A Milano, nel quartiere della Bovisa, un agguato con colpi di pistola ha colpito Luca Guerrini, figura conosciuta nel mondo degli ultrà del Milan. La vicenda si intreccia con l’indagine “Doppia Curva” che ha colpito la Sud, dichiarandola scossa dall’arresto del suo leader storico, Luca Lucci. In questo clima carico di tensione, si apre un nuovo capitolo con l’aggressione avvenuta in pieno giorno su via degli Imbriani, un episodio che conferma come dietro il tifo organizzato si nascondano dinamiche complesse e conflittuali.
La sud rossonera e le ripercussioni dell’operazione doppia curva
Il gruppo ultras della Sud rappresenta da sempre il cuore pulsante del tifo milanista. Luca Lucci, il suo capo storico, è stato arrestato il 30 settembre scorso insieme a figure chiave molto vicine a lui, nell’ambito di un’operazione della DDA che ha fatto emergere reti di potere legate al mondo dei tifosi organizzati. Lucci, ventisettenne, gestiva una barberia chiamata “Italian Ink” in via Mercantini, non lontano dal luogo dell’agguato, un punto d’incontro e di affari per alcune persone ritenute fidate dal “Toro“, soprannome del leader.
La barberia rappresentava una fonte di guadagno e un elemento concreto di controllo nel quartiere, secondo quanto è emerso nelle intercettazioni della squadra mobile e del SISCO. I nomi di alcuni fedelissimi a Lucci – come Riccardo Bonissi, Islam Hagag, Fabiano Capuzzo e Alessandro Sticco – compaiono tra i gestori e affiliati alla rete. Questo contesto racconta di un’organizzazione che, pur subendo i colpi della giustizia, continua a muoversi con rapidità e precisione. L’agguato a Guerrini sembra proprio inserirsi in questo mosaico, evocando regolamenti interni e lotte di potere non ancora sopite.
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Un attacco che scuote la zona
L’attenzione sulla Sud rossonera cresce in seguito a questa serie di eventi, delineando un quadro di tensioni interne che si riflettono nelle azioni violente come quella subita da Guerrini.
Il raid armato in via degli imbriani: ricostruzione di una fuga
L’attacco a Guerrini si è verificato il 9 ottobre intorno alle 13.20 in via degli Imbriani, zona Bovisa, mentre era bloccato nel traffico alla guida di un’Audi nera presa in leasing. Un scooter con a bordo due persone, entrambe con casco integrale, si è avvicinato, il passeggero è sceso e ha sparato due colpi calibro 9. Uno ha colpito la portiera, l’altro il parabrezza e si è incastrato nel cruscotto.
Nonostante tutto, Guerrini è riuscito ad aprire il lato passeggero e a scappare a piedi. Gli aggressori sono fuggiti subito dopo. Le telecamere di sorveglianza sono al vaglio della polizia per ricostruire il percorso della fuga. Il gesto ha allarmato chi si trovava nei dintorni: un barista ha chiamato il 112 ma la volante ha trovato solo la Q3 ferma sui binari del tram. Più tardi è tornato stesso Guerrini, illeso. Squadra mobile e scientifica hanno recuperato i bossoli sul posto, documentando così l’accaduto.
Un dettaglio rilevante è spuntato dal bagagliaio dell’auto: lo striscione con la scritta “solo per la maglia“, simbolo degli ultras della Sud e segno distintivo molto rilevante nel contesto delle partite al Meazza. Questa presenza indica come Guerrini facesse parte viva e riconosciuta delle dinamiche della curva rossonera, un dettaglio che rafforza la teoria di un regolamento del gruppo dietro a un episodio così plateale.
Guerrini e la sua lunga storia nel mondo degli ultras
Luca Guerrini, 27 anni, nel 2022 era già noto alle forze dell’ordine per i tafferugli dopo la partita di Champions League Milan-Dinamo Zagabria. Nel maggio 2023, è stato indagato per minacce aggravate in un episodio che ha coinvolto uno striscione offensivo a danno di Federico Di Marco, difensore dell’Inter. Sullo striscione, rivolto a Di Marco, si leggeva un messaggio intimidatorio: “Di Marco pensa a giocare o la lingua te la facciamo ingoiare”.
Questa azione si inseriva in un clima teso ma regolato da accordi tra le curve, in particolare la Sud rossonera e la Nord interista, all’epoca in una fase di non belligeranza. Guerrini aveva ricevuto un daspo per un anno a causa di quell’episodio, terminato nel gennaio scorso. È un uomo con precedenti anche per furti in esercizi commerciali, alcuni commessi con Alessandro “Shrek” Sticco, uno dei fedelissimi menzionati nell’indagine Doppia Curva.
Dopo il divieto di accesso a stadi, Guerrini è tornato ad animare il secondo anello blu di San Siro. La sua permanenza in quel ruolo lo aveva posto al centro di un gruppo fra i più attivi e controllati dalle forze dell’ordine. Forse è proprio in questo ambito che ha commesso errori tali da provocare un attacco così diretto nei suoi confronti, un episodio punito senza indugio anche a rischio di attirare l’attenzione delle autorità sul mondo ultras.
Un uomo al centro delle dinamiche di curva
Il coinvolgimento di Guerrini in molteplici episodi di rilievo evidenzia una posizione di primo piano nelle tensioni interne della tifoseria organizzata.
L’attenzione crescente delle forze dell’ordine sugli ambienti ultras milanesi
L’episodio di via degli Imbriani arriva in un momento di forte controllo sulle curve milanesi, dopo l’operazione “Doppia Curva” che ha sconvolto la Sud rossonera. La DDA e la polizia restano all’erta, con gli specialisti della squadra mobile – guidati da Alfonso Iadevaia – impegnati a seguire ogni pista e interrogare i protagonisti. L’audizione dello stesso Guerrini in questura conferma la volontà di approfondire i rapporti all’interno di quel gruppo.
Quel che resta chiaro, è che il mondo degli ultras non è solo passione per la squadra ma anche un intreccio di relazioni precise e legami che si svolgono spesso dietro le quinte. L’aggressione di tipo mafioso documenta una tensione elevata dai conflitti interni o dalle sparizioni di equilibri di potere. Le forze dell’ordine tengono dunque alta la guardia, pronto a seguire ogni sviluppo per evitare nuovi episodi di violenza.
Il gesto compiuto in pieno giorno nel cuore della città, con armi e metodi tipici di regolamenti di conti, parla chiaro sul clima che si respira nel gruppo ultras. Non solo cori sugli spalti ma lotte che possono sfociare in aggressioni e strategia militare per il controllo della curva del Milan. L’indagine prosegue, mentre San Siro resta sotto osservazione con partite che non saranno più viste solo come eventi sportivi ma anche come punti di tensione e controllo sociale.