
All’ospedale Fatebenefratelli di Milano, da marzo 2025 operano mediatori linguistico-culturali per facilitare l’accesso alle cure non urgenti ai pazienti stranieri esclusi dal Servizio sanitario nazionale, integrando supporto medico e amministrativo. - Unita.tv
Un progetto attivo da marzo 2025 all’ospedale Fatebenefratelli di Milano prevede la presenza di mediatori linguistico-culturali per aiutare pazienti esclusi dal Servizio sanitario nazionale. L’iniziativa si rivolge soprattutto a chi proviene dall’estero e non è iscritto al sistema sanitario italiano, semplificando l’accesso a cure non urgenti e supporto amministrativo. Questo modello coinvolge diversi enti locali e mira a ridurre le difficoltà legate a normative complesse, facilitando l’inclusione sanitaria di persone spesso marginalizzate.
Il ruolo dei mediatori linguistico-culturali nel pronto soccorso fatebenefratelli
Dal 24 marzo 2025, presso il pronto soccorso dell’ospedale Fatebenefratelli, sono operativi due mediatori culturali forniti da Emergency. Questi professionisti lavorano dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 18, con l’obiettivo di supportare pazienti non gravi inviati dal triage perché non iscritti al Servizio sanitario nazionale. Parlano principalmente arabo e francese, lingue spesso parlate dai pazienti che si rivolgono alla struttura.
Mediatori culturali oltre la semplice traduzione
I mediatori non si limitano alla traduzione linguistica: possiedono una conoscenza approfondita della normativa sanitaria italiana e delle procedure amministrative. Questo permette loro di aiutare chi si presenta in pronto soccorso solo in caso di urgenza, a volte dopo aver evitato le cure per paura dei costi elevati presenti nei Paesi d’origine. Il loro intervento facilita l’orientamento nei meandri burocratici che caratterizzano il sistema di accesso alle cure, spesso complicati anche per chi risiede stabilmente in Italia da anni.
Emergency è attiva in Italia da vent’anni e a Milano gestisce il PoliTruck, una clinica mobile che raggiunge le periferie. L’impegno a Fatebenefratelli non sostituisce il sistema sanitario nazionale ma si concentra su terapie non urgenti e sull’assistenza per l’iscrizione al servizio dei pazienti che ne hanno diritto ma ignorano la procedura.
Le barriere burocratiche all’accesso al servizio sanitario nazionale
Il Servizio sanitario nazionale garantisce cure salvavita a chiunque in base alla Costituzione italiana, ma le procedure per essere presi in carico sono spesso complesse. La difficoltà nella conoscenza dei propri diritti rimane una delle barriere più grandi per accedere al sistema, come spiega Loredana Carpentieri, coordinatrice dei progetti sociosanitari di Emergency a Milano. La collaborazione tra Regione, Comune, l’Asst Fatebenefratelli-Sacco e Fondazione Progetto Arca sostiene interventi precisi atti a colmare queste lacune.
Nel pronto soccorso dell’ospedale Fatebenefratelli, frequentato da oltre 55 mila persone l’anno, la posizione strategica vicino a due stazioni ferroviarie facilita l’accesso da parte di persone vulnerabili. L’assessore regionale al Welfare, Guido Bertolaso, ha evidenziato come le situazioni delicate emergano quotidianamente: durante un incontro stampa, un uomo è arrivato chiedendo di essere investito per mettere fine alla sua vita.
Gli utenti e le difficoltà di iscrizione
Un’analisi condotta da Emergency su circa novanta pazienti seguiti dai mediatori conferma che tre quarti sono stranieri regolari, aventi diritto all’iscrizione al Servizio sanitario nazionale. Spesso non riescono a iscriversi a causa di mancanze documentali. L’associazione li aiuta a risolvere questi problemi in collaborazione con la Casa di comunità di via Farini.
Gli altri pazienti includono stranieri irregolari, italiani o europei senza residenza. Alcuni non hanno neppure chi possa fare per loro una dichiarazione di ospitalità, documento che oggi ha assunto aspetti di mercato, secondo quanto riferito da Sauro Forni, infermiere di Emergency. Questi casi vengono assistiti tramite il PoliTruck, senza gravare ulteriormente sul pronto soccorso con codici minori, che già affollano il reparto.
L’integrazione tra servizi sociali e sanitari per assistere i senza dimora
L’assessore al Welfare del Comune di Milano, Lamberto Bertolè, ha sottolineato l’importanza di un approccio che coinvolga diversi servizi per accogliere le marginalità. Nel pronto soccorso si individuano bisogni che spaziano oltre la sola emergenza medica e richiedono una rete di supporto.
Da circa una settimana è stato attivato un percorso dedicato ai senza dimora, italiani e stranieri, gestito dall’assistente sociale Ada Raimondi dell’Asst. Questa iniziativa prevede di indirizzare le persone vulnerabili al Centro Sammartini di Fondazione Progetto Arca. Il centro ha incrementato i posti letto per soggetti con particolari fragilità sanitarie, aggiungendo cinque postazioni ai venti già disponibili nella struttura di via Mambretti, aperta undici anni fa.
Un modello replicabile
L’intento è di creare un sistema capace di rispondere a situazioni di fragilità multiple. La sperimentazione avviata al Fatebenefratelli potrebbe essere replicata in altri pronto soccorso definiti di “frontiera” come quelli dell’Asst Santi Paolo e Carlo, Niguarda e Policlinico, dando continuità a un modello che ha dimostrato di intercettare bisogni altrimenti invisibili all’interno della rete sanitaria cittadina.