Home Venezia, uomo getta la figlia dal balcone: processo e indagini sul delirio psicotico del 44enne

Venezia, uomo getta la figlia dal balcone: processo e indagini sul delirio psicotico del 44enne

Un padre di 44 anni a Cinto Caomaggiore lancia la figlia di 5 anni dal balcone, scatenando un caso che solleva interrogativi su malattie mentali e tutela dei minori.

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Un uomo di 44 anni a Cinto Caomaggiore (Venezia) ha lanciato la figlia di 5 anni dal balcone durante un episodio psicotico; la bambina è rimasta ferita ma fuori pericolo, mentre il padre è stato dichiarato incapace di intendere e volere e sottoposto a cure psichiatriche. - Unita.tv

Il caso di un uomo che a Venezia ha lanciato la figlia di 5 anni dal balcone ha acceso l’attenzione sul tema delle malattie mentali e la tutela dei minori. I fatti, avvenuti a gennaio 2024 nel comune di Cinto Caomaggiore, hanno portato all’arresto del padre e a un lungo iter giudiziario. La piccola ha riportato ferite serie ma non gravi, mentre il 44enne è stato dichiarato incapace di intendere e volere al momento del gesto.

I fatti avvenuti a cinto caomaggiore: il lancio dal balcone e l’intervento delle forze dell’ordine

All’inizio del 2024, un uomo di 44 anni ha gettato la figlia di cinque anni dal balcone della sua abitazione a Cinto Caomaggiore, piccolo comune vicino a Venezia. La bambina è caduta da un’altezza di circa quattro metri, riportando un trauma cranico acuto che ha richiesto una prognosi di trenta giorni. Fortunatamente, gli esiti non paiono lasciar tracce durature. Il padre si è lanciato a sua volta dal balcone, ferendosi all’anca. Subito dopo ha iniziato a pronunciare frasi senza senso, destando preoccupazione fra i testimoni presenti.

Le forze dell’ordine di Venezia sono arrivate rapidamente sul posto, fermando l’uomo che appariva in preda a uno stato psicotico. Qualcuno ha riferito di averlo sentito dire “se chiudo gli occhi moriamo tutti”, una frase che ha ulteriormente segnalato un quadro mentale confuso e pericoloso. Il pronto intervento delle autorità ha evitato conseguenze peggiori e ha portato all’arresto immediato del 44enne.

Le condizioni della bambina e la gestione medica del padre

Dopo l’episodio, la piccola è stata portata in ospedale per le cure necessarie legate al trauma cranico. La prognosi di trenta giorni ha evidenziato la gravità dell’incidente, ma non si registrano danni irreversibili o complicazioni neurologiche a lungo termine. La sua situazione ha tenuto in ansia amici e parenti, ma il decorso clinico è apparso rassicurante già nelle settimane successive.

Il padre, invece, è stato trasferito al pronto soccorso sia per la ferita all’anca, sia per verificare se il suo delirio fosse conseguenza di abuso di alcol o sostanze stupefacenti. Durante il ricovero ha tentato di farsi del male, cercando di strapparsi gli occhi con le mani, episodio che ha imposto un trasferimento immediato in un reparto psichiatrico. Qui ha ricevuto le cure necessarie per gestire il suo stato mentale, mettendo in evidenza una condizione psichica instabile e pericolosa.

Il quadro psicologico dell’uomo: tra delirio psicotico e interessi esoterici

Le indagini hanno mostrato che, nelle settimane precedenti all’accaduto, l’uomo si era avvicinato agli ambienti esoterici. Questo coinvolgimento ha coinciso con lo sviluppo di una paranoia ingiustificata, caratterizzata dalla convinzione di essere seguito e minacciato. Questi sintomi hanno accompagnato il delirio psicotico acuto che ha portato all’episodio drammatico.

Tale delirio è stato certificato da una perizia psichiatrica disposta dal giudice di Venezia. L’uomo, a quanto risulta, ha persino dimenticato l’intera vicenda, segno evidente di una perdita del contatto con la realtà. Le conclusioni mediche hanno escluso la responsabilità penale, definendo l’incapacità di intendere e volere durante i fatti. Questo elemento ha indirizzato anche i giudici nella gestione del caso, opponendo le accuse che si sarebbero potute normalmente muovere in altre circostanze.

Le conseguenze legali e il procedimento sulla patria potestà

Dopo l’arresto e la dimostrazione dello stato mentale dell’uomo, la giustizia ha preso misure per proteggere la bambina e la madre. Il 44enne ha ricevuto il divieto di avvicinarsi ai familiari, in particolare alla figlia e all’ex moglie. Su quest’ultima si sta concentrando il processo relativo alla patria potestà, una materia complessa che riguarda i diritti e le responsabilità verso il minore.

Il percorso giudiziario è ancora in corso, con le autorità impegnate a valutare tutte le implicazioni del caso. La protezione della bambina resta prioritaria, così come il monitoraggio delle condizioni psichiche del padre. Il Comune di Cinto Caomaggiore segue con attenzione gli sviluppi, mentre la vicenda resta un punto di riferimento per riflettere su come la legge gestisce situazioni delicatissime in cui si intrecciano malattia mentale e famiglia.