Il 20 marzo 2025 segna il 31° anniversario della tragica scomparsa di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, due figure emblematiche del giornalismo italiano, uccisi a Mogadiscio. Le circostanze della loro morte rimangono avvolte nel mistero, con eventi commemorativi che si svolgono per mantenere viva l’attenzione su una vicenda che ha visto depistaggi e mancanza di giustizia. L’inchiesta che stava conducendo Alpi, focalizzata su traffici illeciti di armi e rifiuti tossici, ha rivelato un contesto complesso e inquietante.
La missione di Ilaria Alpi in Somalia
Ilaria Alpi, giornalista di grande talento, si trovava in Somalia per documentare la missione “Restore Hope“, un intervento delle Nazioni Unite volto a stabilizzare un paese devastato dalla guerra civile e dalla povertà . Durante il suo lavoro, Alpi iniziò a indagare su presunti traffici illeciti legati al contingente militare italiano, scoprendo potenziali collegamenti con il trasporto di rifiuti tossici. La sua determinazione nel raccogliere testimonianze e approfondire la questione la portò a contattare diverse fonti locali, cercando di svelare una realtà che si celava dietro la facciata della missione umanitaria.
Pochi giorni prima della sua morte, Alpi ebbe un incontro cruciale con il governatore locale, durante il quale sollevò domande su una nave sequestrata dalle milizie. Questo colloquio potrebbe aver rivelato informazioni sensibili che avrebbero potuto mettere in pericolo la sua vita. La giornalista, infatti, aveva già ricevuto minacce, segno che le sue indagini stavano toccando nervi scoperti.
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L’agguato e le indagini
Il 20 marzo 1994, Ilaria Alpi e Miran Hrovatin furono vittime di un agguato mortale mentre si trovavano a bordo di un fuoristrada a Mogadiscio. Un commando armato aprì il fuoco, ponendo fine alle loro vite in circostanze drammatiche. La scomparsa di prove cruciali, come i taccuini di Alpi e le videocassette di Hrovatin, ha alimentato le teorie di insabbiamento e depistaggio che hanno caratterizzato le indagini. Anche il certificato di morte di Alpi è misteriosamente scomparso, contribuendo a un clima di opacità e confusione.
Nonostante l’interesse di otto procure e quattro commissioni parlamentari, la verità sull’omicidio di Alpi e Hrovatin è rimasta elusiva. L’unico imputato, Hashi Omar Hassan, un giovane somalo, fu accusato di far parte del commando responsabile del duplice omicidio. Dopo un processo controverso, fu inizialmente assolto, ma successivamente condannato all’ergastolo. La sua pena fu poi ridotta a 26 anni, fino a quando nel 2016 emerse che la testimonianza che lo aveva incriminato era falsa, portando alla sua definitiva assoluzione dopo 17 anni di detenzione ingiusta.
L’eredità di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin
A distanza di oltre tre decenni, il caso di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin continua a suscitare interrogativi e a rappresentare un simbolo della lotta per la verità e la giustizia nel giornalismo. Gli eventi commemorativi organizzati in loro memoria non solo celebrano il loro lavoro e il loro coraggio, ma servono anche a mantenere viva l’attenzione su una vicenda che ha messo in luce le difficoltà e i pericoli che i giornalisti affrontano nel tentativo di portare alla luce verità scomode.
La mancanza di risposte definitive e la persistenza di misteri irrisolti pongono interrogativi sul futuro della giustizia in casi simili. La memoria di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin rimane un monito per tutti coloro che si dedicano al giornalismo investigativo, evidenziando l’importanza di continuare a cercare la verità , anche di fronte a ostacoli e minacce.
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