Attentato alla petroliera seajewel davanti a savona: spunta un secondo foro causato dal secondo ordigno

Attentato alla petroliera Seajewel il 14 febbraio 2025: indagini in corso sul secondo foro trovato nel porto del Pireo, con possibili legami a interessi internazionali e la flotta fantasma russa.
La petroliera Seajewel è stata vittima di un attentato il 14 febbraio 2025 davanti a Savona, con un secondo ordigno scoperto successivamente nel porto del Pireo. Le indagini italiane approfondiscono cause, responsabilità e possibili legami internazionali, inclusa la sospetta connessione con la flotta fantasma russa. - Unita.tv

La notte del 14 febbraio 2025, la petroliera seajewel è stata colpita da un attentato davanti al porto di savona. Solo dopo alcune settimane, durante l’ispezione nel porto del pireo, è emerso un secondo foro sulla nave, causato da un ordigno diverso da quello esploso inizialmente. Le indagini italiane proseguono per fare luce sulle cause e sulle responsabilità, mentre si cercano anche legami con altre navi e possibili moventi legati a interessi internazionali.

La scoperta del secondo foro sulla petroliera seajewel

Il caso della seajewel è tornato al centro dell’attenzione quando è stato notato un secondo foro provocato da un ordigno non esploso, diverso da quello che ha causato il primo danno alla nave. Questo è accaduto nel porto del pireo, in grecia, dove la petroliera è stata messa in secco dopo essere arrivata dal mediterraneo. L’ordigno non detonato è stato trovato in posizione tale da evitare danni alle pareti della camera di sicurezza del petrolio. Questo ha impedito conseguenze ambientali più gravi, considerando la natura del carico.

Gli investigatori italiani hanno confermato che quel secondo ordigno è rimasto intatto dopo l’impatto e non si è innescato come si presumeva inizialmente. Questo particolare apre nuovi scenari sulle modalità dell’attacco e suggerisce una preparazione precisa e, forse, un tentativo di limitare i danni ambientali pur con un atto di violenza e sabotaggio.

Il carico e altri dettagli collegati alla flotta fantasma russa

Le indagini sul carico della seajewel hanno chiarito che il greggio trasportato proviene dall’algeria, mentre la seacharm, nave gemella arrivata successivamente in liguria, aveva a bordo petrolio di origine libica. La pista del carburante non è casuale: tracce ben precise aiutano a inquadrare gli interessi coinvolti e indicano possibili rotte strategiche nel mediterraneo.

Il procuratore nicola piacente e la pm monica abbatecola hanno aperto un fascicolo che riguarda un naufragio con aggravante terrorismo, seguendo l’ipotesi di un attacco organizzato. Le indagini coinvolgono diverse forze, tra cui la digos e la guardia costiera. Si cerca sul percorso di navigazione, che va dal porto di arzew in algeria fino all’arrivo in italia, soprattutto se il tracker di bordo è stato spento o manomesso durante il viaggio.

Un elemento di particolare attenzione riguarda il possibile collegamento della seajewel con la cosiddetta flotta fantasma russa. Questa flotta è spesso al centro di indagini internazionali per attività poco trasparenti, e un suo coinvolgimento in questo episodio viene attentamente valutato dagli inquirenti.

Le indagini tecniche e l’ipotesi sulle mine limpet

Per approfondire la natura dell’attentato, la procura di genova ha nominato due periti, federico canfarini e l’ingegnere navale alfredo lo noce, che si sono recati direttamente sul posto per ispezionare lo scafo della seajewel. È emersa la possibilità che gli ordigni utilizzati siano mine limpet o ‘a patella’.

Questi ordigni vengono applicati alla carena delle navi tramite magneti e contengono esplosivi al tritolo. Questa tecnica è conosciuta per la capacità di danneggiare la struttura esterna senza necessariamente riuscire a penetrare le parti critiche come la camera di sicurezza del petrolio. Le autorità greche, che indagano parallelamente sull’attentato alla seacharm, sostengono quest’ipotesi, configurando una matrice comune per gli attacchi alle due navi.

L’applicazione di mine di questo tipo indica un attacco mirato e professionale, volto a destabilizzare la navigazione commerciale ma senza provocare sversamenti o tragedie ancor più gravi. I tamponi effettuati sulla seajewel potrebbero confermare la presenza di esplosivi compatibili con questa tecnica, fornendo ulteriori piste agli investigatori.

Le indagini in corso e le responsabilità allo studio

L’attività della procura è intensa e riguarda tanto la ricerca degli autori materiali quanto il movente dell’attentato. Incaricate di svolgere i controlli digos e guardia costiera stanno esaminando ogni dettaglio, dal percorso della nave alle comunicazioni in tempo reale, con particolare attenzione ai sistemi di tracciamento.

L’attenzione sugli aspetti tecnici si accompagna al tentativo di ricostruire possibili interessi economici o politici dietro l’assalto. Lo scenario mediterraneo resta complesso per i traffici energetici, con molteplici attori internazionali coinvolti. L’ipotesi della flotta fantasma russa offre uno spunto, tenuto conto dei diversi episodi simili intercettati negli ultimi anni.

Il fascicolo aperto chiarisce la volontà delle autorità di arrivare a fondo senza tralasciare alcun dettaglio, rispetto a un episodio grave accaduto in acque italiane. Al momento, nessun sospetto è stato ancora formalmente indagato, ma le attività investigative continuano con rigore, considerando anche lo scenario geopolitico che potrebbe aver influito sugli eventi.

Non resta che seguire gli sviluppi per verificare quali risposte emergeranno dall’inchiesta aperta sul danno subito dalla petroliera seajewel a san valentino, e se arriveranno conferme sulla matrice del gesto e sulle connessioni con altre tensioni nel mediterraneo.