Il numero di ragazzi detenuti negli istituti penali per minorenni in Italia ha subito un’impennata significativa dal 2022 a oggi, con un aumento che supera il 50%. Diverse associazioni impegnate nella tutela dei diritti dei minori hanno lanciato un allarme urgente sulle condizioni delle strutture e sulle politiche adottate, che rischiano di compromettere il percorso educativo e di reinserimento dei giovani coinvolti nel sistema giudiziario. Il fenomeno si inserisce in un contesto dove i reati commessi da minorenni sono in realtà diminuiti, ma le risposte punitive sono diventate più severe.
Crescita della popolazione carceraria minorile e impatto del decreto caivano
Dal settembre 2023 è entrato in vigore il cosiddetto decreto Caivano, una norma che ha modificato profondamente la gestione della custodia cautelare per i minori. Prima di questa data, le misure alternative al carcere venivano privilegiate; ora invece la possibilità di trattenere i giovani nelle strutture detentive si è ampliata notevolmente. I dati ufficiali mostrano come gli Istituti Penali per Minorenni abbiano visto crescere la loro popolazione dal 392 al 611 detenuti tra il 2022 e il primo trimestre del 2025.
Le associazioni Antigone, Defence for Children Italia e Libera sottolineano che questi numeri sarebbero ancora più elevati se non fosse per una prassi diffusa: molti ragazzi arrestati da minorenni vengono trasferiti nelle carceri per adulti appena raggiunta la maggiore età. Il decreto ha infatti facilitato questa pratica punitiva senza considerare l’impatto sul percorso formativo ed educativo degli interessati.
Nonostante questo incremento nei numeri della detenzione giovanile, nel corso del 2023 le denunce a carico di minori hanno registrato una flessione pari al 4,15%, segno evidente che non c’è stato un aumento reale della criminalità tra i ragazzi ma piuttosto un irrigidimento delle misure restrittive.
Sovraffollamento grave negli istituti penali per minorenni
La situazione nelle strutture italiane dedicate ai minori sottoposti a procedimenti penali è diventata critica. Su diciassette istituti esistenti ben nove presentano livelli di sovraffollamento preoccupanti. A Treviso si registra quasi il doppio delle presenze rispetto ai posti disponibili; Milano e Cagliari superano addirittura il tasso del cento cinquanta percento rispetto alla capienza regolamentare.
Questa condizione provoca conseguenze dirette sulla vita quotidiana dei giovani detenuti: molti devono dormire su materassi posizionati direttamente sul pavimento perché mancano letti sufficienti; l’accesso ad attività educative o ricreative viene limitato o sospeso; spesso restano chiusi nelle celle anche per ore senza alcun tipo d’iniziativa formativa o sociale.
Il quadro descritto rappresenta uno scenario nuovo nella storia recente della giustizia minorile italiana dove fino a pochi anni fa tali situazioni erano meno diffuse o gestite diversamente.
Trasformazione dell’istituto bolognese dozza: criticità strutturale e organizzativa
Per tentare di far fronte alla pressione dovuta al sovraffollamento nei centri destinati ai minori si è deciso recentemente di convertire una sezione del carcere bolognese Dozza – tradizionalmente riservata agli adulti – in Ipm attraverso un semplice atto amministrativo firmato dal Dipartimento Giustizia Minorile e Comunità. Questa soluzione però non modifica gli aspetti fisici dell’edificio né ne cambia lo spirito originario legato alla detenzione degli adulti.
Questo intervento rompe nettamente con principi riconosciuti a livello internazionale secondo cui deve esserci sempre una distinzione chiara tra le modalità con cui lo Stato tratta gli adulti responsabili di reati e quelle rivolte ai giovani sotto tutela giudiziaria speciale. Il rischio concreto è quello che questi spazi diventino luoghi dove prevalgono isolamento ed emarginazione anziché supporto educativo o sociale utile ad evitare recidive future.
Le associazioni promotrici dell’appello denunciano come queste scelte riflettano una politica basata esclusivamente su punizione severa invece che su reinserimento progressivo tramite percorsi mirati capaci di accompagnare ogni ragazzo verso nuove opportunità fuori dalle mura carcerarie.