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Aumento di 2 gradi potrebbe raddoppiare i temporali intensi nelle alpi secondo nuova ricerca

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Un recente studio condotto da un gruppo di ricercatori delle università di Padova e Losanna ha evidenziato come un aumento medio di 2 gradi nelle temperature regionali possa raddoppiare la frequenza delle cosiddette “bombe d’acqua” nelle aree alpine europee. Si tratta di temporali estivi, spesso brevi ma intensi, che oggi si verificano con scarsa regolarità, ma che in un futuro climaticamente più caldo potrebbero diventare eventi comuni, con ripercussioni significative su ambiente e popolazioni montane.

Frequenza crescente delle precipitazioni intense nelle alpi

Lo studio ha analizzato dati raccolti su un arco di trent’anni, dal 1991 al 2020, provenienti da quasi 300 stazioni meteo dislocate in diverse nazioni alpine, tra cui Svizzera, Germania, Austria, Francia e Italia. L’attenzione è stata posta sulle precipitazioni più rilevanti e rapide, quelle che cadono in intervalli brevi da 10 minuti fino a un’ora. La ricerca indica che eventi oggi considerati estremi, per esempio temporali intensi che capitano ogni 50 anni, potrebbero verificarsi ogni 25 anni con un aumento medio di 2 gradi della temperatura.

Tali fenomeni dipendono direttamente dal fatto che l’aria più calda trattiene una quantità superiore di umidità, circa il 7% in più per ogni grado centigrado aggiunto. Questa maggiore umidità nel sistema atmosferico alimenta temporali più violenti e frequenti, soprattutto in prossimità delle montagne dove le correnti d’aria e le differenze di altitudine amplificano questi effetti. Nelle Alpi infatti, lo riscaldamento è più accelerato rispetto alla media globale, aggravando così il rischio di precipitazioni intense.

Metodologia e modello statistico utilizzato dallo studio

Per quantificare come il cambiamento climatico potrebbe influire su queste piogge estreme, il team di ricerca ha sviluppato un modello statistico basato sui dati osservativi raccolti. Questo modello incorpora principi fisici legati alla dinamica atmosferica per definire il legame tra temperatura e frequenza delle precipitazioni intense. In seguito sono state applicate proiezioni regionali sui cambiamenti climatici attesi, per simulare come potrebbero modificarsi le tempeste nelle prossime decadi.

I dati meteo analizzati riguardano una vasta area che copre le Alpi europee, da ovest a est con stazioni presenti in paesi differenti, e abbracciano principalmente eventi di breve durata ma con piogge estreme che impattano sul territorio in modo rilevante. Le previsioni del modello mostrano che anche un incremento medio di 1 grado può modificare il quadro delle precipitazioni intense, rendendo più frequenti questi temporali. Per gli esperti questa tendenza è già visibile nelle registrazioni degli ultimi anni.

Impatti attesi sulle aree montane e possibili scenari futuri

La spiegazione più concreta arriva dalle parole di Francesco Marra, ricercatore del dipartimento di geoscienze di Padova e autore dello studio, che sottolinea come “un aumento di un grado non sia fantascienza ma un’ipotesi concreta per le prossime decadi.” La conseguenza più evidente sarebbe un’intensificazione stagionale dei temporali estivi, con un impatto crescente sulle comunità che vivono in montagna. Le alluvioni lampo, i danni alle infrastrutture e le modifiche agli habitat naturali aumenterebbero di frequenza e intensità.

La ricerca mostra inoltre che le altitudini più elevate delle Alpi potrebbero subire un incremento più marcato delle precipitazioni intense, peggiorando così la vulnerabilità degli ecosistemi alpini. Le condizioni particolari di queste zone rendono più difficile intervenire rapidamente e proteggere le popolazioni locali, creando potenziali rischi per sicurezza e risorse idriche. In un contesto dove il riscaldamento globale prosegue, monitorare e comprendere queste dinamiche diventa quanto mai necessario.

Variabilità climatica e necessità di monitoraggio costante

Il modello suggerisce che, con un innalzamento tra 1 e 3 gradi, la frequenza e l’intensità delle piogge estreme nelle Alpi non solo aumenterà ma risulterà difficile prevedere con precisione giorno per giorno. Le condizioni meteo saranno più instabili, con episodi di grande intensità che potrebbero susseguirsi anche in tempi brevi. Questo rinnovato regime delle precipitazioni pone sfide grandi a livello di gestione del territorio, emergenze ambientali e pianificazione.

I ricercatori invitano a mantenere costante il monitoraggio delle variabili climatiche in montagna, integrando dati di alta qualità e modelli sempre aggiornati. I risultati ottenuti finora lasciano pochi dubbi sulla relazione tra temperatura e fenomeni estremi: “è molto probabile che i temporali violenti diventino parte integrante del clima alpino, mutando in modo tangibile la vita quotidiana di milioni di persone.” Questi cambiamenti richiedono interventi di prevenzione e adattamento, da parte delle amministrazioni e delle comunità locali.

Written by
Luca Moretti

Luca Moretti è un blogger e analista indipendente con un forte focus su politica e cronaca. Con uno stile incisivo e documentato, approfondisce temi di attualità nazionale e internazionale, offrendo ai lettori chiavi di lettura chiare e puntuali. Il suo lavoro è guidato da una costante ricerca della verità e da un impegno verso l’informazione libera e consapevole.

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