Nel cuore di milano, sotto i binari del passante ferroviario di porta vittoria, si trova un luogo che rompe con l’idea tradizionale di teatro come semplice spettacolo. È l’atelier del teatro e delle arti, uno spazio nato nel 2014 che punta a coinvolgere attori, artisti e pubblico in una dimensione collettiva e partecipata. Qui, la scena si costruisce giorno dopo giorno, con mani esperte e nuove che si incontrano, per dare vita a un laboratorio aperto e dinamico. L’atelier non è soltanto un teatro, ma una casa per chi vuole fare esperienza diretta con la creatività, intrecciando diverse arti e discipline.
La genesi dell’atelier e la comunità artistica che vi opera
L’atelier ha preso forma grazie a zorba officine creative e alla spinta di andrea cavarra, mente e anima dietro l’iniziativa. Fin dall’inizio, ha raccolto un gruppo di persone appassionate con competenze artistiche diverse. Il risultato è un ambiente che accoglie pittori, scenografi, attori e musicisti, unendo saperi lontani in un unico processo creativo. Tra i protagonisti abituali si trovano abhu camarà, pittore senegalese noto per la sua profondità poetica, dino serra, scenografo con un solido curriculum, e danis ascanio, che porta la sua originale visione cubana dentro le scene.
Altre presenze e collaborazioni rilevanti
L’atelier ospita anche figure come chiara barlassina e i fondatori di donc, francesca di traglia e marco ripoldi. Non mancano le collaborazioni con collettivi come quello di francesco zamboni e andrea meroni, esperti di clown, o con esperienze di tango proposte da gianluca giadima e daniela fassina della tangoYtangos academy. La varietà degli artisti dentro l’atelier riflette la sua natura aperta e inclusiva, dove l’esperienza artistica si confronta e si arricchisce.
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Un laboratorio che intreccia didattica, creazione e partecipazione del pubblico
L’atelier si fa spazio anche come scuola e officina, un luogo dove si costruiscono scene ma soprattutto si scolpiscono personaggi, si esplorano tecniche teatrali e si provoca un dialogo continuo con chi osserva. Gli artisti emergenti, neofiti di scuole milanesi e non solo, trovano un’occasione per mettere a punto le prime esperienze pratiche. In parallelo, giovani scenografi possono sperimentare le loro creazioni tecniche sotto la guida di chi ha già maturato anni sul campo.
Il ruolo del pubblico e la sperimentazione tecnica
Quel che distingue questo spazio è il coinvolgimento diretto del pubblico dentro il processo creativo, senza limitarlo all’osservazione. Chi partecipa ha la possibilità di entrare nel dietro le quinte di un percorso che mescola tradizione e innovazione. Le tecniche oggetto di studio e sperimentazione spaziano dal teatro popolare e il clown alla maschera neutra e quella espressiva. Un nome che spicca nel supporto a questi lavori è luigi vittoria, allievo di mario gonzalez del théâtre du soleil, che porta una prospettiva di teatro fisico e improvvisazione.
L’atelier come crocevia culturale e laboratorio di contaminazioni artistiche
Lo spazio sotterraneo, nascosto sotto il rumore della città, mette insieme arte e cultura in un dialogo aperto. Le pratiche teatrali si intrecciano con discipline psicologiche e performance, trovando nel confronto tra oriente e occidente un terreno fertile per il lavoro degli artisti. Questo miscuglio non nasce da un’ambizione teorica ma dall’esperienza concreta sul campo, dove ogni prova contribuisce a costruire un teatro che non sia solo forma ma vita vissuta.
La resistenza culturale e la vocazione sociale dell’atelier
L’atelier si muove in una città viva, inseguendo stimoli e suggestioni senza subire la pressione del commerciale o del già noto. È un luogo che resiste, pur sotto il peso del traffico e delle strutture urbane, mantenendo uno sguardo sempre rivolto verso l’alto. La sua presenza testimonia una cultura che nasce dal basso, senza cercare permessi o riconoscimenti istituzionali. Qui, il teatro cresce come racconto condiviso, come esperienza che si fa fuori dai circuiti tradizionali ma con una forza che si fa sentire.
Questo spazio, vivo e aperto alle contaminazioni, rappresenta un raro esempio milanese di come si possa ancora oggi dare vita a un polo creativo che coinvolge più arti e persone, costruendo ogni giorno uno scaffale di storie e passioni dentro e fuori il palcoscenico.