Il personale sanitario delle quattro Asl abruzzesi si trova a fronteggiare un taglio di 11 milioni di euro sul salario accessorio, una mossa che ha già sollevato forti contestazioni sindacali. Il dibattito si concentra sulle implicazioni economiche e sociali di questa decisione legata al bilancio regionale e alle norme nazionali in tema di finanza pubblica.
Le ragioni del taglio e la norma che lo sostiene
Il cuore della questione risiede in una norma contenuta nell’articolo 11 del Decreto Legge 35/2019, noto come Decreto Calabria, che vincola le Regioni a rispettare l’equilibrio economico-finanziario del sistema sanitario. In Abruzzo, quest’anno il costo del personale nel settore sanitario ha raggiunto circa 910 milioni di euro. Gli 11 milioni tagliati appartengono a una voce contrattuale definita salario accessorio, legata a istituti come la produttività.
Secondo la Regione Abruzzo, questa riduzione non rappresenta una scelta arbitraria ma una necessità imposta dalla legge statale. Il denaro è stato decurtato proprio perché il bilancio regionale deve evitare un disavanzo e riportare i conti in equilibrio, privando però il personale sanitario di una parte del compenso accessorio. Va sottolineato che tale istituto può essere erogato solo se la Regione dimostra di aver raggiunto un equilibrio economico-finanziario, cosa che al momento non è riuscita a garantire.
Le reazioni sindacali e il clima di tensione tra lavoratori e istituzioni
La Fp Cgil Abruzzo Molise ha denunciato con forza la decisione, definendo la situazione come uno scarico del disavanzo regionale sui lavoratori sanitari. Secondo il sindacato, la decurtazione degli stipendi accessori varia tra il 60 e l’80% a seconda degli istituti e dei contratti dei vari dipendenti, colpendo sia personale medico che tecnico e amministrativo.
I rappresentanti sindacali hanno sottolineato come non ci sia stata alcuna comunicazione preventiva da parte del presidente Marsilio, dell’assessore regionale o del direttore del Dipartimento Sanità, alimentando un clima di insoddisfazione e frustrazione tra i lavoratori. La Fp Cgil ha definito questa mossa come segno dell’incapacità della Regione di affrontare il buco di 113 milioni di euro registrato nel bilancio complessivo delle quattro Asl abruzzesi.
Il sindacato esprime preoccupazione per una “triste estate” che attende gli operatori sanitari, privati di risorse che in altri momenti erano parte fissa della retribuzione variabile. Questo clima di tensione riflette una sfiducia crescente verso le istituzioni regionali che, secondo la Cgil, mostrano poca attenzione verso chi lavora in prima linea nella sanità pubblica.
La risposta politica e il dibattito all’interno del consiglio regionale
Anche dal fronte politico arrivano giudizi duri sulla decisione. Daniele Marinelli e Silvio Paolucci, rispettivamente segretario regionale e capogruppo del Pd in Consiglio regionale, hanno definito i tagli come “gravissimi e intollerabili”. Per loro, questa misura rappresenta una vera e propria penalizzazione per una categoria che ha svolto un ruolo cruciale, soprattutto negli anni recenti segnati dalla pandemia.
Gli esponenti del Pd parlano di un “impatto peggiore dell’aumento delle tasse” per medici, infermieri e operatori socio-sanitari, equiparando il taglio a un arretramento sociale ed etico da parte della giunta Marsilio. Secondo queste critiche, la Regione non solo non sostiene adeguatamente il settore sanitario ma trasferisce la responsabilità del deficit economico sul personale, anziché trovare soluzioni alternative.
Questo confronto acceso fa emergere la crisi politico-economica che attraversa la sanità abruzzese, confermando come la situazione finanziaria influisca direttamente sulle vite di chi opera nelle strutture pubbliche. Le forze politiche d’opposizione chiedono quindi un ripensamento immediato delle decisioni, puntando il dito contro una gestione che rischia di compromettere ulteriormente il servizio sanitario e i suoi lavoratori.
L’impatto concreto sui dipendenti e il sistema sanitario regionale
Per medici, infermieri e tutto il personale di supporto, la riduzione del salario accessorio significa una perdita economica evidente e improvvisa. Questo tipo di compenso, legato a premi di produttività e incentivi, costituisce una parte rilevante del reddito percepito. La riduzione che oscilla tra il 60 e l’80% rappresenta un taglio duro soprattutto in un contesto dove i carichi di lavoro sono aumentati, e spesso richiedono turni massacranti.
Questa scelta potrebbe inoltre avere effetti negativi sul morale e sulla motivazione del personale. La percezione di essere penalizzati per problemi finanziari non risolti dalla Regione rischia di ridurre l’impegno e la presenza sul campo. In una sanità regionale che deve affrontare sfide importanti, come la gestione di liste d’attesa e la carenza di personale, perdere risorse così importanti rappresenta una zavorra difficile da superare.
Va infine considerata la parallela difficoltà della Regione di reperire risorse aggiuntive. Il disavanzo di 113 milioni sulle quattro Asl indica una situazione economica fragile, nella quale trovare soluzioni alternative al taglio risulta complicato. La questione apre dunque una fase delicata per il sistema sanitario regionale, con ripercussioni su tutti i livelli di assistenza e sulle condizioni di lavoro di migliaia di dipendenti.
Le reazioni degli operatori e la risposta delle istituzioni continuano a delineare uno scenario complesso, dove la gestione finanziaria si intreccia con la qualità della vita lavorativa e il funzionamento della sanità pubblica abruzzese. La vicenda rimane al centro del dibattito politico e sociale in una regione che deve coniugare i conti con la tutela del proprio personale sanitario.
Ultimo aggiornamento il 17 Luglio 2025 da Rosanna Ricci