Trump in arabia saudita, qatar ed emirati arabi uniti per affari su armi, tecnologia e futuro energetico
Donald Trump inizia il suo primo viaggio ufficiale da presidente nel Medio Oriente, puntando a rafforzare legami con Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti e affrontare le sfide geopolitiche attuali.

Donald Trump ha scelto il Medio Oriente per il suo primo viaggio ufficial da presidente, puntando a rafforzare legami con Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti attraverso affari militari, tecnologici e nucleari, con l’obiettivo di contrastare l’influenza cinese e mediare nella crisi di Gaza. - Unita.tv
Donald Trump ha scelto il Medio Oriente per il suo primo viaggio ufficiale da presidente, puntando a rafforzare legami con Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti. L’obiettivo principale è chiudere importanti affari legati alla vendita di armi, all’intelligenza artificiale e alla tecnologia nucleare, in una regione dove le sfide geopolitiche si intrecciano con interessi economici strategici. Il viaggio serve anche a contrastare l’influenza crescente della Cina nel Golfo e ad affrontare, indirettamente, la crisi di Gaza, con gli USA e i Paesi del Golfo pronti a contribuire a una possibile soluzione.
Un viaggio d’affari e politica per riaffermare l’influenza americana nel golfo
Il presidente Trump è atterrato in Arabia Saudita con una missione commerciale che vale miliardi di dollari. Il tour tocca i principali Stati del Golfo con l’intento di mostrare risultati concreti al suo elettorato. Trump è accompagnato da figure chiave del mondo tecnologico, come Elon Musk e Sam Altman, per rafforzare le intese su ricerca e sviluppo nell’intelligenza artificiale. Questo viaggio non è solo politica ufficiale: emergono infatti dettagli di rapporti personali stretti con i leader locali, come il dono di un aereo da 400 milioni di dollari ricevuto dal Qatar. Più che firmare contratti immediati, Trump mira a inviare segnali forti sul ritorno degli Stati Uniti al centro dei giochi mediorientali, a fronte di una Cina sempre più presente.
Il delicato equilibrio tra stati arabi, israeliani e l’impatto della guerra a gaza
Il viaggio di Trump si svolge in un momento di tensione acuta nella regione, con la guerra a Gaza che grava sul clima politico. Notano gli esperti un certo raffreddamento nei rapporti tra Washington e Netanyahu: Trump non visiterà Israele e questa scelta evidenzia una differenza di vedute. Gli USA spingono perché gli stati arabi con cui negoziano mantengano relazioni diplomatiche con Israele, ma il conflitto attuale complica ogni strategia. Netanyahu teme di perdere la supremazia militare della regione se Washington rafforza i legami con gli arabi del Golfo. Il sostegno di Trump alle vendite di armi ad Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi potrebbe alimentare tensioni diplomatiche con Israele, ma gli USA puntano a mantenere una posizione di mediazione e influenza.
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Il futuro energetico del golfo: oltre il petrolio verso l’energia nucleare e la tecnologia
I Paesi del Golfo si trovano davanti a una sfida cruciale: ridurre la dipendenza dal petrolio. Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti hanno avviato un percorso di diversificazione economica basato su turismo, servizi e tecnologia. La collaborazione con gli Stati Uniti in questo scenario è fondamentale, soprattutto sul fronte delle nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale e l’energia nucleare civile. Gli investimenti in centrali nucleari rappresentano un pilastro della strategia saudita per il futuro energetico, insieme a progetti di ammodernamento e apertura culturale. Il viaggio di Trump si inserisce in questo contesto, con l’intento di offrire supporto tecnologico e finanziario per accelerare la transizione energetica della regione.
Il ruolo controverso del petrolio e la rivalità con la cina nel medio oriente
Nel corso degli incontri, gli americani hanno chiesto di aumentare la produzione di petrolio per contribuire a far calare i prezzi mondiali. La situazione però è più complessa: i prezzi del greggio sono già in calo e un prezzo troppo basso danneggerebbe i produttori americani di shale oil, che hanno costi più alti. Una pace in Ucraina o un accordo sul nucleare iraniano potrebbero abbassare ulteriormente i costi dell’energia, creando difficoltà agli USA e ai governi del Golfo. La Cina resta l’avversario pubblico più temuto negli Stati Uniti: la sua influenza cresce non solo nel Golfo, ma anche in altre aree strategiche come l’America Latina. Per Pechino queste relazioni sono indispensabili a ridurre la dipendenza da Washington, mentre per gli americani rappresentano un elemento di pressione politica e commerciale.
La questione di gaza e la pressione per una tregua da parte di sauditi, qatar e stati uniti
Durante il viaggio, Trump non potrà evitare il tema caldo di Gaza e del conflitto israelo-palestinese. L’attenzione americana sui segnali di tregua e sui rilasci di ostaggi da parte di Hamas indica una possibile apertura verso una mediazione, anche grazie al supporto dei Paesi del Golfo. I sauditi, pur non potendo ancora riconoscere Israele a causa dell’opinione pubblica interna, si stanno distanziando da Hamas, riducendo i finanziamenti. La zona è stanca di una guerra che si trascina da anni: Israele vive una lunga mobilitazione militare, e la popolazione mostra segni di esaurimento. Gli Stati Uniti sembrano intenzionati a utilizzare questa alleanza con i Paesi del Golfo come leva per spingere verso una soluzione politica, pur mantenendo rapporti di difesa stretti con Tel Aviv.
Trump ha in mano una partita complicata, fatta di affari privati intrecciati con questioni geopolitiche complesse. Questo tour rappresenta un tentativo di arginare la presenza cinese e di riaccendere l’influenza americana in un’area dai grandi contrasti, con uno sguardo attento anche al futuro energetico e alle tensioni aperte in Medio Oriente.