La zona montana della Maiella orientale sta vivendo una nuova attenzione verso un antico vitigno quasi scomparso, la “Middialonghe”. Questa cultivar, riconoscibile per i suoi grappoli rosa profumati, rischiava l’estinzione con pochissime viti rimaste. Oltre a ripristinare questa coltivazione, si promuovono anche prodotti tipici come il vino cotto e piatti tradizionali legati alla cultura contadina locale.
Accordo tra comune di Civitella Messer Raimondo e bio cantina sociale Orsogna per la tutela del vitigno
Nei giorni scorsi, il Comune di Civitella Messer Raimondo ha siglato un’intesa con la Bio Cantina Sociale Orsogna, un’azienda con una lunga esperienza nella coltivazione biologica e biodinamica delle vigne, con circa 300 soci e 1.500 ettari di vigneto. L’intesa punta a proteggere il vitigno Middialonghe e a rilanciare il legame tra territorio e prodotti locali. L’impegno riguarda una zona di altitudine, caratterizzata da vecchie tradizioni agricole e una biodiversità che rischiava di andare perduta.
Il progetto rientra in un’iniziativa più ampia chiamata “Pe’ nin perde la sumente”, nata in collaborazione con la Banca del Germoplasma del Parco nazionale della Maiella. Quest’ultima ha già promosso una precedente convenzione con i comuni di Lama dei Peligni, Altino, Montenerodomo e lo stesso Civitella Messer Raimondo. L’obiettivo è recuperare e diffondere la coltivazione di antiche varietà, spesso abbandonate in favore di vigneti più produttivi ma meno caratteristiche.
Le radici della cultivar middialonghe tra storia e caratteri botanici
La Middialonghe è riconoscibile per i suoi grappoli di colore rosa, di forma conica e molto grandi. Il nome deriverebbe da un contadino del posto chiamato Emidio il Lungo, che si dice abbia scoperto e iniziato a coltivare questa uva. Il mosto veniva anche usato per fare il vino cotto, una specialità della tradizione locale.
Il recupero di questo vitigno ha avuto un momento importante quando sono state trovate le ultime vigne superstiti nella contrada Lami, a Lama dei Peligni, nella proprietà di Pietro Di Florio, attuale custode. Dopo aver avviato una serie di interventi di risanamento, sono state effettuate tre vendemmie sperimentali, che hanno permesso di studiare le modalità ottimali di vinificazione con o senza cottura del mosto.
Il lavoro di valorizzazione dovrebbe far passare il lievitare di poche viti superstiti a una nuova fase di impianti significativi. In questo modo, la produzione di vini provenienti da Middialonghe potrà tornare a essere un elemento concreto dell’economia locale, facendo rivivere un’identità históricamente legata al territorio.
Promozione dei prodotti tipici e legame con le tradizioni culinarie locali
Il progetto non punta solo alla vite, ma anche a una serie di prodotti tradizionali legati alle coltivazioni locali. Il vino cotto, tipico dell’area, rappresenta uno dei simboli più forti di questa eredità culturale. Durante un incontro organizzativo a Civitella Messer Raimondo, è stata mostrata una bottiglia di vino cotto elaborato con Middialonghe e conservata da oltre 40 anni, ritrovata in un sottoscala domestico.
Tra le ricette tipiche si segnala lo “sgattone”, una minestra che unisce pasta fatta a mano e vino. Questo piatto era frequente nelle mense delle famiglie contadine, che vivevano in condizioni modeste e basavano la loro alimentazione sui prodotti della terra e della vigna, combinati in modo semplice ma gustoso.
Questa relazione tra agricoltura e tradizione culinaria sottolinea come la valorizzazione della Middialonghe possa coinvolgere non solo un ambito agricolo, ma anche il tessuto culturale e sociale delle comunità montane, portando valore aggiunto alle zone interne dell’Abruzzo.
Il ruolo delle istituzioni locali e del Parco Nazionale Maiella nella tutela della biodiversità
Al tavolo della firma dell’intesa erano presenti figure istituzionali importanti: il sindaco di Civitella Messer Raimondo, Danilo D’Orazio, con componenti della giunta e del consiglio comunale; Giuseppe Micozzi, presidente di Bio Cantina Sociale Orsogna; Camillo Zulli, direttore ed enologo della cantina; Luciano Di Martino, direttore del Parco Nazionale della Maiella e l’etnobotanico Aurelio Manzi.
In particolare, il Parco Nazionale della Maiella ricopre un ruolo centrale nella tutela della biodiversità. L’accordo tra ente parco e comuni mira a salvaguardare non solo le specie vegetali, ma anche la cultura, la storia e le pratiche agricole legate all’area montana. Le montagne abruzzesi si confermano serbatoi di diversità biologica e testimonianze di un’agricoltura legata a un territorio difficile.
Il sindaco D’Orazio ha sottolineato come questi territori marginali possano ritrovare centralità proprio grazie al recupero di risorse dimenticate, come la Middialonghe, che ha resistito in contesti meno accessibili mentre nelle zone più pianeggianti le vecchie varietà sono scomparse. Questo progetto rappresenta quindi un modo per riconnettere la comunità al proprio passato e aprire nuove prospettive al futuro agricolo e culturale.
La coltivazione della Middialonghe, insieme agli altri antichi vitigni dell’area, sarà quindi un banco di prova per la capacità delle comunità e delle istituzioni locali di tutelare un pezzo importante della loro identità agricola, oggi minacciata dall’abbandono e dallo spopolamento delle zone montane. Le prossime stagioni portano con sé la speranza di vedere rinascere i vigneti, insieme ai sapori e alle storie che solo un’uva storica può raccontare.
Ultimo aggiornamento il 16 Luglio 2025 da Rosanna Ricci