per le fasce deboli. La disparità di accesso al lavoro e la precarietà persistono, facendo emergere la necessità di una revisione delle politiche di welfare e lavoro che guardino in modo concreto ai problemi di chi rischia di restare escluso.
L’assenza di interventi strutturali, in grado di assicurare una copertura reale dei congedi parentali e di maternità, unita alla mancanza di servizi adeguati per la conciliazione lavoro-famiglia, porta molte lavoratrici a scegliere l’abbandono o alla perdita del lavoro dopo la gravidanza.
Proposte della UIL Basilicata per invertire la tendenza occupazionale
In risposta a questi dati, la segretaria confederale della UIL Basilicata, Sofia Di Pierro, ha sottolineato come la semplice raccolta di opinioni dal territorio non sia sufficiente. Serve un piano straordinario dedicato sia alle donne sia ai giovani, che intervenga sulle politiche del lavoro attraverso azioni concrete.
Tra le proposte avanzate, la formazione qualificata emerge come uno strumento fondamentale per offrire competenze spendibili nel mercato attuale. Un secondo punto riguarda gli incentivi seri per le imprese che assumono con contratti stabili donne e giovani, superando così l’uso dei contratti precari o a termine.
Centrale anche l’idea di rafforzare i servizi di conciliazione tra vita professionale e familiare per evitare l’abbandono del lavoro dopo la nascita dei figli. La proposta include una copertura più ampia e reale dei congedi parentali e misure attive sul territorio che aiutino a mantenere il legame con il lavoro.
Questi interventi potrebbero offrire strumenti concreti per contrastare lo scoraggiamento di fasce importanti della popolazione lucana, rimescolando le carte del mercato del lavoro regionale e creando possibilità più eque di impiego.
Ultimo aggiornamento il 21 Luglio 2025 da Serena Fontana