
Le analisi genetiche nel caso Chiara Poggi sono state messe in dubbio dall'esperto Emiliano Giardina, che ha evidenziato limiti metodologici nelle prime perizie sul dna, riaprendo così il dibattito sulla validità delle prove contro Andrea Sempìo. - Unita.tv
Le analisi genetiche svolte nel corso delle indagini sul delitto di Chiara Poggi hanno suscitato dubbi importanti. In particolare, il genetista Emiliano Giardina ha sottolineato alcune criticità riguardo ai metodi utilizzati nelle prime perizie che collegavano tracce di dna a uno degli indagati, Andrea Sempio. Queste osservazioni sono emerse nel contesto di una nuova inchiesta riaperta nel 2025 dopo che il primo procedimento fu archiviato nel 2017. Le contestazioni riguardano la solidità delle evidenze scientifiche alla base di una delle piste seguite dagli investigatori.
Le perplessità del genetista emiliano giardina sulle analisi dna iniziali
Emiliano Giardina, esperto chiamato dalla giudice per l’incidente probatorio nel nuovo corso delle indagini, ha espresso dubbio sulla validità delle conclusioni tratte da una consulenza precedente. Quest’ultima, curata da Pasquale Linarello per la difesa di Andrea Sempìo, asseriva che il dna trovato sotto le unghie di Chiara Poggi appartenesse proprio all’imputato. Giardina, nella sua nota di commento risalente all’epoca delle prime analisi, ha evidenziato che il numero di marcatori genetici usati era troppo basso per confermare con sicurezza questa attribuzione. Questo limite metodologico rendeva inaffidabili i risultati e ha portato a rimettere in discussione l’interpretazione delle tracce.
Il problema dei marcatori genetici nelle analisi
Il problema del numero insufficiente di marcatori riguarda la precisione delle analisi genetiche, che dipendono da quanti punti del dna vengono identificati per distinguere un individuo da un altro. Più marcatori si considerano, più cresce la probabilità di una corrispondenza certa. Nel caso in questione, secondo Giardina, la quantità di marcatori presi in esame non garantiva una prova definitiva. Questo elemento è stato cruciale per la nuova valutazione dei dati nella rinnovata fase investigativa.
Il ruolo di emiliano giardina nel contesto investigativo e le implicazioni per la nuova inchiesta
Giardina, che in passato aveva collaborato in casi complessi come quello di Yara Gambirasio, è stato nominato dalla GIP di Pavia per valutare le prove nel procedimento riaperto. Tuttavia poco dopo la sua nomina è stato ricusato dalle parti coinvolte, probabilmente per divergenze nell’interpretazione delle evidenze da lui sollevate. Ciò non ha però oscurato il fatto che le sue osservazioni abbiano portato a scenari diversi da quelli ipotizzati inizialmente.
Ricusazione e ripercussioni sul processo
La ricusazione di un esperto nominato dal giudice è un evento che può rallentare e complicare l’iter giudiziario, soprattutto in un processo mediatico e seguito come quello riguardante Chiara Poggi. Ma soprattutto, le note di Giardina hanno riacceso l’attenzione sulla necessità di garantire rigore nella valutazione delle prove scientifiche, per evitare errori giudiziari. I dubbi sulla solidità delle analisi del dna in questa fase investigativa confermano quanto siano delicate le indagini in casi di grande risonanza pubblica.
Riflessioni sulle prime indagini e possibili conseguenze per la difesa di andrea sempìo
La prima inchiesta, conclusa con l’archiviazione nel 2017, aveva beneficiato di perizie che apparentemente mostravano un legame tra Andrea Sempìo e le tracce genetiche sul luogo del delitto. Questi elementi furono però messi in discussione dai rilievi espressi da Giardina, sollevando la questione della solidità scientifica su cui si basava l’ipotesi accusatoria. Tale incertezza investe direttamente la difesa di Sempìo, che si è avvalsa di questi risultati per sostenere l’innocenza del proprio assistito.
Gli sviluppi successivi alle osservazioni di Giardina potrebbero infatti aprire nuovi scenari investigativi o confermare la fragilità delle tesi precedenti. Anche il contesto giudiziario non può ignorare le indicazioni del genetista per definire con maggiore precisione i confini delle prove. Va rilevato che le analisi di dna rappresentano spesso elementi di rilievo nei processi penali, soprattutto nelle situazioni in cui i testimoni o le altre prove materiali sono scarsi.
In conclusione, il rilievo critico di Emiliano Giardina contribuisce a rimodellare alcune certezze sulla vicenda, ponendo l’accento su aspetti tecnici talvolta trascurati e invitando a una verifica più approfondita dei dati genetici utilizzati nelle indagini.