Una grave aggressione si è verificata all’interno del carcere di San Vittore, dove una giovane psicologa ha rischiato di subire violenza da parte di un detenuto. L’episodio, avvenuto nella sala “barberia“, ha messo in luce le problematiche legate alla sicurezza all’interno delle strutture penitenziarie e la gestione dei detenuti con disturbi psichiatrici.
La dinamica dell’aggressione
L’aggressione è avvenuta quando la psicologa si trovava da sola con il detenuto, A. M., un uomo di 38 anni con un lungo elenco di precedenti penali, tra cui rapine e violenza sessuale. A. M. era stato assegnato al compito di preparare le sedie per i colloqui con i reclusi, ma ha approfittato della situazione per rinchiudere la donna in un bagno. Armato di una lametta da barba, ha iniziato a minacciarla, esprimendo frasi incoerenti come “Sono autolesionista” e “ti taglio la gola”.
Nonostante la situazione critica, la psicologa ha mantenuto la calma, cercando di gestire la tensione e prevenire un’escalation di violenza. Dopo un breve scambio di parole, il detenuto ha tentato di aggredirla sessualmente, ma la donna ha reagito con determinazione, riuscendo a divincolarsi e a raggiungere la porta blindata. Con un grido, ha attirato l’attenzione degli agenti di guardia, che sono accorsi prontamente in suo aiuto.
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L’arresto e le dichiarazioni del detenuto
A. M. è stato arrestato in flagranza di reato dalla pubblica ministero Daniela Bartolucci e portato davanti al giudice per le indagini preliminari Alberto Carboni. Durante l’interrogatorio, il detenuto ha fornito una spiegazione controversa per il suo comportamento, affermando di aver agito per “farsi trasferire” in un’altra struttura, a causa di problemi personali legati alla salute della madre. Ha sostenuto di avere un’indennità per disturbi psichiatrici e di aver “fatto il pazzo” per ottenere un permesso di trasferimento.
Questa giustificazione ha sollevato interrogativi sulla gestione dei detenuti con problemi psichiatrici all’interno delle carceri italiane. A. M. ha già scontato gran parte della sua pena, con una fine prevista per l’estate del 2026, e il suo gesto potrebbe comportare conseguenze legali significative, allungando ulteriormente la sua detenzione.
Le problematiche del sistema penitenziario
L’episodio di San Vittore riporta alla luce le difficoltà nel trattamento dei detenuti affetti da disturbi psichiatrici. La scarsità di percorsi terapeutici specifici per queste persone è un problema crescente all’interno delle carceri italiane, già gravate dalla gestione di un numero elevato di tossicodipendenti. Senza un adeguato supporto psicologico e terapeutico, i detenuti rischiano di tornare in libertà senza aver affrontato le problematiche che li hanno portati a commettere reati.
La mancanza di risorse e di programmi di riabilitazione adeguati può portare a un ciclo di recidiva, in cui le persone rilasciate tornano a delinquere. È fondamentale che le istituzioni si impegnino a migliorare le condizioni all’interno delle carceri e a garantire un trattamento adeguato ai detenuti con disturbi psichiatrici, per evitare che episodi come quello di San Vittore si ripetano in futuro.
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