Ucraina e russia: colloqui diretti a istanbul tra zelensky e putin per la pace

Incontro storico tra Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin a Istanbul il 15 febbraio 2025, mediato dalla Turchia, rappresenta una potenziale svolta nel conflitto tra Ucraina e Russia.
Il 15 febbraio 2025 a Istanbul si terrà il primo incontro diretto tra Zelensky e Putin dalla guerra in Ucraina, con la Turchia come mediatore chiave e il coinvolgimento di Stati Uniti e NATO, in un possibile passo verso la pace. - Unita.tv

Le diplomazie di ucraina e russia si preparano a un salto significativo: giovedì 15 febbraio 2025, a istanbul, si svolgerà il primo incontro diretto tra i presidenti zelensky e putin dalla guerra iniziata. L’iniziativa ha assunto subito rilievo internazionale, con un ruolo chiave della turchia, che ospiterà i negoziati. Dopo settimane di tensioni, questo appuntamento rappresenta una possibile svolta nel conflitto che prosegue da anni.

La svolta dei colloqui diretti a istanbul

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha confermato la sua disponibilità a incontrare Vladimir Putin, accettando l’invito a un faccia a faccia che si terrà in turchia. Per mesi Zelensky aveva chiesto un cessate il fuoco prima di sedersi al tavolo negoziale; la notizia del viaggio a istanbul, in programma per giovedì prossimo, segna un cambio di vento nelle condizioni poste dall’ucraina. Questi colloqui rappresentano la prima occasione di dialogo diretto dall’inizio dell’invasione russa.

La mediazione turca si è subito mostrata determinante. Recep Tayyip Erdogan ha proposto di ospitare le trattative, sostenendo anche la necessità di un cessate il fuoco, in linea con la posizione ucraina. L’idea è quella di creare un clima meno teso per le negoziazioni, favorendo un dialogo diretto senza intermediari. Erdogan rimane una figura di rilievo nel quadro geopolitico, bilanciando rapporti complicati sia con Mosca che con Kiev.

Nel frattempo la stampa internazionale ha rilanciato il ruolo di altre capitali e attori chiave. Gli stati uniti, in particolare, hanno da poco visto il presidente Donald Trump incitare Zelensky ad ascoltare la proposta russa di incontro. La visita nel weekend del segretario di stato Marco Rubio in turchia, proprio in vista del summit, conferma l’interesse americano nel monitorare e influenzare i negoziati. La presenza della Nato aggiunge un altro livello di pressione e controllo sulle dinamiche diplomatiche.

Pressioni e strategie dietro la proposta di putin

Dietro l’invito di Vladimir Putin si cela una pressione strategica verso Kiev. Secondo diversi analisti, tra cui il professor Sergey Radchenko della Johns Hopkins School of Advanced International Studies, la mossa russa punta a mettere Zelensky in difficoltà politica. Un rifiuto all’invito avrebbe potuto costare caro all’ucraina, provocando una reazione dura da parte degli stati uniti e dei suoi alleati.

Putin appare infatti interessato ad assumere l’iniziativa diplomatica, presentandosi come chi porta Kiev al tavolo dei negoziati e dimostra apertura verso la ricerca di una soluzione. Questa tattica, sebbene rischiosa, mira a plasmare il racconto internazionale del conflitto, spostando l’attenzione sulla volontà russa di trattare e mettendo in evidenza una presunta rigidità ucraina. Il contesto attuale vede un aumento delle richieste da parte di Mosca verso l’occidente, che viene invitato a bloccare gli aiuti militari per Kiev.

Il ruolo della cina mostra poi un’ulteriore dimensione. Pechino mantiene rapporti stretti con Mosca, sfruttando la situazione per sfidare le potenze occidentali. Il presidente Xi Jinping guarda a questa crisi anche in chiave geopolitica più ampia, dove la concorrenza con gli stati uniti si intreccia con i destini di russia e ucraina. L’incontro a istanbul potrebbe quindi portare effetti anche sul prossimo equilibrio globale, non solo locale.

Il ruolo della turchia e il coinvolgimento della nato

La scelta di istanbul come sede dei negoziati ruota intorno al ruolo diplomatico ormai consolidato della turchia. Erdogan ha favorito un dialogo aperto con entrambe le parti, proponendo una mediazione che potrebbe spezzare l’impasse. Le elezioni interne turche, che vedono il partito CHP in netto vantaggio rispetto a Erdogan, non hanno per ora intaccato l’impegno del presidente per questo negoziato.

La turchia rappresenta un crocevia chiave tra oriente e occidente, e questa posizione geografica la rende interlocutore strategico nel conflitto. Erdogan ha voluto ribadire il bisogno di un cessate il fuoco, condizione necessaria per una pacificazione duratura. La presenza del segretario di stato americano Marco Rubio durante i colloqui conferma un’intensificazione del coordinamento tra alleati occidentali e turchi, con l’obiettivo di influenzare positivamente l’esito.

Nel mentre Mosca ha già scambiato telefonate con Ankara, sottolineando il prestigio della capitale turca come luogo neutrale e adatto a incontri delicati. La veste ufficiale di facilitatori della turchia potrebbe rafforzare anche la percezione internazionale della credibilità dell’evento. La presenza di rappresentanti Nato rafforza la sicurezza e il peso politico del discorso diplomatico in scena.

Le prossime ore saranno cruciali per valutare se questo primo confronto potrà davvero portare a passi avanti nel negoziato di pace o se rimarrà solo uno scambio simbolico, in un conflitto ormai lungo e complesso che pesa su milioni di persone.