Home A Milano assegna una casa non adatta a persona con invalidità 85% e problemi di amianto

A Milano assegna una casa non adatta a persona con invalidità 85% e problemi di amianto

Il caso di Ericka Olaya Andrade a Milano evidenzia le gravi lacune nell’assegnazione di alloggi popolari per disabili, con appartamenti inadeguati e problemi di sicurezza come l’amianto.

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Il caso di Ericka Olaya Andrade evidenzia le criticità nell’assegnazione degli alloggi popolari per disabili a Milano, tra barriere architettoniche, rischi ambientali e inadeguatezza degli immobili rispetto alle esigenze specifiche. - Unita.tv

Il caso di Ericka Olaya Andrade, 48 anni, residente a Milano, fa luce sulle difficoltà nell’assegnazione degli alloggi popolari per persone con disabilità. Nonostante una invalidità riconosciuta dell’85% e una condizione di salute compromessa dal Long Covid, le è stato consegnato un appartamento non accessibile e con problemi di sicurezza. Questo episodio apre un dibattito sulle condizioni degli immobili pubblici destinati a chi ha esigenze speciali e sulle lacune nella gestione delle domande.

La storia di ericka olaya andrade e la sua condizione di salute

Ericka Olaya Andrade è arrivata a Milano nel 2002, proveniente dalla Colombia. Dal 2020 convive con il Long Covid, una sindrome che ha stravolto la sua vita e che ha portato a un riconoscimento ufficiale di invalidità pari all’85%. Il certificato dell’Inps, insieme a un referto ospedaliero dettagliato, descrive una serie di limitazioni importanti: debolezza muscolare, fatica cronica, dolori articolari persistenti, emicrania, asma, difficoltà nella regolazione della temperatura corporea e compromissioni cognitive come perdite temporanee di memoria e ridotta efficacia mentale. Nel 2020, è stata ospitata per due mesi in un Covid Hotel, periodo che ha segnato l’inizio delle sue difficoltà.

Vita prima della malattia e impatto sulla quotidianità

Prima della malattia, Ericka lavorava come interior designer e artigiana, partecipava all’organizzazione di eventi e conduceva una vita attiva. La sua autonomia ora è limitata a pochi minuti prima di dover riposare o utilizzare ausili come sedia a rotelle o deambulatore. Il suo assegno di invalidità ammonta a 340 euro mensili, somma insufficiente per sostenere un affitto nel mercato privato di Milano. Per questo, ha partecipato a tre bandi per l’assegnazione di case popolari, risultando assegnataria solamente a gennaio 2025.

L’alloggio assegnato: barriere architettoniche e rischio salute

Il 31 gennaio 2025 Ericka ha ricevuto l’assegnazione di un appartamento in via degli Etruschi 5, nel quartiere Molise-Calvairate di Milano. L’alloggio si trova al piano rialzato con accesso tramite ascensore, una presenza positiva per chi ha difficoltà motorie, ma le problematiche non sono mancate. L’appartamento presenta spazi ristretti tra il piano cottura e un calorifero troppo vicino, limitando fortemente la praticabilità con ausili come la sedia a rotelle. Lo spazio disponibile è di appena 36 centimetri e non permette spostamenti agili. Ericka ha richiesto modifiche agli impianti al servizio tecnico di Aler, ma queste sono risultate impossibili da attuare perché il calorifero e altri impianti non si possono spostare.

Problemi di sicurezza e amianto

L’assegnazione ha inoltre svelato gravi problemi di sicurezza ambientale nell’edificio. L’appartamento è collocato in uno stabile dove, almeno in alcune aree, permane la presenza di amianto. Lo ha confermato il personale tecnico Unareti che, per allacciare nuovamente la corrente elettrica, ha indossato protezioni speciali per accedere alle cantine. Il sindacato Sicet ha inviato una richiesta ufficiale ad Aler il 25 maggio per chiarire la situazione. Questo rappresenta un serio rischio per la salute degli abitanti, soprattutto per chi ha problemi respiratori come Ericka.

Le criticità del sistema di assegnazione delle case popolari per disabili

Nonostante la forte limitazione funzionale di Ericka, l’alloggio assegnato non è stato adeguato alla sua condizione. Lo conferma chiaramente una mail del 3 febbraio di un responsabile di Aler, dove l’alloggio è definito “non riattato per diversamente abili”. Ciò mette in evidenza alcune lacune nella gestione delle richieste. Le soluzioni abitative pensate per persone con disabilità sono infatti molto poche a Milano. Inoltre, la piattaforma utilizzata per le domande non consente di specificare il tipo di disabilità e quindi i requisiti necessari per l’adattamento delle abitazioni.

Ericka aveva allegato tutta la documentazione medica utile durante la sua richiesta, ma la sua condizione specifica non ha trovato riscontri nella scelta dell’alloggio. Questo dimostra come il sistema attuale non riesca a selezionare ambienti conformi alle necessità di chi ha problemi motori o di altro tipo. La mancanza di appartamenti adeguati, unita a una piattaforma non sufficientemente dettagliata, genera casi come quello di Ericka.

Tentativi di risolvere e ruolo di aler milano

Dal momento dell’assegnazione, Ericka ha preso contatto con Aler Milano attraverso molte mail, cercando di far valere i suoi diritti e ottenere modifiche all’alloggio. Questi scambi però non hanno portato a una soluzione, spingendola a rivolgersi a un avvocato e a rendere pubbliche le sue difficoltà. Le richieste di intervento tecnico per migliorare gli spazi interni si sono rivelate infruttuose, dato che Aler ha dichiarato di non poter effettuare spostamenti degli impianti.

Denunce e prospettive future

La denuncia pubblica mira anche a stimolare un confronto più ampio sulle condizioni delle abitazioni popolari destinate a persone disabili. Ericka ribadisce l’esigenza di abitare in una casa priva di barriere architettoniche e senza rischi ambientali come l’esposizione all’amianto. Il suo caso è un esempio delle difficoltà che affrontano molti cittadini con invalidità in cerca di un alloggio dignitoso a Milano.

Aler Milano, interpellata dal sindacato e dai media, si trova a dover affrontare interrogativi spinosi legati alla sicurezza degli immobili e all’adeguatezza delle assegnazioni. La vicenda riporta all’attenzione pubblica la necessità di una revisione dei criteri di assegnazione e di una maggiore attenzione alle condizioni delle case popolari rivolte a chi vive con disabilità.