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Bocciati i emendamenti per la proroga dei tribunali abruzzesi, senatori denunciano incertezza sul futuro della giustizia locale

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Senatori criticano il rifiuto della proroga per i tribunali abruzzesi e la crisi della giust - Unita.tv
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La recente bocciatura in Commissione Bilancio del Senato degli emendamenti volti a prorogare l’attività dei tribunali abruzzesi ha sollevato forte preoccupazione tra i senatori della regione. Il caso mette in evidenza una situazione complessa e delicata legata al destino degli uffici giudiziari nelle province abruzzesi, con ricadute dirette sulla presenza della giustizia nelle aree interne. Diverse le critiche rivolte al Governo e alle sue scelte legislative, soprattutto in vista della scadenza che rischia di sancire la chiusura definitiva di queste sedi entro fine anno.

Critiche dopo la bocciatura degli emendamenti sulla proroga dei tribunali in Abruzzo

I senatori abruzzesi Michele Fina del Partito Democratico e Gabriella Di Girolamo del Movimento 5 Stelle hanno espresso attraverso una nota congiunta il loro disappunto per l’esito della votazione in Commissione Bilancio. Gli emendamenti che proponevano di posticipare la chiusura dei tribunali della regione, attualmente fissata al 31 dicembre 2025, sono stati respinti, nonostante le rassicurazioni ricevute dal ministro della Giustizia Nordio in occasione di un precedente incontro. Il ministro aveva garantito che la proroga avrebbe trovato piena attuazione, con un impegno chiaro e formale. La mancata approvazione ha quindi creato un clima di sfiducia, non solo fra i parlamentari coinvolti ma anche nei confronti della cittadinanza abruzzese, che rischia di perdere servizi giudiziari essenziali.

I due senatori hanno definito il rapporto con l’Esecutivo difficile da interpretare, lamentando una mancanza di coerenza tra le parole e i fatti. In particolare, hanno sottolineato come la bocciatura arrivi proprio in un momento in cui la risposta legislativa alla riforma della geografia giudiziaria è ancora in fase di definizione e necessita di provvedimenti transitori per evitare interruzioni operative. Hanno quindi chiesto spiegazioni urgenti, dichiarando che la mancata proroga rappresenta una forma di disattenzione verso i territori dell’Abruzzo.

Le ripercussioni della mancata proroga sulla giustizia nelle aree interne abruzzesi

La chiusura dei tribunali locali rappresenta un colpo significativo per la presenza della giustizia nelle zone più periferiche e meno servite della regione Abruzzo. Il provvedimento previsto dal Dl 95/2025 sancisce infatti la cessazione di alcuni presidi giudiziari entro la fine dell’anno, senza contare che l’apposita legge di riforma della geografia giudiziaria non è stata ancora completata. La mancanza di un rinvio immediato ha generato apprensione fra chi si occupa della tutela dei territori interni, dove la giustizia si traduce anche in un presidio di legalità e accesso ai diritti non sempre garantito.

I senatori Fina e Di Girolamo hanno puntato il dito contro l’atteggiamento dell’Esecutivo, evidenziando la disparità di interventi nei confronti di diverse situazioni. Il Governo ha dimostrato di ricorrere con frequenza a decreti legge per affrontare emergenze urgenti, ma nel caso della tutela dei tribunali abruzzesi non ha riconosciuto lo “stato di necessità” necessario. Questo paradosso ha alimentato dubbi e insoddisfazione nelle comunità locali, che temono di perdere definitivamente un punto di riferimento istituzionale.

Le aree interne abruzzesi, già segnate da criticità demografiche ed economiche, si vedono così esposte a un ulteriore isolamento con la riduzione delle sedi giudiziarie. Senza una proroga che rallenti la chiusura, la normale erogazione dei servizi sarà gravemente compromessa. La prossima approvazione del disegno di legge rischia di arrivare quando molti tribunali avranno già cessato l’attività, rendendo inutile l’intervento legislativo. L’allarme riguarda tanto gli operatori della giustizia quanto la popolazione che si rivolge agli uffici giudiziari per le proprie necessità.

Il futuro incerto della riforma della geografia giudiziaria e le sollecitazioni parlamentari

Nel dibattito politico e istituzionale che si è sviluppato attorno al Dl 95/2025 e alla relativa legge di conversione, la riforma della geografia giudiziaria occupa un ruolo centrale. Questa riorganizzazione degli uffici giudiziari mira a razionalizzare la distribuzione sul territorio ma ha suscitato molte perplessità e contestazioni, specialmente da parte dei rappresentanti delle aree meno urbanizzate. La mancata proroga nella fase transitoria rischia di vanificare gli effetti di una riforma che dovrebbe garantire continuità e funzionalità, nonché tutelare l’accesso ai servizi giurisdizionali.

I parlamentari abruzzesi hanno chiesto un dialogo più trasparente e azioni concrete per evitare la chiusura immediata dei tribunali. Hanno ribadito la necessità di riconoscere le peculiarità delle zone interne e di intervenire tempestivamente prima dell’applicazione definitiva delle misure contenute nel decreto. Il ritardo nella conversione del provvedimento e il mancato via libera alla proroga hanno aperto uno scenario complesso, con la possibilità che i territori restino privi di presidi fondamentali.

Dei ripensamenti a livello centrale sembrano indispensabili, anche alla luce delle critiche espresse da varie forze politiche e dai rappresentanti istituzionali locali. La questione si è posta con urgenza dopo il voto in Commissione, senza che al momento sia arrivata una risposta ufficiale dal Governo. Restano alcune settimane cruciali per verificare se il Parlamento interverrà o se la chiusura dei tribunali diventerà un fatto compiuto, con conseguenze che interesseranno cittadini e operatori giudiziari.

Ultimo aggiornamento il 30 Luglio 2025 da Luca Moretti

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Luca Moretti

Luca Moretti è un blogger e analista indipendente con un forte focus su politica e cronaca. Con uno stile incisivo e documentato, approfondisce temi di attualità nazionale e internazionale, offrendo ai lettori chiavi di lettura chiare e puntuali. Il suo lavoro è guidato da una costante ricerca della verità e da un impegno verso l’informazione libera e consapevole.

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