La crisi umanitaria nella Striscia di Gaza continua a peggiorare senza sosta. Un operatore umanitario con trent’anni di esperienza in zone di conflitto ha descritto un quadro drammatico, con migliaia di persone a rischio di morte lenta per mancanza di acqua, cibo e cure mediche. Nonostante le discussioni politiche e le strategie di sicurezza, il bisogno immediato è intervenire per evitare una catastrofe sanitaria ed umanitaria che colpisce in particolare donne incinte, bambini e feriti.
Condizioni di vita drammatiche per la popolazione di gaza
Loris De Filippi, operatore umanitario e Health Specialist per UNICEF, rientrato da Gaza pochi giorni fa, ha raccontato condizioni che superano ogni limite immaginabile. Le persone, spesso madri e bambini, vivono in rifugi di fortuna senza accesso a risorse essenziali come acqua potabile, cibo e medicinali. Secondo i dati raccolti, nella striscia 55.000 donne incinte si trovano in condizioni precarie. Un terzo è sottoposto a gravidanze ad alto rischio, mentre una su cinque ha neonati prematuri o sottopeso. Le infrastrutture sanitarie sono al collasso: solo cinque ospedali riescono ancora a offrire assistenza materna, ma funzionano a stento a causa della mancanza di personale e forniture.
La situazione dei bambini feriti
La presenza di bambini gravemente feriti preoccupa in modo particolare. Il 70% delle ustioni che richiedono interventi chirurgici riguardano minori, così come una quota alta di traumi cranici, lesioni spinali e amputazioni. Le condizioni di lavoro per i medici, spesso sfinito dalla fame e dal sovraccarico, aggravano aun quadro già disperato.
Ostacoli burocratici e carenza di materiali medici essenziali
L’operatore che ha lavorato per organizzazioni come Medici Senza Frontiere ha evidenziato come le restrizioni imposte impediscano il passaggio di materiali vitali. Incubatrici e ventilatori pediatrici, fondamentali per una parte della popolazione più vulnerabile, restano bloccati in magazzini israeliani da mesi. Questa situazione impedisce di salvare vite che potrebbero essere recuperate con un intervento tempestivo. Il problema del carburante si aggiunge a questa emergenza, rischiando di far chiudere gli ultimi servizi sanitari attivi.
Tali limitazioni, frutto di una burocrazia rigida, acutizzano la sofferenza e bloccano qualsiasi tentativo di intervento efficiente. Migliaia di feriti e malati non ricevono cure adeguate a causa di questi vincoli imposti alle forniture umanitarie.
Il peso delle restrizioni
Questa situazione impedisce di salvare vite che potrebbero essere recuperate con un intervento tempestivo, ha sottolineato l’operatore.
Richieste di intervento urgente per accessi e evacuazioni mediche
De Filippi ha lanciato un appello chiaro e diretto alla comunità internazionale: serve garantire immediatamente l’accesso umanitario per fornire acqua, cibo, carburante e medicine a Gaza e al nord della Cisgiordania. Questo significa ampliare e rendere pienamente operativi i corridoi umanitari, senza ostacoli burocratici mentre aumentano le necessità sul terreno.
In aggiunta, deve essere garantito il passaggio del personale umanitario per azioni di soccorso e monitoraggio costante. Le evacuazioni mediche di pazienti in condizioni critiche devono diventare una priorità, trattando tutte le persone senza alcuna discriminazione. Il tempo non è più un elemento disponibile: agire con rapidità può evitare migliaia di morti e ridurre il peso di questa crisi sanitaria.
Questi interventi sono fondamentali per contenere una crisi che ogni giorno diventa più difficile da gestire e che sta rapidamente sottraendo vite e dignità a una popolazione già segnata da anni di conflitti.