
Il centro Re.Te, gestito dalla fondazione Carolina, offre supporto gratuito a giovani in difficoltà psicologiche e sociali, con un approccio accogliente e multidisciplinare che integra terapia, attività di gruppo e interventi contro il cyberbullismo. - Unita.tv
Il centro Re.Te si presenta come uno spazio accogliente dedicato a preadolescenti, adolescenti e giovani adulti che affrontano varie difficoltà psicologiche e relazionali. Situato vicino a via Melchiorre Gioia, il servizio si è messo in moto prima ancora dell’apertura ufficiale, intervenendo con un approccio che punta a dare supporto senza etichettare i ragazzi come pazienti. La struttura è gestita dalla fondazione Carolina, conosciuta per le iniziative contro il cyberbullismo, che offre i servizi gratuitamente grazie al lavoro di educatori specializzati. Il centro ha trattato oltre 30 casi negli ultimi mesi, impiegando metodi terapeutici e di reinserimento che rispondono alle necessità dei giovani in difficoltà.
Qualche nota sull’ambiente e la filosofia del centro re.te
Il centro Re.Te si differenzia per un’atmosfera pensata per far sentire i ragazzi a proprio agio, quasi come fossero in una seconda casa. Gli arredi sono caratterizzati da toni tenui e poltrone morbide, disegnate per invitare al relax e alla fiducia. L’obiettivo è togliere di mezzo la percezione di struttura clinica, accogliendo ogni giovane come una persona e non come un paziente. Questo approccio favorisce l’apertura e il dialogo, elementi fondamentali per chi vive disagi legati soprattutto alla salute mentale e al disagio sociale.
La scelta di affidare il centro a educatori professionali della cooperativa Pepita sottolinea l’attenzione alla relazione educativa prima ancora che alla terapia tradizionale. Il fatto che gli operatori siano arrivati a lavorare anche a domicilio per raggiungere chi non usciva da casa da mesi conferma l’impegno concreto per garantire un contatto reale in situazioni difficili.
I diversi problemi affrontati dal centro
Il focus iniziale del progetto era la dipendenza da tecnologia, ma intervenendo si è capito che i disagi erano molteplici e spesso interconnessi. Tra i soggetti seguiti ci sono ragazzi impegnati in percorsi di “messa alla prova”, ovvero misure alternative al percorso penale che mirano a un reinserimento sociale senza condanna. Alcuni di loro hanno commesso reati legati all’uso di strumenti tecnologici e necessitano quindi di un sostegno specializzato per riprendere un cammino positivo.
Accanto a questi emergono anche casi di giovani con dipendenze da sostanze o che hanno abbandonato la scuola. Il centro propone un percorso articolato che coniuga sostegno psicologico, attività di gruppo e laboratori personalizzati. Lo sport, il teatro e l’ippoterapia sono inseriti per stimolare interessi e recuperare autostima, mentre i ragazzi sono coinvolti anche in iniziative di “restituzione”, partecipando ad attività sociali che li aiutano a riscoprirsi responsabili e attivi.
Impatto del disagio adolescenziale e ruolo degli adulti
Secondo Ivano Zoppi, segretario generale della fondazione Carolina, il tratto comune ai ragazzi seguiti è il senso di frustrazione, disagio e in molti casi la presenza di ansia e depressione. Si tratta di una fase complicata, che l’adulto tende a sottovalutare, spesso più concentrato sul rendimento scolastico o sul successo prestazionale che sul benessere emotivo. La mancanza di punti di riferimento affidabili è centrale nelle dinamiche di cyberbullismo e isolamento sociale.
Molti studenti dichiarano infatti di non avere un adulto a cui rivolgersi nei momenti di difficoltà. La fondazione Carolina lancia un appello affinché la cura del benessere dei giovani diventi responsabilità comune, non soltanto delle famiglie o della scuola. Mantenere uno sguardo attento significa intercettare prima i segnali e intervenire in modo adeguato, contrastando le conseguenze più gravi di questo malessere diffuso.
Vita online e nuove forme di disagio giovanile
Il tempo medio trascorso online dai ragazzi varia tra le 8 e 10 ore giornaliere. Lo smartphone è il dispositivo più diffuso, utilizzato dall’88% almeno una volta ogni giorno. Il primo cellulare arriva spesso prima dei 10 anni, e a 13 anni quasi tutti i ragazzi possiedono un apparecchio personale. Questi dati confermano come la dimensione digitale sia ormai centrale nella vita adolescenziale, con impatti profondi sulla salute mentale.
Il cyberbullismo resta una delle minacce più evidenti, ma altri fenomeni meno conosciuti emergono come segnali di disagio. Tra questi, il chatting, cioè scambiare messaggi mentre ci si dedica ad altre attività online, è molto comune e porta spesso a sessioni prolungate a contatto con schermi per molte ore. Il sexting riguarda due su tre ragazzi che hanno ricevuto messaggi sessualmente espliciti almeno una volta, mentre il vamping consiste nel restare svegli la notte connessi ai dispositivi, un’abitudine che influisce sulla qualità del sonno e sulle condizioni emotive.
Supporto multidisciplinare nelle scuole lombarde e in italia
La fondazione Carolina incontra ogni anno oltre 90mila studenti in tutta Italia, dalla scuola primaria alle superiori, per sensibilizzare e intervenire su questi temi. Per le famiglie, insegnanti e operatori è disponibile un’equipe multidisciplinare chiamata “Rescue team”, composta da esperti in psicologia, diritto, comunicazione e clinica. Negli ultimi due anni scolastici, il team ha gestito 278 situazioni di disagio, con il 20% dei casi concentrati in Lombardia, in particolare nell’area milanese.
Le attività di prevenzione e assistenza puntano anche a individuare prima possibili crisi o episodi di violenza online. Incontri e programmi educativi cercano di ridurre l’impatto dei fenomeni digitali negativi, aiutando i ragazzi a trovare strategie per vivere la rete in sicurezza e con consapevolezza. Questo lavoro risponde a una richiesta crescente di attenzione da parte delle scuole e delle famiglie, ma anche di una società che deve adattarsi a cambiamenti rapidi nell’esperienza dei più giovani.