Aumento pensioni 2026: minime più ricche di 240 euro e l’effetto IRPEF fino a 640 euro

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L’attesa per gli adeguamenti degli assegni previdenziali del 2026 si concentra sui numeri della rivalutazione, determinanti per il potere d’acquisto delle famiglie italiane. Le stime ufficiali, basate sull’inflazione acquisita del 1,7% per il 2025, rappresentano la base per la perequazione (rivalutazione) degli assegni a partire dal prossimo anno. È fondamentale notare che questo aumento non sarà uniforme, ma risulterà modulato in base alla fascia di reddito pensionistico, con l’obiettivo di sostenere maggiormente le fasce più deboli.

Il Meccanismo della Perequazione Automatica: Tassi e Scaglioni

Il meccanismo utilizzato è la perequazione automatica, che adegua le pensioni all’andamento dei prezzi al consumo. Sebbene il tasso di rivalutazione sia stimato intorno all’1,7%, l’applicazione è a scaglioni, come previsto dalla normativa vigente:

  1. 100% del tasso di rivalutazione (1,7%) per le pensioni fino a quattro volte il trattamento minimo INPS.
  2. 90% del tasso per la parte di pensione compresa tra quattro e cinque volte il minimo INPS.
  3. 75% del tasso per la parte eccedente le cinque volte il minimo INPS.

Questo sistema mira a concentrare il massimo sostegno (l’adeguamento pieno) sulle pensioni più basse. Un aspetto tecnico cruciale è la distinzione tra l’aumento lordo e l’aumento netto: tasse e contributi previdenziali e assistenziali ridurranno la cifra effettiva percepita dal pensionato in busta.

Simulazioni e Impatto sugli Importi Specifici

Le previsioni più attendibili collocano l’aumento lordo generico tra 1,6% e 1,8%. Applicando queste percentuali:

  • Pensione lorda di 1.000 euro: l’incremento mensile si aggira tra +16 e +18 euro.
  • Pensione lorda di 3.000 euro: l’incremento mensile si attesta tra +48 e +54 euro.

L’applicazione degli scaglioni (100%, 90%, 75%) è la ragione per cui la crescita non è lineare all’aumentare dell’importo.

Adeguamento Straordinario per le Pensioni Minime e Trattamenti Specifici

Per le pensioni minime, è previsto un adeguamento straordinario aggiuntivo, sebbene più contenuto rispetto agli anni precedenti: si stima che l’incremento extra possa scendere dal 2,2% all’1,5%. Questo si traduce in un aumento limitato per chi percepisce assegni vicini al minimo, stimati tra 520 e 550 euro lordi mensili.

Le stime di rivalutazione su trattamenti specifici (basate sull’1,7%) indicano:

  • Pensione di Invalidità (attuale 333,33 euro): potrebbe salire a circa 336,66 euro.
  • Trattamento Minimo (attuale 598,61 euro): passerebbe a circa 604,60 euro.
  • Assegno Sociale (attuale 534,41 euro): potrebbe aumentare a circa 539,75 euro. In uno scenario più ottimistico, con misure aggiuntive e specifiche, l’assegno sociale potrebbe avvicinarsi a 622,86 euro.

L’Effetto della Riforma IRPEF sulle Pensioni Medie e Alte

Un elemento che potrebbe incidere significativamente sul netto percepito, in particolare per le fasce medie e alte, è la possibile riforma dell’IRPEF. L’ipotesi di ridurre il secondo scaglione di aliquota (dal 35% al 33%) genererebbe un beneficio maggiore rispetto alla sola perequazione.

Le simulazioni dell’effetto IRPEF indicano:

  • Pensione lorda di 60.000 euro: guadagno annuo stimato di circa 640 euro.
  • Pensione lorda di 40.000 euro: guadagno annuo stimato di circa 240 euro.

Questi benefici, derivanti dalla riduzione fiscale, si aggiungerebbero all’adeguamento lordo per inflazione.

Le comunicazioni ufficiali INPS e i decreti operativi forniranno i valori definitivi e chiariranno gli aspetti legati a reversibilità e all’impatto netto effettivo, confermando comunque un quadro di aumenti contenuti ma indirizzati primariamente al sostegno delle pensioni più basse.

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Autore

Francesco Giuliani è un blogger esperto di intelligenza artificiale e di attualità politica, amante della natura e degli animali. È il creatore di Francesca Giubelli, un progetto che unisce tecnologia e comunicazione.