Il processo per l’omicidio di Walter Albi e il tentato omicidio di Luca Cavallito vede i giudici della Corte d’assise di Chieti riuniti in camera di consiglio. L’agguato, avvenuto il primo agosto 2022 a Pescara, ha segnato la cronaca locale per la modalità e le implicazioni investigative legate a questioni di droga. L’udienza si è allungata dopo la replica della pubblica accusa, che ha presentato un documento decisivo per il verdetto.
La dinamica dell’agguato nel dehor di un locale a Pescara
La sera del 1° agosto 2022, un uomo con casco ha fatto irruzione nel dehor di un locale sulla Strada Parco di Pescara, area centrale e frequentata. In presenza di decine di testimoni, il soggetto ha sparato più colpi di pistola contro Walter Albi, architetto 66enne, che è morto all’istante, e contro Luca Cavallito, ex calciatore 50enne, gravemente ferito. Dopo l’esplosione dei colpi, il responsabile è fuggito tra la folla, lasciando una scena di caos e sgomento. In quella stagione estiva e davanti a numerosi passanti, l’episodio aveva destato immediata impressione nella comunità.
L’agguato ha assunto fin da subito i contorni di un’esecuzione mirata. La scelta del luogo, la modalità e la vittima principale, tutte indicazioni che hanno indirizzato subito l’attenzione degli inquirenti verso un’azione premeditata e connessa a dinamiche criminali. Quel tratto della città, frequentato e centrale, ha reso più complicato individuare immediatamente il colpevole, vista anche la presenza di numerose persone.
Le indagini della squadra mobile e i primi risultati
Il lavoro investigativo è stato affidato alla squadra Mobile della Questura di Pescara, coordinata da un gruppo di magistrati sotto la direzione del procuratore capo locale. L’indagine ha raccolto elementi corposi: sono stati trovati lo scooter usato dal killer, l’arma del delitto, scarpe e il telefono personale di Luca Cavallito, sottratto durante l’agguato. Questi reperti hanno creato un filo logico che ha permesso di stringere il cerchio intorno agli indagati.
Importante è stato anche il quadro medico dell’ex calciatore Cavallito, che dopo dieci giorni di coma e diversi interventi chirurgici, è riuscito a rispondere alle domande degli investigatori, fornendo indicazioni utili. Le dichiarazioni rese hanno aiutato a ricostruire moventi e modalità, facendo emergere collegamenti con il mondo della droga. Lo scenario del crimine sembra infatti radicato in rapporti e tensioni legate a questo fenomeno, punto cruciale nella prosecuzione delle indagini.
La fase processuale e la presentazione della memoria di 300 pagine
La pubblica accusa ha manifestato la richiesta di condanna all’ergastolo per i tre imputati finiti sotto processo, sostenendo la natura premeditata e aggravata dell’agguato. L’udienza prevista per l’emissione della sentenza si è invece protratta oltre il tempo stimato in seguito al deposito di una memoria molto dettagliata, lunga circa 300 pagine.
Questa nuova documentazione è stata presentata dopo la replica della Procura, obbligando la difesa a richiedere uno slittamento della sentenza per esser esaminata con attenzione. La decisione da parte del collegio giudicante di concedere più tempo ha rallentato la chiusura del processo, ma conferma la complessità del caso e la necessità di un approfondimento esaustivo. La memoria contiene probabilmente analisi, testimonianze e prove aggiuntive che la difesa vuole vagliare per preparare le ultime controdeduzioni.
La vicenda giudiziaria di Pescara resta al centro dell’interesse, non solo per la gravità dell’episodio ma anche per le implicazioni legate alla criminalità organizzata e al contesto di droga che sembra aver motivato l’aggressione violenta. I prossimi giorni saranno decisivi per la sentenza attesa da un anno.
Ultimo aggiornamento il 24 Luglio 2025 da Rosanna Ricci