Le recenti consultazioni referendarie su lavoro e cittadinanza hanno visto a Milano una partecipazione superiore alla media nazionale, anche se lontana dal raggiungimento del quorum stabilito del 50%. La città si è distinta per l’interesse mostrato soprattutto sul quesito riguardante la riduzione degli anni necessari per ottenere la cittadinanza italiana. Analizziamo nel dettaglio i numeri dell’affluenza e i risultati delle cinque proposte in votazione, con particolare attenzione alle diverse aree cittadine e alle reazioni politiche seguite alle urne.
Affluenza complessiva ai cinque referendum e confronto con la media nazionale
A Milano ha votato il 37,09% degli aventi diritto sul quesito relativo al dimezzamento da 10 a 5 anni per l’ottenimento della cittadinanza italiana. Questo dato risulta di sette punti superiore al dato nazionale, che si è fermato al 30,6%. Per gli altri quattro quesiti, tutti legati al comparto lavoro, la percentuale è leggermente inferiore ma comunque alta, attestandosi al 36,8%. In termini assoluti, su 1.044.439 elettori milanesi, 356.743 si sono presentati ai seggi per esprimersi sul tema della cittadinanza. Il quorum previsto del 50% non è stato raggiunto in nessun caso, dimostrando però che la partecipazione nella metropoli è stata più vivace rispetto al resto d’Italia.
Questi dati riflettono un particolare interesse verso le questioni referendarie proposte soprattutto da chi vive la città in modo attivo, partecipando al dibattito su diritti e normative che impattano direttamente sulla vita quotidiana, come dimostrano le percentuali comunque consistenti anche negli ambiti lavorativi.
Distribuzione dell’affluenza nei municipi di milano: differenze territoriali
Analizzando il voto per municipio, emerge una varianza importante nella partecipazione. Il municipio 3 si è distinto con un’affluenza del 42,94%, superando la soglia del 40% e segnando il valore più alto tra tutte le aree di Milano. Seguono il municipio 2, con il 38,16%, e il municipio 9, con il 37,68%. Al contrario, il centro storico milanese, rappresentato dal municipio 1, ha registrato il dato più basso, con un 34,09% di votanti. Questo dimostra un coinvolgimento più marcato nei quartieri periferici rispetto al nucleo urbano centrale, dove tradizionalmente la partecipazione tende a essere più contenuta.
Queste differenze suggeriscono anche una distribuzione del disagio sociale e politico, con popolazioni nei territori più periferici probabilmente più motivate a esprimersi sulla modifica delle leggi su lavoro e cittadinanza. La mappa dell’affluenza quindi riflette non solo le dinamiche di voto, ma aspetti socio-demografici già noti nella città.
Risultati dei referendum: la prevalenza dei sì e i temi maggiormente sostenuti
Tutti i cinque quesiti referendari hanno visto una netta prevalenza del “sì”. Il primo quesito, riguardante i licenziamenti illegittimi e l’abolizione del contratto a tutele crescenti, ha ottenuto il consenso più alto, con l’85,7% di voti favorevoli. Il quesito relativo alla cittadinanza, invece, ha avuto una maggioranza meno ampia, ma comunque decisiva: il 74,2% degli elettori si è espresso a favore del dimezzamento del periodo richiesto per ottenere la cittadinanza italiana da 10 a 5 anni.
Questi risultati mostrano una risposta chiara da parte di chi si è recato alle urne. In particolare, la questione della cittadinanza ha tenuto banco, toccando temi delicati come l’inclusione e le normative sull’immigrazione.
Reazioni politiche e sociali al risultato referendario a milano e nell’area metropolitana
Il segretario generale della Cgil di Milano, Luca Stanzione, ha commentato la partecipazione definendo il voto come “una presa di posizione di oltre 850mila persone nell’area metropolitana che chiedono l’abrogazione delle cinque leggi oggetto del referendum.” Ha inoltre sottolineato il coinvolgimento di elettori che alle precedenti elezioni europee non avevano partecipato, inclusi molti studenti fuori sede, sottolineando come “la mobilitazione non si fermerà.”
Dall’altra parte, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha etichettato i referendum come “strumenti strumentali nati per attaccare il governo di centrodestra,” rimarcando come il 70% degli italiani abbia bocciato tali proposte. Ha poi evidenziato l’importanza del voto sulla cittadinanza, definendolo “un segnale chiaro da parte degli elettori.”
Esponenti di Forza Italia milanese, tra cui Enrico Pianetta, Alessandro De Chirico, Giampaolo Berni Ferretti e Amir Atrous, hanno rilanciato sulla questione della cittadinanza. Hanno spiegato che lo ius scholae, tema centrale del voto, “non attribuisce automaticamente la cittadinanza ma la riconosce a chi ha completato un ciclo scolastico in Italia, parla la lingua italiana e rispetta le leggi del Paese.” Lo hanno definito come “una riforma seria,” sottolineando il valore educativo e giuridico.
Questo confronto politico si è svolto con toni netti e posizioni ben definite, indicando la presenza di un dibattito ancora aperto sul futuro delle normative su lavoro e sulla cittadinanza. Il voto milanese si inserisce in un quadro nazionale che riflette tensioni e divisioni profonde su questi temi.