L’Aquila si prepara ad accogliere la quinta edizione di Performative, il festival dedicato alle arti performative che mette insieme danza, musica, teatro e performance d’arte contemporanea. Dal’11 al 14 settembre, la città si anima con eventi sparsi tra luoghi storici e spazi culturali moderni. La manifestazione nasce dalla collaborazione tra Maxxi L’Aquila e l’Accademia di Belle Arti locale e propone un programma ricco con una ventina di artisti. L’obiettivo è mettere in luce la vocazione della città alla sperimentazione e alla creatività nelle arti performative.
Tra storia e modernità: l’Aquila apre le sue porte all’arte in movimento
Il festival si snoda tra diversi spazi nel cuore della città, offrendo un panorama variegato e suggestivo. Tra i luoghi di riferimento c’è Palazzo Ardinghelli, sede del Museo e simbolo dell’arte barocca aquilana, perfetto per ospitare performance che si immergono nella storia. Si aggiungono l’Oratorio de Nardis e il Palazzetto dei Nobili, che arricchiscono il percorso con il loro valore architettonico e artistico.
Accanto a questi, alcuni spazi più recenti si aprono a forme d’arte contemporanea, come l’Auditorium del Parco, progettato da Renzo Piano, un edificio moderno che unisce tecnologia e design sobrio. L’Accademia di Belle Arti, disegnata da Paolo Portoghesi, aggiunge un valore culturale e architettonico, creando un ponte tra passato e presente. La giornata finale si sposta fuori dal centro, coinvolgendo la natura circostante e creando un legame diretto tra arte, ambiente e territorio.
Ogni spazio ospita performance diverse, con tempi e modalità che si adattano all’ambiente, per valorizzare ogni forma artistica. Il festival usa questa varietà per offrire un’esperienza coinvolgente, pensata non solo per gli appassionati ma anche per un pubblico più ampio e variegato.
Performative, tra radici abruzzesi e l’eredità di Mauri e Beuys
Performative si inserisce in una tradizione forte nel panorama artistico abruzzese, che ha visto passare figure di rilievo come Joseph Beuys e Fabio Mauri. Mauri, in particolare, ha lasciato un segno profondo all’Aquila, dove ha insegnato per vent’anni, dal 1979 al 1999. Il suo lavoro ha formato generazioni di artisti, alimentando la vitalità culturale della città.
Il festival vuole raccogliere questo testimone, offrendo uno spazio dove nuove idee e sperimentazioni possano prendere forma. Performative è un laboratorio urbano dove artisti giovani e affermati si incontrano, dialogano e si confrontano con l’eredità dei maestri. Questa continuità è fondamentale per la rinascita culturale della città e per diffondere un approccio autentico alle arti performative.
L’influenza di Beuys e Mauri si sente nelle scelte del programma, dall’uso del corpo e dello spazio fino ai temi sociali e culturali di forte impatto. Il festival presenta opere premiate a livello internazionale e nuove produzioni di giovani talenti, mantenendo alta la qualità e stimolando la crescita locale.
Quando la performance incontra l’arte tessile: il dialogo con True Colors
La quinta edizione di Performative si intreccia con la mostra True Colors. Tessuti: movimenti, colori e identità, aperta nel museo cittadino fino a novembre. L’esposizione esplora il tessuto come mezzo espressivo e simbolico, inserito in narrazioni e relazioni.
Molte performance del festival usano il tessuto come elemento chiave. Silvia Gribaudi lo interpreta come simbolo di identità, passando dal corpo allo spazio, mentre Adriano Bolognino costruisce storie visive e sensoriali con questo materiale.
Questa connessione mette in luce i diversi ruoli del tessuto, non solo come materiale artistico ma anche come portatore di significati culturali e sociali. Gli spettatori vivono così un’esperienza integrata, dove arti visive e performative si fondono, creando nuovi livelli di senso che ampliano la percezione tradizionale del tessuto.
Insieme, festival e mostra offrono un percorso che supera i confini tra discipline, raccontando un dialogo collettivo su arte, corpo e identità oggi.
Il linguaggio al centro: parole, gesti e suoni in scena a Performative 2025
Il filo rosso di questa edizione è il linguaggio, tema che attraversa molte performance in programma. Artisti come Sara Leghissa e Hanne Lippard mettono in scena ricerche che vanno dalla parola al corpo come mezzo comunicativo, sperimentando forme narrative che sfuggono alla linearità del linguaggio tradizionale.
Antonio Domenico Mancini, MP5 e Marco Chenevier propongono lavori che riflettono su come il linguaggio si trasformi in azioni performative di forte impatto. La varietà degli approcci mostra come la comunicazione possa prendere forme molteplici, coinvolgendo sensi, immaginazione e partecipazione del pubblico.
In questo filone si inserisce We came to dance, firmato dalla drammaturga iraniana Nasim Ahmadpour e dal regista Ali Asghar Dashti, in collaborazione con Short Theatre. La performance celebra il teatro come spazio di resistenza e riflessione, affrontando temi sociali importanti con un coinvolgimento emotivo diretto.
L’attenzione al linguaggio conferma il festival come un luogo di ricerca e riflessione, dove parole, gesti e suoni si intrecciano per costruire messaggi complessi e ricchi di significato.
Musica, conferenze e performance: il cuore pulsante di Performative 2025
Anche quest’anno il festival offre un programma vario che va oltre le sole performance sceniche. La quinta edizione conferma la formula della “conformance”, un momento in cui conferenza e azione performativa si fondono, proponendo nuovi modi per esprimere idee e stimolare il dibattito.
I talk accompagnano le giornate del festival, affrontando temi caldi del dibattito culturale contemporaneo. Questi incontri creano occasioni di confronto tra artisti, studiosi e pubblico, approfondendo questioni legate all’arte, alla società e ai nuovi linguaggi.
Non manca la musica, con protagonisti come Flavio Scutti e la sua opera Trust the Mask. La musica si conferma parte integrante delle performance, arricchendo l’atmosfera e amplificando il senso delle azioni in scena.
Dietro il progetto c’è un gruppo di curatori esperti del Maxxi L’Aquila e dell’Accademia di Belle Arti, tra cui Chiara Bertini, Fanny Borel, Anne Palopoli, Donatella Saroli, Silvano Manganaro e Gianni Moretti. Il loro lavoro garantisce un equilibrio tra innovazione e radici culturali.
Il Comune dell’Aquila sostiene l’iniziativa con il patrocinio, mentre Ales spa si occupa dell’organizzazione. Così il festival continua a portare all’attenzione internazionale il patrimonio artistico della città e le sue nuove interpretazioni.
Ultimo aggiornamento il 5 Agosto 2025 da Elisa Romano