La sanità territoriale in Abruzzo si trova a un bivio: l’accordo integrativo regionale che regola il lavoro dei medici di famiglia non viene rinnovato da quasi due decenni. La mancata convocazione da parte della Regione per discutere del rinnovo alimenta preoccupazioni sul futuro della medicina del territorio e sulle condizioni lavorative dei professionisti coinvolti. La Fimmg Abruzzo, sindacato rappresentativo dei medici di famiglia, denuncia la situazione e chiede un intervento urgente.
La lunga attesa per il rinnovo dell’accordo integrativo regionale
L’Accordo integrativo regionale doveva essere sottoscritto entro il 30 giugno, ma nonostante le scadenze fissate a parole nulla è stato fatto concretamente. Da ben 19 anni questo documento fondamentale resta bloccato senza aggiornamenti o modifiche che tengano conto delle mutate esigenze della categoria e del sistema sanitario locale. La Fimmg Abruzzo ha atteso pazientemente una convocazione ufficiale per avviare il confronto con la Regione, ma questa non è mai arrivata.
Un’occasione mancata per il tavolo di monitoraggio
Il tavolo di monitoraggio previsto avrebbe potuto rappresentare un’occasione concreta per riprendere le trattative e affrontare temi cruciali come i parametri contrattuali ormai superati o le condizioni lavorative sempre più difficili dei medici di famiglia. Tuttavia anche questa possibilità è stata vanificata dalla mancanza di iniziativa politica. Il silenzio istituzionale pesa sulla categoria che si sente trascurata in un momento delicato.
Le conseguenze sul ricambio generazionale nella medicina territoriale
Secondo Mauro Petrucci, segretario regionale Fimmg, la negoziazione con la Regione è indispensabile soprattutto per garantire un ricambio generazionale nel mondo medico territoriale. Oggi infatti diventare medico di famiglia appare una scelta complessa e poco attrattiva a causa delle condizioni contrattuali obsolete e delle difficoltà crescenti legate all’organizzazione del lavoro.
La mancata revisione dell’Air rischia quindi di compromettere seriamente il futuro della sanità locale perché blocca ogni tentativo concreto di miglioramento o innovazione nel rapporto tra professionisti sanitari e sistema pubblico. Serve una politica capace almeno di avviare discussioni serie su come sostenere chi opera quotidianamente nei territori più lontani dagli ospedali.
Fimmg abruzzo: tra disponibilità al dialogo e critica alla regione
La Fimmg ribadisce la propria volontà al dialogo costruttivo con gli enti regionali pur mantenendo ferma la critica verso chi sembra ignorare le richieste avanzate dai medici stessi. In passato sono arrivate minacce dall’amministrazione regionale circa l’imposizione dell’accordo senza confronto se non si fosse trovato un accordo condiviso: uno scenario poco gradito agli operatori sanitari che chiedono rispetto sia verso loro sia verso i cittadini assistiti.
Petrucci sottolinea come sia pronta una proposta coerente ed equilibrata elaborata dalla stessa categoria; essa tiene conto anche delle criticità esistenti senza però rinunciare alle necessarie rivendicazioni sul diritto alla salute degli utenti finali del servizio sanitario pubblico abruzzese.
Con queste premesse emerge chiaramente lo scontro tra chi vuole procedere imponendo decisioni dall’alto senza ascoltare gli operatori coinvolti direttamente nella cura quotidiana delle persone, contro chi invece punta a costruire soluzioni condivise basate sull’esperienza concreta maturata sul campo negli ultimi anni.
Il richiamo finale al rispetto del diritto alla salute dei cittadini abruzzesi
Nel suo appello conclusivo Mauro Petrucci invita presidente della Regione e assessore competente ad assumersi responsabilità precise riguardo all’impegno preso nei confronti degli abitanti d’Abruzzo sulla tutela sanitaria territoriale. Ricorda inoltre come spesso nelle dichiarazioni pubbliche venga ribadita attenzione verso questi temi mentre nei fatti accade qualcosa d’altro.
Questa discrepanza fra parole ufficiali ed eventi concreti alimenta sfiducia nell’operato politico-amministrativo, lasciando aperta una questione centrale: quale sarà davvero il destino dell’assistenza primaria in Abruzzo se continua questo stallo? Le risposte restano sospese mentre i medici attendono segnali concreti capaci finalmente dare respiro a una realtà sempre più fragile.