La corte d’assise d’appello di Bologna ha confermato il 18 aprile la condanna all’ergastolo per nomanulhaq nomanulhaq e ikram ijaz, coinvolti nel processo per l’omicidio di saman abbas, la giovane pachistana scomparsa e uccisa nel maggio 2021 a Novellara, nella bassa reggiana. Dopo la sentenza, questa mattina i due sono stati arrestati dai carabinieri di Reggio Emilia, che hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare disposta dalla procura generale.
La sentenza della corte d’assise d’appello di bologna
Il 18 aprile 2025 la corte d’assise d’appello di Bologna ha confermato la condanna all’ergastolo per nomanulhaq nomanulhaq e ikram ijaz. I due cugini erano imputati nel processo per l’omicidio di saman abbas, ragazza pachistana di 18 anni, il cui corpo non è mai stato ritrovato. La corte ha pronunciato la sentenza al termine di un lungo procedimento, basato su elementi raccolti dalla procura di Reggio Emilia.
L’omicidio è stato consumato nella primavera del 2021 a Novellara, un comune della bassa reggiana. La vicenda ha assunto forte rilevanza mediatica, soprattutto per il contesto familiare e culturale sullo sfondo. La corte ha ritenuto responsabili nomanulhaq e ikram, i quali appartengono alla stessa famiglia della vittima, confermando così la loro colpevolezza nell’organizzazione e nell’esecuzione del delitto.
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La sentenza ha seguito le indicazioni della procura generale, che ha presentato ricorso contro la precedente decisione, chiedendo la conferma della condanna al carcere a vita per entrambi gli imputati.
Arresto e operazioni dei carabinieri
Nella mattinata del 7 maggio 2025, i carabinieri del nucleo investigativo di Reggio Emilia hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare a carico di nomanulhaq nomanulhaq e ikram ijaz. I due sono stati condotti presso una struttura carceraria, in applicazione della misura decisa dalla Procura Generale. L’arresto segue la conferma del verdetto di ergastolo, che ha rafforzato le prove a loro carico.
Gli investigatori hanno seguito una strategia precisa per rintracciare i cugini, partendo dagli ultimi spostamenti e utilizzando informazioni raccolte durante le indagini preliminari e successive. Il nucleo investigativo di Reggio Emilia ha agito in coordinamento con la magistratura locale, dimostrando ancora una volta la capacità di intervenire in casi complessi.
L’esecuzione dell’ordinanza di custodia rappresenta un passo decisivo per assicurare la giustizia nella vicenda di saman abbas, oltre a segnare la chiusura di una fase processuale molto attesa dalla comunità locale.
Il contesto dell’omicidio a novellara
Saman abbas, 18 anni, è scomparsa nel maggio 2021 da Novellara, comune nella provincia di Reggio Emilia, dove viveva con la famiglia. La sua sparizione aveva subito destato sospetti, soprattutto per delle tensioni emerse riguardo al suo desiderio di autonomia e integrazione nella società italiana. La situazione è degenerata fino al delitto, che ha scosso profondamente la comunità locale.
Il processo ha portato alla luce una rete di pressioni familiari e culturali che, secondo l’accusa, avrebbero spinto i familiari più stretti a pianificare e realizzare l’omicidio. Il fatto che nomanulhaq e ikram, due cugini della vittima, risultino condannati all’ergastolo indica il coinvolgimento diretto, non solo nella fase esecutiva, ma anche in quella organizzativa del delitto.
Nonostante il corpo di saman non sia stato mai trovato, le prove raccolte hanno convinto la corte della colpevolezza degli imputati. Questo caso sottolinea l’urgenza di interventi per contrastare fenomeni legati ai conflitti familiari gravi e ai problemi di integrazione.
Il territorio della bassa reggiana ha seguito con attenzione le fasi processuali, chiarendo un caso complesso che per tempo aveva alimentato numerose ipotesi e particolari ancora da chiarire.
Le reazioni della procura dopo l’operazione
Dopo l’arresto di nomanulhaq e ikram, la procura generale ha dichiarato che l’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare rappresenta un passo importante per il rispetto delle decisioni giudiziarie. La conferma della condanna all’ergastolo dimostra la solidità delle indagini e il lavoro svolto negli ultimi anni.
Gli operatori della giustizia hanno evidenziato come la collaborazione tra carabinieri e procura abbia permesso di arrivare all’arresto in tempi rapidi, a distanza di pochi giorni dalla sentenza. L’efficacia delle procedure adottate ha impedito qualsiasi tentativo di sottrarsi alle misure di custodia.
La vicenda è esempio di un procedimento complesso, segnato da aspetti difficili come la provenienza culturale degli indagati e l’assenza del corpo della vittima, elementi che avevano complicato sin dall’inizio la raccolta delle prove.
Con l’arresto dei due cugini, le istituzioni giudiziarie locali confermano la volontà di inseguire ogni forma di violenza, anche quelle che si verificano nell’ambito familiare e culturale delle comunità presenti nel paese.