un piano straordinario per evitare la deindustrializzazione in italia ed europa presentato a roma nel 2025
Il piano di Emanuele Orsini per rilanciare l’industria italiana ed europea si basa su investimenti pubblici e privati, semplificazione normativa e sostenibilità, affrontando rischi di deindustrializzazione e costi energetici elevati.

L’assemblea Confindustria 2025 ha presentato un piano per rilanciare l’industria italiana ed europea, puntando su investimenti pubblici e privati, semplificazione normativa e sostenibilità integrata, per contrastare la deindustrializzazione e affrontare sfide energetiche, burocratiche e internazionali. - Unita.tv
Il futuro dell’industria italiana ed europea si trova a un bivio decisivo. L’assemblea nazionale di Confindustria del 2025 ha segnato un momento cruciale con la presentazione di un piano industriale pensato per contrastare la minaccia di una perdita consistente di capacità produttiva. Il progetto punta a un insieme di interventi pubblici e privati, snellimento burocratico e una visione della sostenibilità che intreccia ambiente, economia e aspetti sociali. Nel cuore del dibattito ci sono i rischi di uno smantellamento industriale, ma anche le chance di rilancio se le istituzioni sapranno agire con rapidità e concretezza.
La proposta di orsini per un rilancio industriale tra investimenti e norme più semplici
Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, ha esposto durante l’assemblea un piano strutturale per l’industria italiana e europea. L’idea centrale si fonda su un mix di risorse pubbliche e private consolidate in un disegno organico capace di sostenere l’innovazione e la transizione ecologica. Orsini ha messo in evidenza la necessità di bloccare la deindustrializzazione, un pericolo concreto che mette a rischio posti di lavoro e competenze fondamentali.
La strategia passa attraverso la semplificazione normativa, riducendo i lunghi tempi e l’incertezza delle regole. Orsini ha sottolineato che la sostenibilità deve essere declinata in modo ampio, considerando non soltanto il rispetto dell’ambiente, ma anche il peso economico e sociale di ogni scelta. Ha chiesto un «New Generation EU per l’industria» che si rifaccia al piano post-pandemia ma con un’attenzione mirata alla creazione di un mercato integrato e operativo per il capitale.
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La crisi dell’ex Ilva e il rischio di ripetere errori del passato
La vicenda dell’ex Ilva è stata citata come esempio emblematico di una gestione complessa e piena di ostacoli politico-amministrativi. Orsini ha invitato a non far ripetere gli errori di Bagnoli, altra pagina dolorosa della storia industriale italiana. La situazione di Taranto e del sito siderurgico evidenzia come la combinazione di eccessive regole ambientali senza adeguati aiuti finanziari possa compromettere la competitività di settori strategici.
L’ex Ilva è emblema di un sistema che deve bilanciare ambiente e produzione senza mettere a rischio intere comunità. Orsini ha detto che una politica ambientale senza sostegni concreti alle imprese è destinata a soffocare il comparto produttivo, spingendo verso la chiusura stabilimenti fondamentali per l’economia italiana ed europea.
La riluttanza europea sul nucleare e la lentezza in una fase critica
Orsini ha evidenziato che Stati come Danimarca, Belgio e Germania, che per anni hanno costituito la coalizione contro il nucleare, hanno allentato la loro opposizione, ma il cambiamento resta troppo lento. Nel discorso si è sottolineato come la burocrazia europea rallenti investimenti e rallenti il rilancio industriale.
Il presidente di Confindustria ha presentato numeri significativi: l’industria europea incide per solo il 6,7% sulle emissioni globali, ma contribuisce al 15% del pil mondiale. Questi dati mettono in crisi alcune strategie ambientali rigide. La siderurgia, il vetro e la carta rischiano di scomparire senza un quadro normativo chiaro e senza il sostegno adeguato. Nel contesto energetico, Orsini ha proposto di superare il pregiudizio ideologico sul nucleare, considerandolo invece una risorsa strategica per abbattere costi e emissioni.
La questione dei costi energetici e il disaccoppiamento dei prezzi nella bolletta
Il costo dell’energia è diventato un onere insostenibile per famiglie e imprese italiane, descritto da Orsini come un “dramma quotidiano”. Ha sollecitato il governo a intervenire rapidamente per separare il prezzo del gas da quello delle fonti rinnovabili nelle tariffe, così da ridurre l’impatto sulle bollette.
Questo disaccoppiamento potrebbe rendere le fonti verdi più competitive e meno legate agli aumenti del gas. Inoltre, ha riproposto il nucleare come una possibile opzione strategica per ottenere energia a costi inferiori e stabilità sul mercato. Il problema dei costi si lega strettamente alla possibilità di investire e mantenere la produzione industriale nel paese, evitando che il caro energia distrugga interi comparti.
Un nuovo patto pubblico-privato e un appello a roma e bruxelles per superare le divisioni
Orsini ha lanciato un appello rivolto a istituzioni, sindacati e politica per costruire un patto nuovo che superi le divisioni e metta al centro la collaborazione tra pubblico e privato. Ha ricordato come l’italia abbia resistito alle crisi proprio grazie a momenti di unità e coordinamento tra le diverse forze sociali.
Oggi, secondo lui, serve un cambio di passo perché troppi successi nascono da iniziative individuali e non da strategie comuni. Le istituzioni, ha aggiunto, devono tornare a sostenere attivamente l’iniziativa industriale e ascoltare le esigenze dell’economia reale. La richiesta è una governance più rapida, certezza delle regole e procedure più snelle per attirare investimenti.
La minaccia dei dazi americani e la lentezza nelle decisioni europee
Tra i pericoli più concreti per l’industria europea Orsini ha denunciato i dazi al 50% annunciati dall’amministrazione Trump come una minaccia gravissima, ponendo l’industria italiana in una posizione delicata sul piano internazionale. Ha sottolineato anche la lentezza delle istituzioni dell’Unione europea nel reagire.
Ha invitato Bruxelles a correggere errori della precedente Commissione, tra cui il peso eccessivo e frammentato della regolazione di certi settori. Serve un approccio più veloce e flessibile, capace di adattarsi all’evoluzione del mercato globale. Alla presenza della presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, Orsini ha chiesto un impegno più deciso per un’azione industriale comune e concreta.
Strumenti per la transizione e la necessità di accelerare i tempi
Nel discorso sono stati citati strumenti come Industria 5.0 e i contratti di sviluppo, che dovrebbero essere rafforzati ma anche snelliti per consentire un accesso rapido. Orsini ha insistito sul fatto che in un momento critico come quello attuale, si deve convincere gli imprenditori a puntare su investimenti.
Ha sottolineato che per farlo servono condizioni di certezza regolatoria, tempi brevi nella burocrazia e governi affidabili. Un lavoro coordinato tra Roma e Bruxelles può impedire che la crisi industriale si trasformi in un collasso senza rimedio. I segnali e gli allarmi sono chiari, la risposta deve arrivare in fretta.