Ue e ucraina istituiranno un tribunale speciale per crimini di aggressione contro la russia

L’Unione Europea e l’Ucraina istituiscono un tribunale speciale per perseguire i responsabili dell’invasione russa del 2022, colmando il vuoto giuridico nella lotta contro il crimine di aggressione.
L’Unione europea e l’Ucraina hanno istituito un tribunale speciale per perseguire i responsabili dell’invasione russa del 2022, colmando così un vuoto legale nel diritto internazionale riguardo al crimine di aggressione. - Unita.tv

L’Unione europea e l’Ucraina hanno deciso di dar vita a un tribunale speciale per giudicare i responsabili dell’invasione russa del 2022. Un’iniziativa che nasce dall’impossibilità della Corte penale internazionale di perseguire Vladimir Putin e altri leader russi per il crimine di aggressione, vista l’assenza della Russia tra gli Stati firmatari dello Statuto di Roma. La nascita di questo tribunale segna un nuovo capitolo nella risposta internazionale al conflitto, coinvolgendo decine di Paesi e puntando a colmare un vuoto giuridico nell’ambito del diritto internazionale penale.

La genesi del tribunale speciale e il sostegno internazionale

L’idea di creare un tribunale dedicato al crimine di aggressione contro l’Ucraina è stata promossa da Ucraina insieme a Unione europea. L’annuncio ufficiale è arrivato dal presidente Volodymyr Zelensky a inizio 2025, seguito da un comunicato della Commissione europea. In contemporanea, circa quaranta leader mondiali hanno espresso il loro sostegno pubblicamente. In passato l’ex presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva manifestato l’appoggio a un’iniziativa simile, ma sotto l’amministrazione del presidente Donald Trump gli Usa hanno mostrato una posizione più cauta o addirittura contraria.

Il tribunale ha come fine quello di incriminare i vertici russi accusati di pianificare e avviare l’invasione su larga scala. La distinzione con i precedenti processi per crimini di guerra è netta: qui si vuole mettere sotto accusa la responsabilità politica e militare per il lancio stesso della guerra. Il crimine di aggressione, infatti, si riferisce all’atto di iniziativa di un attacco militare illegale contro la sovranità di uno Stato. Fino a oggi la giurisdizione internazionale non aveva gli strumenti per procedere contro la Russia su questo aspetto specifico.

Le caratteristiche giuridiche e organizzative del tribunale

Il tribunale speciale sarà creato grazie a un accordo tra l’Ucraina e il Consiglio d’Europa, che è la principale organizzazione per la tutela dei diritti umani in Europa. Questo passaggio è fondamentale perché consente di superare il problema della mancanza di adesione della Russia a trattati internazionali come lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale.

Kiev ha chiesto da tempo che si vada oltre il giudizio sui crimini di guerra – come attacchi a civili, stupri e torture – e di affrontare il tema più ampio del crimine di aggressione. Non si tratta di una novità assoluta: tribunali simili erano stati istituiti dopo la Seconda guerra mondiale e in seguito ai conflitti nei Balcani o al genocidio in Ruanda. Tuttavia si tratta del primo caso in cui si tenta di perseguire un crimine di aggressione contro un membro permanente del Consiglio di sicurezza Onu.

La definizione giuridica è già stata elaborata e approvata dai Paesi coinvolti entro un gruppo ristretto di Stati sostenitori – il cosiddetto Core Group – che finanzieranno il tribunale. Dal punto di vista istituzionale il progetto si completerà con la formalizzazione durante l’incontro del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa a fine mese a Lussemburgo. L’apertura delle attività è prevista per l’inizio del 2026.

La sede, il coordinamento e il ruolo dell’aia

Non è stata ancora formalmente decisa la sede del tribunale, ma il luogo più probabile è l’Aia, già centro di numerose istituzioni giudiziarie internazionali. La città olandese ospita infatti la Corte penale internazionale e il Centro internazionale per il perseguimento del crimine di aggressione, che coordina la raccolta di prove e supporta le indagini. Questo centro è gestito da Eurojust, l’agenzia europea di cooperazione giudiziaria.

Sempre nei Paesi Bassi si trova anche il registro dei danni, istituito dal Consiglio d’Europa per documentare le perdite economiche subite dalle vittime ucraine. Questo sistema potrebbe integrarsi con l’attività del nuovo tribunale.

La scelta di l’Aia aiuterebbe a sfruttare un’infrastruttura già presente e numerosi esperti di diritto internazionale in loco, riducendo i tempi organizzativi. Nonostante la risposta di Mosca sia stata fredda – con il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov che ha dichiarato che non ci sarà reazione – l’avvio del tribunale rappresenta un segnale politico netto da parte dell’Occidente.

Le ragioni della creazione del nuovo tribunale

Lo scopo principale di questo tribunale è colmare il vuoto legale lasciato dalla Corte penale internazionale. La CPI può processare per crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio, ma non per il crimine di aggressione quando i responsabili non hanno aderito al suo Statuto. Questo limita fortemente la possibilità di perseguire figure di alto profilo come Vladimir Putin.

Il mandato d’arresto della CPI nei confronti di Putin riguarda crimini di guerra, in particolare la deportazione di minori dall’Ucraina verso la Russia. Questo riconosce il coinvolgimento diretto ma non tocca il cuore dell’aggressione militare.

Il tribunale speciale si configura quindi come uno strumento nuovo per affrontare proprio il momento di inizio del conflitto, cioè la pianificazione e l’attuazione dell’invasione. C’è però un ostacolo legale da superare: il diritto internazionale concede immunità ai capi di Stato, ai governi e ai ministri degli Esteri mentre sono in carica.

Per questo è probabile che il tribunale avvierà le indagini e raccoglierà prove durante il mandato di Putin, rimandando però il processo vero e proprio alla fine del suo incarico. Il crimine di aggressione, inoltre, non è soggetto a prescrizione e può essere perseguito anche in futuro.

Il nuovo tribunale appare dunque come uno strumento essenziale per assicurare che i responsabili dell’invasione rispondano ante portas, con un peso giuridico che finora mancava nel quadro internazionale.