La direzione distrettuale antimafia di roma ha portato alla luce una vicenda di minacce e violenze ai danni dell’imprenditore edile Emanuele Rossi, titolare della Rossi Costruzioni Edili Srl. L’indagine ha permesso l’arresto di nove persone accusate di usura ed estorsione, legate a due gruppi criminali che hanno stretto un’alleanza per imporre condizioni gravose all’imprenditore. Il caso si concentra su episodi avvenuti nel cantiere immobiliare gestito da Rossi a Pomezia, dove la pressione criminale è culminata in intimidazioni pesanti e spari.
Due gruppi criminali alleati contro l’imprenditore
L’inchiesta ha rivelato che due organizzazioni malavitose apparentemente rivali hanno agito congiuntamente per controllare il patrimonio immobiliare di Rossi. Da una parte la mafia siciliana, con ramificazioni nel lazio; dall’altra la criminalità organizzata romana, che aveva assunto il ruolo fittizio di “protettore” dell’imprenditore. Questo rapporto si è tradotto in continue minacce e violenze fisiche volte a piegare la volontà del costruttore.
Il cantiere lungo via del Mare diventa zona di intimidazione
Il cantiere del complesso residenziale situato lungo via del Mare è diventato il centro delle azioni intimidatorie: più volte sono stati esplosi colpi d’arma da fuoco contro l’area in costruzione per spaventare Rossi e forzarlo ad accettare condizioni svantaggiose nelle trattative immobiliari. La strategia comune dei gruppi mirava ad ottenere profitti attraverso metodi coercitivi senza lasciare spazio a opposizioni.
Pressione economica e contratti imposti come strumenti di estorsione
Le indagini hanno evidenziato un piano ben definito: i due clan obbligavano Emanuele Rossi a vendere tre immobili situati al chilometro 29.300 della via del Mare sotto prezzo rispetto al loro reale valore commerciale. Il danno economico subito dall’imprenditore supera i 300 mila euro, una cifra rilevante che testimonia la gravità delle operazioni illegali.
Un ulteriore aspetto riguarda il coinvolgimento diretto di un imprenditore locale che si è presentato come mediatore tra le parti ma ha invece imposto firme su contratti fasulli. Si tratta di accordi pubblicitari relativi a sponsorizzazioni sportive – una società basket e una calcio – dal valore complessivo pari a 100 mila euro; somme richieste come ulteriore metodo per drenare risorse dalla vittima già sottoposta ad usura finanziaria.
Il ruolo strategico dell’intervento antimafia nelle dinamiche locali
L’arresto delle nove persone rappresenta un passo significativo nella lotta alla penetrazione della mafia siciliana nel territorio laziale e nella repressione dei fenomeni corruttivi legati all’edilizia privata. Le autorità giudiziarie continuano le attività investigative per smantellare le reti criminali coinvolte nell’usura e nelle estorsioni ai danni degli imprenditori locali.
Il caso dimostra quanto sia cruciale mantenere alta l’attenzione sulle infiltrazioni mafiose anche nei contesti apparentemente lontani dai grandi centri urbani o dalle tradizionali aree d’influenza mafiosa. La collaborazione tra forze dell’ordine, magistratura ed enti territoriali resta fondamentale per proteggere chi opera onestamente nel mercato edilizio da pressioni illegali sempre più sofisticate.
Questo episodio conferma inoltre come i metodi intimidatori possano assumere forme diverse oltre alla violenza fisica diretta: inserimenti forzati in circuiti economici fittizi rappresentano uno strumento subdolo utilizzato dai clan per consolidare il controllo sui beni materiali delle vittime senza destare immediata attenzione pubblica o giudiziaria.
