Ue pronta a revocare sanzioni contro la Siria per favorire la ricostruzione con il nuovo governo al-Jolani
L’Unione Europea si prepara a revocare le sanzioni economiche alla Siria, favorendo la ricostruzione sotto il nuovo governo di Ahmed al-Sharaa, mentre la crisi umanitaria continua a gravare sulla popolazione.

L’Unione Europea si prepara a revocare le sanzioni economiche imposte alla Siria dal 2011, sostenendo la ricostruzione del Paese sotto il nuovo governo di transizione guidato da Ahmed al-Jolani, in un contesto di grave crisi umanitaria ed economica. - Unita.tv
L’Unione Europea si avvia a cancellare le restrizioni economiche imposte alla Siria dal 2011, aprendo una strada per la ripresa del Paese dopo anni di conflitto. Il provvedimento, anticipato da fonti diplomatiche, segna un cambio di rotta deciso, con un nuovo esecutivo guidato da Ahmed al-Sharaa, noto anche come Abu Mohammed al-Jolani, che potrebbe ricevere supporti finanziari per ricostruire la nazione ancora piegata dalla guerra civile.
Passo decisivo dalla ue per la fine delle sanzioni alla Siria
Negli ultimi giorni i rappresentanti dei Paesi membri dell’Unione Europea si sono incontrati per discutere l’abolizione delle sanzioni economiche contro la Siria, messe in campo dal 2011 in risposta alla repressione del regime di Bashar al-Assad. La decisione potrebbe essere ufficializzata a breve nel corso della riunione dei ministri degli Esteri, convocata in seno al Coreper, il Comitato dei rappresentanti permanenti.
Un nuovo corso politico
La mossa si inserisce in un contesto politico delicato, con l’insediamento del governo di transizione siriano guidato da al-Jolani, ex comandante di milizie e ora figura chiave per una possibile stabilizzazione del Paese. Le fonti consultate dal giornale InsiderPaper hanno confermato che la UE intende rimuovere tutte le restrizioni economiche, comprese quelle verso istituti finanziari e la Banca Centrale siriana, consentendo blocchi ai finanziamenti e alle attività bancarie fino a ora imposti.
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Questo graduale alleggerimento rappresenta una svolta significativa rispetto al recente passato. Già a febbraio Bruxelles aveva autorizzato un primo allentamento, soprattutto verso alcune banche e per l’accesso a fondi limitati, come misura di stimolo alla fase di transizione politica. Ora si tratterebbe della cancellazione totale del quadro sanzionatorio, per favorire la ripresa dell’economia siriana.
Il peso umano della guerra e la crisi economica in Siria
La Siria, al di là della disputa politica, vive una condizione di gravissima crisi sociale ed economica. L’Organizzazione delle Nazioni Unite ha quantificato la situazione segnando un dato agghiacciante: il 90% della popolazione siriana sopravvive al di sotto della soglia di povertà assoluta. Questa emergenza umanitaria si accompagna a distruzioni diffuse, mancanza di infrastrutture funzionanti e servizi essenziali come acqua, sanità e istruzione compromessi.
Ricostruzione e necessità di fondi esterni
L’obiettivo di revocare le sanzioni vuole spingere una svolta concreta nella ricostruzione del Paese, e provvedere a una parziale normalizzazione degli scambi economici con l’estero. Damasco necessita di fondi esterni per ricostruire quanto distrutto nei tanti anni di combattimenti, ma soprattutto per permettere a milioni di siriani di poter tornare a vivere condizioni più dignitose.
Il tracollo economico non è stato solo conseguenza della guerra, ma è stato aggravato dalle sanzioni internazionali, che hanno bloccato investimenti e tagliato risorse vitali. Fino a oggi, molti settori produttivi siriani sono rimasti paralizzati da questo blocco, con un impatto devastante sull’occupazione e le condizioni di vita.
Il ruolo degli Stati Uniti e la diplomazia internazionale
Lo sblocco delle sanzioni verso la Siria non nasce solo dal fronte europeo. Un impulso rilevante sembra arrivare anche dagli Stati Uniti. Lo scorso maggio, Donald Trump ha incontrato in pubblico Ahmed al-Jolani alla Casa Bianca, in un incontro mediatico seguito da una conferenza stampa congiunta. Trump ha chiesto ai partner europei di rivedere le sanzioni, sostenendo la necessità di alleggerire il regime punitivo per sostenere la pace e la stabilità nel paese.
Durante la stessa occasione, Trump ha annunciato l’intenzione di sospendere l’azione sanzionatoria americana, favorendo un riallineamento diplomatico nell’area. Questa mossa ha avuto eco soprattutto dentro l’Unione Europea, dove si è aperto il dibattito più ampio per rivalutare la posizione nei confronti del conflitto siriano e della sua ricostruzione.
Una strategia europea in evoluzione
Le autorità europee cercano quindi di coniugare la pressione internazionale con il nuovo contesto interno siriano. In concreto, la pace e la ricostruzione passano anche dalla concessione di spazi economici vitali: senza un rilancio delle relazioni finanziarie e degli aiuti, il paese rischia di rimanere impantanato in una crisi senza fine.
Origini e impatto delle sanzioni impostate dal 2011
Le sanzioni europee contro la Siria si sono attivate con vigore nel 2011, all’indomani delle proteste popolari contro il regime di Bashar al-Assad. La risposta del governo fu dura e represse ogni forma di dissenso. La comunità internazionale, con la UE in primo piano, scelse di reagire con blocchi economici mirati a punire il regime e a limitare le risorse a disposizione delle forze governative.
Tutte le sanzioni hanno colpito settori chiave dell’economia siriana, banche, commercio e investimenti esteri. Questo ha aumentato il disagio tra la popolazione civile, rendendo più complicata la sopravvivenza quotidiana, soprattutto in aree maggiormente coinvolte dai combattimenti.
Quel quadro si è mantenuto per più di un decennio, ma con l’emergere del nuovo governo di transizione il contesto è cambiato. Se da un lato la repressione sembra attenuata, dall’altro il peso economico resta drammatico. Per questo, la UE ha scelto di ridisegnare la propria strategia.
I dati sull’indigenza nella nazione, con almeno nove cittadini su dieci che vivono sotto la soglia di povertà, raccontano un paese a pezzi che si prepara ad affrontare una lunga ricostruzione. I prossimi mesi saranno decisivi per misurare se la revoca delle sanzioni potrà davvero tradursi in un cambiamento concreto per la Siria e per la sua popolazione.