Il dramma di Amina Sailouhi, uccisa dal marito davanti alla figlia, ha acceso l’attenzione del comune di Settala. Il sindaco Massimo Giordano ha lanciato un progetto per trasformare un bene confiscato alla malavita in una casa per donne maltrattate. La comunità locale si è mobilitata per sostenere la figlia di Amina e per cercare risposte concrete contro la violenza.
La risposta immediata del comune di Settala dopo la tragedia
Domenica scorsa, a Settala, una tragedia ha coinvolto una famiglia intera. Amina Sailouhi è stata uccisa dal marito Khalid Achak davanti alla figlia di dieci anni. Il fatto ha scosso profondamente l’intera comunità. Il sindaco Massimo Giordano ha preso in mano la situazione, coordinandosi con i servizi sociali per aiutare concretamente la bambina e organizzare una rete di supporto.
In pochi giorni si è tenuto un incontro molto partecipato nella sala consiliare, in cui cittadinanza e associazioni hanno proposto varie iniziative per non lasciare sole le vittime di violenza. La partecipazione ha superato ogni aspettativa: lo spazio era completamente occupato.
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Tra le azioni immediate, è nata la raccolta fondi sulla piattaforma GoFundMe per garantire assistenza alla figlia di Amina. L’importo raccolto ha già superato i 3.600 euro, una cifra che verrà usata per coprire necessità concrete della bambina, presenti e future.
Il progetto di una casa protetta dedicata ad amina come segno tangibile di aiuto
Il sindaco ha sottolineato che l’attenzione non deve fermarsi al momento del lutto e alla solidarietà emotiva. Bisogna pensare a soluzioni pratiche per chi si trova in situazioni di pericolo. Dal confronto con la cittadinanza è emersa la proposta di trasformare un bene confiscato alla malavita, attualmente usato per un progetto con minori, in un’abitazione sicura per le donne maltrattate e i loro figli.
L’immobile, concesso dall’amministrazione comunale, sarà adattato a casa protetta. Qui le donne in difficoltà potranno trovare un rifugio lontano dalla paura e dalla minaccia quotidiana. L’obiettivo è garantire un luogo dove fare esperienza di vita libera dalla violenza, con un supporto sociale e psicologico concreto.
Secondo il sindaco, questi spazi servono a dare risposta alle tante denunce che spesso rimangono senza seguito o protezione adeguata. La sicurezza di chi denuncia non può essere affidata solo a parole: serve un tetto fisico, un punto di riferimento che sia esempio concreto di tutela e sostegno.
Un impegno che coinvolge tutta la comunità e si estende oltre Settala
La solidarietà verso la famiglia di Amina ha mostrato il valore di una comunità attiva. Sono numerose le associazioni e i cittadini che partecipano alla raccolta fondi e alle iniziative. La mobilitazione non è solo locale: si pensa a creare un modello replicabile, anche per donne maltrattate che arrivano da altri comuni.
Molte vittime di violenza, infatti, sono costrette a cercare protezione fuori dal proprio paese d’origine, dove la tensione e il rischio di ritorsioni sono maggiori. Settala si prepara a offrire un punto di rifugio, anche in prospettiva di collaborazioni con altri enti.
Sostegno e futuro per la figlia di amina
Intanto resta l’incertezza sulle misure che il tribunale potrà disporre per tutelare la bambina rimasta senza madre. Il sindaco ha assicurato l’impegno del comune per sostenere la piccola e per evitare che altre donne subiscano simili violenze.
L’attenzione rimane alta: la memoria di Amina diventa stimolo per trasformare il dolore in azioni concrete, con una casa pronta ad accogliere chi ha bisogno di scappare dalla violenza domestica.