Le rilevazioni pubblicate ad aprile 2025 dall’istituto HBS mostrano un quadro complesso per la politica turca. La coalizione al governo guidata da Recep Tayyip Erdogan perde voti importanti, mentre l’opposizione mette in campo una presenza più compatta e sembra guadagnare terreno grazie a nuove alleanze. Questi dati arrivano in un momento delicato, con forti tensioni economiche e sociali interne, e con il presidente che tenta di rilanciare la sua immagine a livello internazionale puntando sul ruolo mediatorio nelle crisi globali.
Il quadro politico turco: erosione del consenso per erdogan e i suoi alleati
Secondo i sondaggi diffusi da HBS, la coalizione AKP-MHP-YRP alla guida di Erdogan si attesta intorno al 28% nelle intenzioni di voto, in netto calo rispetto ai risultati ottenuti nelle elezioni del 2023. Questa perdita di consensi riguarda tutto il fronte governativo, segnalando un malcontento che si riflette soprattutto sulle questioni economiche e sui diritti civili. Il partito principale dell’opposizione, il CHP, si posiziona invece davanti con il 34%, affiancato da un significativo 9% del Partito dell’Uguaglianza e della Democrazia , che raccoglie consensi dall’elettorato filo-curdo, eredità diretta del precedente HDP.
Elettorato frammentato e alleanze in bilico
Il contesto vede un elettorato frammentato, specialmente nel campo nazionalista dove si registrano le difficoltà dell’alleanza di destra. Il MHP ha perso parte del suo peso, mentre partiti emergenti come Zafer e l’islamista YRP raccolgono ognuno una quota intorno al 5%. Queste oscillazioni delineano un panorama dove l’AKP fatica a mantenere un fronte coeso, rischiando di pagare il prezzo di una crescente sfiducia popolare.
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Nel caso di ballottaggio presidenziale, i candidati di punta dell’opposizione superano nettamente Erdogan. Ekrem Imamoglu e Mansur Yavaş, rappresentanti principali del CHP, otterrebbero rispettivamente il 58% e il 59% dei consensi, segnando un calo di circa otto punti per il presidente uscente rispetto alle elezioni di due anni fa. Questi numeri riflettono una crescente insoddisfazione per le scelte politiche ed economiche del governo, che ha portato a un aumento dell’inflazione e a un clima di insicurezza tra la popolazione.
Le tensioni dei diritti civili e le minoranze etniche
A pesare è anche la gestione delle libertà civili e i rapporti con le minoranze etniche, soprattutto con la comunità curda. Erdogan prova a recuperare terreno proponendosi come mediatore internazionale, organizzando a Istanbul colloqui di pace tra Russia e Ucraina, i primi dal marzo 2022, con l’intento di rilanciare la Turchia come ponte tra oriente e occidente. L’iniziativa mira a rafforzare la sua immagine esterna e recuperare consenso interno sfruttando questo ruolo diplomatico.
La diplomazia come strategia politica tra crisi interne e rapporti internazionali
L’impegno di Erdogan nella mediazione del conflitto russo-ucraino diventa uno strumento per migliorare la sua posizione a livello nazionale. L’ospitalità dei colloqui diretti, previsti a partire dal 15 maggio 2025 a Istanbul, segue il precedente accordo sul grano nel Mar Nero del 2022, che era stato un successo diplomatico per la Turchia. Il presidente turco cerca così di riaffermare il ruolo del suo paese nella NATO e nel bacino del Mediterraneo orientale, mantenendo un equilibrio delicato tra i legami commerciali con Mosca — che fornisce il 45% del gas naturale — e le richieste di sostegno occidentale a Kiev.
Sfide economiche e sociali nel contesto attuale
Questa strategia naviga però in un terreno difficile. Da un lato, l’opinione pubblica affronta una pressione inflazionistica record con il tasso vicino al 68%. Dall’altro, le tensioni con le minoranze curde restano un nodo irrisolto, alimentando l’attrattiva verso partiti più radicali o di opposizione, che sanno sfruttare queste criticità per rafforzare la loro base. L’alleanza al governo deve tenere conto della frammentazione tra nazionalisti e islamisti, mentre l’opposizione costruisce coalizioni più trasversali riunendo centristi, ambientalisti e socialdemocratici.
Le sfide interne alle alleanze e le ripercussioni dell’azione diplomatica di erdogan
L’effetto dei colloqui di Istanbul resta incerto. La tregua tra Russia e Ucraina appare complicata da raggiungere, soprattutto dopo le avanzate russe nel Donbass che hanno irrigidito Mosca. Le iniziative di pace di Erdogan rischiano così di sembrare più un tentativo propagandistico che un reale segnale di svolta. Per il presidente turco l’obiettivo è soprattutto quello di risollevare il proprio profilo politico dopo il peggior risultato elettorale dal 2002.
Situazione politica interna fluida e consenso in erosione
La situazione politica interna si mostra fluida e tesa. Erdogan controlla ancora istituzioni chiave, ma la sensazione diffusa è quella di un consenso in continua erosione. Il Partito Popolare Repubblicano e i suoi alleati sembrano riuscire a intercettare il malessere di ampie fette di cittadini, mettendo in difficoltà la macchina governativa. A quel punto ogni gesto rivolto all’attenzione globale, come il ruolo di mediatore nelle crisi internazionali, diventa fondamentale per cercare di rallentare questo trend negativo e riguadagnare terreno sul campo politico nazionale.