Trump vieta a Harvard di iscrivere studenti stranieri: un duro colpo per l’università di Cambridge
L’amministrazione di Donald Trump blocca l’iscrizione di nuovi studenti stranieri a Harvard, suscitando preoccupazioni per la sicurezza nazionale e impatti significativi sul mondo accademico e sulla diversità culturale.

L’amministrazione Trump ha bloccato l’iscrizione di nuovi studenti stranieri a Harvard revocando la certificazione SEVP, accusando l’università di non collaborare per motivi di sicurezza nazionale, scatenando un acceso dibattito sulle politiche migratorie e la libertà accademica negli USA. - Unita.tv
L’amministrazione di Donald Trump ha deciso di bloccare l’iscrizione di nuovi studenti stranieri alla prestigiosa università di Harvard. Questa misura, annunciata dal Dipartimento per la sicurezza interna degli Stati Uniti, ha scosso il mondo accademico e suscita preoccupazioni anche al di fuori del campus. Harvard si trova ora nell’impossibilità di accogliere studenti provenienti dall’estero, mentre quelli già iscritti devono cercare alternative per completare i propri studi.
La decisione del dipartimento per la sicurezza interna contro harvard e il blocco del programma SEVP
Il Dipartimento per la sicurezza interna ha comunicato la revoca della certificazione del Programma per Studenti e Visitatori di Scambio per Harvard. Questa certificazione permette all’università di iscrivere studenti internazionali, un elemento vitale per la sua attività e il suo prestigio. La decisione, emessa sotto la guida della Segretaria per la sicurezza interna Kristi Noem, nasce dalla mancata risposta di Harvard alla richiesta di consegnare i registri di condotta degli studenti stranieri, avanzata ad aprile.
Un problema di sicurezza nazionale
Non si parla solo di un disguido amministrativo, ma secondo le autorità statunitensi l’università si è rifiutata di collaborare, mettendo a rischio la sicurezza nazionale. La misura impatta oltre un quarto degli studenti internazionali iscritti a Harvard, circa 10.000 giovani provenienti da più di 140 paesi. Molti studenti stanno vivendo un clima di ansia e incertezza, non sapendo se potranno proseguire gli studi. La sospensione del programma SEVP non riguarda soltanto il futuro ma anche chi è già presente sul campus, obbligandoli a trasferirsi.
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Donald Trump ha motivato la sua decisione sostenendo che iscrivere studenti stranieri non è un diritto ma un privilegio, da concedere solo alle realtà che si mostrano allineate con le politiche della Casa Bianca. L’amministrazione ha accusato Harvard di essere diventata un raduno di “antiamericani, antisemiti e filo-terroristi”, severa accusa che ha scatenato un dibattito acceso.
Abigail Jackson, portavoce della Casa Bianca, ha sostenuto che l’università ha ignorato problemi importanti con impatti negativi sugli studenti americani, e ora deve affrontare i risultati. Da quando Trump è rientrato alla guida del paese, i confronti con Harvard si sono moltiplicati. In passato la Casa Bianca aveva chiesto all’università di modificare programmi, staff e strategie di ammissione, accusandola anche di razzismo legato alle politiche di diversità e inclusione. Ora, il focus si è spostato sugli studenti stranieri e sul loro possibile coinvolgimento in proteste contro il conflitto tra Israele e Hamas.
Un caso che fa discutere
La reazione di harvard e le implicazioni per il mondo accademico
Harvard ha rigettato queste accuse, definendo la revoca del SEVP un atto illegale che supera i limiti di quanto il governo federale può pretendere da un’università. L’ateneo ha dichiarato che lavora per mantenere il diritto di accogliere studenti internazionali, risorsa preziosa per il campus e per l’intera nazione. Jason Newton, portavoce di Harvard, ha sottolineato che la misura rappresenta una ritorsione che danneggerà non soltanto l’università ma anche gli Stati Uniti.
L’iscrizione di quasi il 30% di studenti stranieri fa di Harvard una sorta di comunità globale. La perdita di queste adesioni potrebbe prosciugare risorse, talenti e diversità culturale fondamentali per la vita accademica. Gli studiosi mettono in guardia sulle conseguenze di un esodo di massa, che potrebbe compromettere il valore scientifico e culturale dell’istituzione. Tra le preoccupazioni c’è anche il rischio che altre università seguano la stessa strada, alterando profondamente il sistema universitario americano.
Un confronto che non riguarda solo harvard, ma l’intera politica migratoria e accademica americana
Dietro questa disputa si legge una battaglia più ampia sulle politiche migratorie del governo e sulle tensioni con il mondo accademico. L’azione su Harvard si inserisce in uno scontro che coinvolge la libertà accademica, i rapporti internazionali e la gestione degli studenti stranieri nel paese. Mentre alcune voci sostengono la necessità di controlli più rigidi e tutela della sicurezza nazionale, altre denunciano un uso strumentale del potere per colpire istituti e comunità considerate critiche o disallineate dal governo.
Un caso simbolo delle tensioni attuali
Il caso Harvard rispecchia i difficili equilibri tra università e politica statale, con ripercussioni su studenti di tutto il mondo. Nel contesto attuale segnato da conflitti internazionali e divisioni interne, la revoca del diritto di iscrizione aiuta a comprendere come le istituzioni americane debbano fare i conti con scenari delicati e in rapido mutamento, sempre osservati da tanti occhi oltre oceano.