
Milano e la Lombardia accolgono bambini palestinesi feriti nei recenti attacchi a Gaza, offrendo cure ospedaliere specialistiche e supporto umanitario. - Unita.tv
La città di milano si prepara a ospitare alcuni bambini palestinesi feriti durante i recenti attacchi nella striscia di gaza. Questi piccoli pazienti arriveranno nei prossimi giorni con le famiglie per ricevere cure ospedaliere specialistiche in strutture lombarde. La regione ha confermato il proprio impegno ad assistere queste vittime, dopo aver già accolto altri bambini nelle settimane scorse.
La storia di adam e della sua famiglia devastata dai bombardamenti
Adam è il più giovane degli undici figli della dottoressa alaa al-najaar. La sua famiglia viveva a khan younis, città nel sud della striscia di gaza, quando un raid israeliano ha colpito la loro abitazione il 23 maggio. Nel bombardamento sono morti tragicamente nove fratelli e sorelle di adam. Pochi giorni dopo è deceduto anche il padre. La dottoressa alaa si trovava all’ospedale durante l’attacco e si è salvata insieme al figlio.
Ora adam sarà ricoverato al niguarda di milano, dove potrà ricevere le cure necessarie per le ferite riportate. La sua storia ha colpito sia gli operatori sanitari che le autorità lombarde, rappresentando il volto più duro della crisi umanitaria causata dal conflitto. Le condizioni cliniche del bambino richiedono un’assistenza continua e specialistica, disponibile solo in strutture come quelle italiane.
Il trasferimento e la distribuzione dei piccoli pazienti negli ospedali della lombardia
L’arrivo a milano avverrà tra pochi giorni. Alcuni bambini palestinesi, gravemente feriti nei bombardamenti a gaza, saranno presi in carico dagli ospedali milanesi e bergamaschi. Si tratta di interventi sanitari coordinati a livello regionale, volti a garantire terapie adeguate a chi ha subito traumi e ustioni legati ai raid. L’ospedale niguarda di milano curerà adam, un ragazzino di cui si parlerà molto per la sua tragica storia familiare. Altre strutture coinvolte sono il policlinico di milano e l’ospedale giovanni xxiii di bergamo.
L’assessore al welfare della regione lombardia, guido bertolaso, ha ribadito la disponibilità ad accogliere e curare questi piccoli pazienti. Ha sottolineato il senso di responsabilità verso chi arriva da situazioni di guerra, rimarcando una concreta collaborazione con il governo italiano per questi trasferimenti. Il supporto sanitario riflette un impegno che va oltre l’emergenza: consente interventi specialistici che nella striscia di gaza risultano spesso impossibili per mancanza di strutture adeguate.
Il caso di fadl e il percorso di cura iniziato a bergamo
Qualche giorno fa è stato dimesso fadl, un altro bambino vittima dei bombardamenti nel medesimo territorio. La sua famiglia, già colpita da una strage lo scorso ottobre a khan younis, ha ottenuto un permesso sanitario per lasciare gaza e curare fadl in italia. Dal 14 maggio è stato ricoverato all’ospedale papa giovanni xxiii di bergamo, dove ha subito due interventi chirurgici. La prima operazione all’addome è stata urgente, seguita da un altro intervento durato sette ore dieci giorni dopo, per completare le cure.
Il padre di fadl, omar, ha raccontato quel momento terribile in cui i missili hanno colpito un gruppo di familiari seduti all’aperto. Fadl rimane l’unico sopravvissuto della cerchia di parenti colpiti. Dopo sette mesi di permanenza a gaza, omar e fadl hanno lasciato la striscia per proseguire la riabilitazione in italia, mentre la madre e le sorelle sono rimaste nel territorio. Omar ha espresso apprezzamento per l’accoglienza ricevuta, sottolineando la differenza nello stile di vita e nella disponibilità dei servizi. “Prima della guerra fadl frequentava la prima elementare; il padre spera che possa tornare a studiare e realizzarsi, magari diventando medico per aiutare altri come loro.”
Gli ospedali lombardi proseguono nella loro attività di supporto ai bambini rifugiati, facendosi carico di casi complessi provenienti dalle zone di guerra. Continuano le operazioni di coordinamento con enti nazionali e internazionali per facilitare l’accesso alle cure di chi scampa alla violenza nei territori in conflitto.