Nel cuore del quartiere del Tufello, a Roma nord, la vita sembrava scorrere senza scosse ma un episodio del febbraio 2023 ha sollevato il velo su un sistema di spaccio ben organizzato. Un uomo è stato gambizzato in pieno giorno, un attacco violento che ha spinto la polizia a scavare oltre la superficie. Dopo oltre un anno di indagini, la rete di distribuzione della droga è stata smantellata e nelle ultime ore sono state eseguite cinque ordinanze cautelari.
L’agguato nel tufello e l’avvio delle indagini
Il 48enne romano rimasto ferito al Tufello rappresentava molto più di una vittima casuale. L’attacco subito in strada è stato il segnale di una guerra per il controllo del territorio e delle rotte dello spaccio. Gli agenti del III Distretto Fidene, guidati dalla procura di Roma, hanno subito sospettato che quel ferimento nascondesse conflitti interni all’ambiente criminale locale.
In quei giorni, la polizia ha cominciato a seguire i movimenti dell’uomo e dei suoi presunti complici. La strategia investigativa si è concentrata su pedinamenti e intercettazioni telefoniche per documentare i rapporti dentro la rete criminale. Ogni dettaglio è stato ricostruito con attenzione, scoprendo rapidamente che quell’agguato non era un caso isolato ma la punta di un sistema attivo da mesi.
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L’uomo gambizzato emergereva come figura centrale nell’organizzazione, capace di gestire un traffico di cocaina su pochi isolati, soprattutto a piedi, per ridurre il rischio di essere intercettato dalle forze dell’ordine. Il suo ruolo lo poneva al centro delle consegne e degli accordi presi con gli acquirenti.
Struttura e modalità del traffico di droga scoperto
Al centro dell’organizzazione c’era un telefono cellulare, definito dallo stesso spacciatore “preziosissimo”. Proprio da quel dispositivo partivano gli ordini e le coordinate per le consegne. La cocaina veniva conservata in un appartamento vicino, una sorta di deposito gestito da una persona poco appariscente, senza precedenti e mai sospettata dalle autorità.
Questo appartamento, nel gergo dello spaccio chiamato “retta”, era il punto di riferimento per il traffico. Attorno a questo spazio si muoveva un gruppo di giovani rider, amici e complici, incaricati di effettuare le consegne a domicilio, mantenendo alta la copertura e abbassando i rischi di arresti.
Il sistema aveva un’organizzazione stretta e precisa, con una divisione chiara dei ruoli. La distribuzione negli spazi ristretti del quartiere avveniva con modalità tali da non attirare l’attenzione dei residenti o delle forze dell’ordine, confermando una rete capillare e affidabile.
Le fasi decisive delle indagini e i risultati operativi
Dopo l’agguato, gli agenti hanno raccolto prove tangibili di decine di cessioni di cocaina. Nel corso delle indagini sono state documentate più di trenta vendite, basandosi su intercettazioni, sorveglianze e appostamenti. A giugno 2023 è scattato il blitz nella “retta”: dentro l’appartamento gli agenti hanno trovato droga, denaro contante e due pistole, di cui una risultata rubata da anni.
Sono stati arrestati sia i presunti esecutori materiali dell’agguato sia la vittima stessa, sorpresa in possesso di un’arma calibro .40 Smith & Wesson. Questo elemento ha contribuito a far emergere ulteriormente le dinamiche di potere e le tensioni presenti nella rete criminale.
Il lavoro investigativo non si è fermato qui. Il proseguo delle attività ha permesso di ricostruire con maggior dettaglio i ruoli e di stabilire le responsabilità precise di ciascun membro del gruppo, evidenziando una rete strutturata e ben radicata nel territorio.
Misure cautelari e impatto sul quartiere tufello
A distanza di oltre un anno dall’agguato, la procura di Roma ha disposto cinque misure cautelari: due persone sono finite in carcere, mentre altre tre dovranno firmare quotidianamente in commissariato. Per due degli indagati è stato imposto anche l’obbligo di dimora e un coprifuoco notturno.
Queste azioni rafforzano la presenza delle forze dell’ordine nel quartiere, che vive da tempo sotto pressione per la diffusione della droga e i conflitti criminali. Gli arresti potrebbero modificare gli equilibri locali, ma lasciano aperta la sfida del controllo del territorio e della sicurezza.
Il Tufello resta un esempio della complessità della lotta alla droga nelle periferie italiane, dove dietro una vita apparentemente tranquilla possono nascondersi realtà dure e pericolose. Le attività degli inquirenti proseguono per impedire nuove escalation violente e per cercare di garantire maggiore sicurezza ai cittadini.