valutazioni sulle prospettive di pace e conflitti globali tra america, russia, cina e iran nei prossimi anni
L’analisi delle simulazioni sulla geopolitica internazionale evidenzia un assetto bipolare tra Stati Uniti e Cina, con conflitti “sotto soglia” e fragili tentativi di pacificazione con Russia e Iran.

L'articolo analizza, tramite la teoria dei giochi, le tensioni geopolitiche tra Stati Uniti, Russia, Cina e Iran, evidenziando un futuro caratterizzato da equilibrio instabile, rivalità bipolare e cooperazione limitata, con scenari di pace temporanea ma nessuna soluzione duratura fino al 2030. - Unita.tv
Negli ultimi mesi è cresciuto l’interesse nel capire come potrebbe evolversi il quadro geopolitico internazionale, soprattutto tenendo conto delle tensioni tra Stati Uniti, Russia, Cina e Iran. Alcuni ricercatori hanno utilizzato la teoria dei giochi per simulare gli scenari di pacificazione o di conflitto tra queste potenze. Queste analisi suggeriscono che tregue temporanee potrebbero emergere, mentre è meno probabile una pace duratura. Vediamo nel dettaglio cosa emerge da queste simulazioni e quale potrebbe essere l’impatto sulle relazioni globali fino al 2030.
Tendenze probabili del mercato globale e configurazione degli equilibri geopolitici
Estendendo questi risultati al contesto economico e commerciale mondiale, la simulazione indica alcune tendenze importanti per i prossimi tre anni. Primo, si delinea un assetto bipolare nel mercato globale, dove le influenze di Stati Uniti e Cina dominano e si fronteggiano su più fronti. Questa struttura comporta inevitabilmente la presenza di varchi nei flussi commerciali, ossia zone o settori dove le relazioni risultano limitate o intrecciate da nuovi ostacoli.
Il rischio di un conflitto aperto su scala globale rimane basso, ma cresce la probabilità che le potenze si concentrino sulla costruzione di strumenti di deterrenza avanzata. L’esempio più chiaro riguarda lo sviluppo di tecnologie robotiche di tipo eso-, endo- e sub-orbitale, strettamente connessi alla capacità militare preventiva. Questo approccio punta a rendere ciascuno degli attori incapace di infliggere danni senza una risposta immediata e proporzionata. Tale equilibrio, basato sulla paura di escalation immediata, mantiene il conflitto in una fascia di “sotto soglia”.
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Lo scenario descritto si contrappone a un sistema internazionale caratterizzato da cooperazione e integrazione economica più ampia. Il bipolarismo propone in modo evidente una divisione delle sfere di influenza, con ripercussioni sugli investimenti e sulle alleanze strategiche. Queste condizioni potrebbero influenzare settori chiave come energia, tecnologia e finanza, con impatti concreti su vari livelli, dalle multinazionali agli scambi interstatali.
Simulazioni basate sulla teoria dei giochi e limiti delle pacificazioni con regimi autoritari
La simulazione condotta ha preso in considerazione i tentativi di pacificazione da parte dell’amministrazione Trump riguardo ai conflitti con Russia, Cina e Iran. I risultati indicano che, pur esistendo un interesse comune nel raggiungere tregue, queste rimangono fragili e non si traducono in pacificazioni profonde o durature. Questo dato deriva dal fatto che i regimi autoritari coinvolti vedono qualsiasi accordo come una limitazione troppo grande dei propri interessi strategici.
Nello scenario presentato, la capacità dissuasiva degli Stati Uniti, sotto la guida di Trump, non appare sufficiente a convincere queste potenze a rinunciare a certe ambizioni. Ciò significa che, anche in presenza di interlocuzioni diplomatiche, i regimi autoritari tendono a mantenere un atteggiamento cauto e a continuare a tutelare i propri interessi attraverso azioni mirate. Gli sforzi di pacificazione quindi simulano più un equilibrio precario tra conflitti e cessate il fuoco temporanei che una vera distensione.
La teoria dei giochi ha permesso di modellare queste interazioni considerando non solo gli obiettivi dichiarati, ma anche i comportamenti dedotti dalla storia e dagli interessi oggettivi. Nel valutare la stabilità degli accordi, l’assetto dei regimi e le reciproche azioni di deterrenza giocano un ruolo centrale. La logica dei giochi prevede che ogni attore mantenga una posizione tale da non subire perdite eccessive e al contempo massimizzare la sua influenza, il che rende improbabile una svolta di pace definitiva in tempi brevi.
Ipotesi g2 e la divisione delle sfere d’influenza tra america e cina
Un ulteriore modello simulato riguarda uno scenario G2, cioè una possibile divisione delle sfere d’influenza tra Stati Uniti e Cina. Nel piano ipotetico, Pechino si concentrerebbe nel controllare la Russia, mentre Washington presiderebbe l’Europa. Questo assetto risponde all’interesse di entrambe le potenze di gestire aree cruciali senza ricorrere a una guerra totale.
La Cina potrebbe usare la Russia come leva per affermarsi come prima potenza globale. Per gli Stati Uniti però questa prospettiva incontra un forte ostacolo: la scarsa disponibilità a cedere parte della propria influenza su scala internazionale. Gli Stati Uniti non sono disposti a rinunciare facilmente al ruolo dominante, anche di fronte alla potenziale ascesa cinese.
L’ipotesi G2 quindi rimane possibile, ma con bassa probabilità nell’immediato futuro. Le grandi differenze di visione e gli attriti tra le due potenze si riflettono anche nei rapporti con gli alleati e nelle politiche commerciali. Le dinamiche di questa divisione potrebbero avere conseguenze sulla stabilità regionale, in particolare in Eurasia, dove la Russia resta strategica.
La cooperazione intrabellica come strategia di contenimento dei conflitti
Dal quadro emergente risulta che la ricerca della pace totale appare ora poco realistica. Più probabile è uno scenario dove si mantiene una condizione di conflitto “sotto soglia”, spesso definita “cooperazione intrabellica”. Questo concetto indica un equilibrio fatto di rivalità continue, ma senza escalation fino allo scontro aperto.
Per l’Occidente questo si traduce nella necessità di rafforzare le capacità di deterrenza, estendendole in termini tecnologici, militari e economici. Il consolidamento dei sistemi di difesa e degli strumenti di intelligence diventa fondamentale per prevenire escalation incontrollate.
Questa realtà impone inoltre all’Occidente un’azione coordinata più stretta. Le democrazie e le nazioni alleate devono mostrare un fronte unito di fronte alle sfide rappresentate da potenze autoritarie. La frammentazione interna o la mancanza di coesione rischiano di indebolire la risposta collettiva, aumentando i margini per crisi locali o regionali.
La strategia della cooperazione intrabellica richiede anche molta attenzione nella gestione delle crisi, per evitare errori di calcolo che potrebbero compromettere l’equilibrio delicato raggiunto. Il mantenimento di canali diplomatici aperti, un dialogo trasparente con gli alleati e una capacità di risposta rapida sono altri elementi cruciali.
Prospettive di lungo termine: nova pax, inclusione della russia e sistemazione finanziaria globale
A più lungo termine si immagina un progetto definito Nova Pax, che preveda una nuova architettura di pace e sicurezza globale. Al centro di questo modello ci sarebbero gli Stati Uniti, ma con un ruolo adattato e condiviso con i partner del G7 e altri paesi alleati.
Una questione cruciale riguarda la presenza o meno della Russia in questo nuovo ordine. L’idea di includere la Russia, anche come partner esterno, mantiene un certo appeal strategico. La sua esclusione favorirebbe infatti la Cina come potenza regionale e ridurrebbe la possibilità di un equilibrio globale stabile.
Per questo motivo si spiega anche la volontà degli Stati Uniti, pur tra tensioni e contrasti, di mantenere canali aperti con Mosca e di perseguire almeno tregue temporanee. Analogamente, i tentativi di continuare il commercio con la Cina, nonostante le controversie, cercano di contenere le spinte conflittuali.
Dal punto di vista economico e finanziario, la Nuova Pax potrebbe prevedere una metamoneta G7+, formata dalla convergenza di dollaro, euro, yen, sterlina e altre valute. Questa piattaforma rifletterebbe la necessità di una capacità di credito più solida, capace di sostenere le democrazie e supportare la risoluzione delle crisi future. Il rafforzamento del dollaro in tale contesto non sarebbe semplicemente un ritorno a vecchie gerarchie, ma una mossa strategica per aumentare la fiducia nel sistema finanziario internazionale.
La prospettiva di un ordine globale condiviso appare fondamentale proprio per evitare crisi interne gravi in Russia e Cina, che secondo questa analisi potrebbero rivelarsi pericolose quanto o più delle aggressioni militari dirette. Senza sufficienti risorse economiche a livello globale, il rischio di instabilità sociale e politica aumenterebbe in modo significativo.
In definitiva queste riflessioni mostrano una situazione mondiale complessa, dove la freddezza del conflitto permanente si alterna a tentativi di contenimento e riorganizzazione degli equilibri. Il futuro prossimo sarà segnato da questa tensione costante tra competizione e sopravvivenza degli assetti politici ed economici.