Banco Bpm reagisce alla decisione del Tar che ha rigettato il ricorso contro la sospensione dell’offerta pubblica di scambio lanciata da Unicredit. I vertici denunciano mancanza di trasparenza e criticano la durata e le condizioni dell’operazione.
Banco bpm prende atto ma resta scettico sulla mossa di unicredit
Il 27 aprile 2025 il Tar ha respinto il ricorso presentato da Banco Bpm contro la delibera Consob che ha sospeso L’Ops promossa da Unicredit. In una dichiarazione congiunta, il presidente Massimo Tononi e l’amministratore delegato Giuseppe Castagna hanno detto chiaramente che questa decisione non cambia nulla per loro.
Da sette mesi, spiegano, Banco Bpm vive nell’incertezza totale. Non ci sono tempi certi né segnali chiari sulle reali intenzioni di Unicredit riguardo all’operazione. Questa mancanza di chiarezza pesa molto su tutto il gruppo.
Un’offerta troppo lunga e senza vantaggi per gli azionisti
Tononi e Castagna sottolineano un punto importante: L’Ops dura ormai circa otto mesi, molto più della media delle ultime operazioni simili, che si aggira intorno ai cinque mesi. Questa durata straordinaria crea problemi pratici.
La cosiddetta “passivity rule” limita poi la capacità strategica di Banco Bpm in un momento delicato per il settore bancario italiano. In sostanza, non possono muoversi liberamente perché vincolati dall’offerta in corso.
Un altro aspetto critico riguarda le condizioni economiche dell’offerta. Secondo i vertici di Banco Bpm, L’Ops è nata senza alcun premio per gli azionisti e tale è rimasta fino ad oggi. Questo significa che chi possiede azioni della banca non riceve alcun incentivo extra a cedere i propri titoli a Unicredit.
Per Tononi e Castagna questa situazione rende l’operazione poco conveniente e svantaggiosa per chi investe nel gruppo.
Dubbi sul futuro dei dipendenti e delle comunità locali
Oltre alle questioni finanziarie, i manager esprimono preoccupazioni anche sul piano industriale dell’operazione, mai comunicato ufficialmente da Unicredit. Senza un progetto chiaro diventa difficile capire come evolverà la banca dopo la fusione o acquisizione.
In più, le ultime notizie sulle cessioni di filiali che Unicredit avrebbe proposto All’Antitrust Europeo aumentano i timori su cosa accadrà ai dipendenti coinvolti. Tononi e Castagna parlano apertamente del rischio che colleghi, famiglie, piccole imprese e intere comunità locali possano subire conseguenze negative.
Cosa succede ora? tra attese e incertezze
Con il rigetto del ricorso al Tar, Banco Bpm si trova ancora una volta a dover fare i conti con una situazione incerta e complessa. L’offerta pubblica di scambio resta sospesa ma senza indicazioni precise sui prossimi passi.
I vertici ribadiscono la necessità di maggiore trasparenza da parte di Unicredit per poter valutare con cognizione cosa significherà davvero questa operazione per tutti gli stakeholder coinvolti.
Intanto gli azionisti restano in attesa mentre il settore bancario italiano continua a vivere una fase delicata fatta di fusioni, acquisizioni e ristrutturazioni importanti.
Banco Bpm conferma così una posizione critica ma ferma davanti a un’opportunità giudicata poco chiara e potenzialmente rischiosa per molti soggetti coinvolti nel processo bancario nazionale.