Donald Trump ha annunciato la firma imminente di un decreto destinato a modificare radicalmente il mercato dei farmaci negli Stati Uniti. L’obiettivo dichiarato è abbassare i prezzi delle medicine, spesso molto più alti rispetto ad altri paesi del mondo, per alleggerire la spesa degli americani e risparmiare notevoli cifre pubbliche. Il provvedimento, infatti, promette di avvicinare i prezzi statunitensi a quelli internazionali, anche se questa misura già in passato aveva suscitato forti resistenze.
Il contenuto del decreto e la promessa di risparmi sui costi farmaceutici
Nella mattinata del 11 maggio 2025, Donald Trump ha intenzione di sottoscrivere un decreto che punta a tagliare i prezzi dei farmaci dal 30 fino all’80 per cento. Secondo quanto spiegato dallo stesso presidente, le medicine negli Stati Uniti costano da tempo molto più che altrove. Trump ha ricordato, tramite un post sul social Truth, che le famiglie americane pagano spesso dai cinque ai dieci volte di più rispetto ad altre nazioni. Nel decreto sarà incluso un meccanismo che lega il prezzo pagato negli USA al più basso prezzo disponibile a livello mondiale, fissando così un tetto massimo per le aziende farmaceutiche.
Lo scopo del decreto
L’obiettivo è far pagare ai cittadini statunitensi un prezzo più giusto e “trattarli equamente” rispetto agli standard globali. Il decreto dovrebbe inoltre generare un risparmio pubblico considerevole, visto che la spesa federale sanitaria subirà un taglio di miliardi di dollari. Ma c’è un’ulteriore conseguenza internazionale: Trump ha sottolineato che i prezzi dei farmaci nel resto del mondo saliranno in risposta a questi cambiamenti, forse per compensare la perdita di profitti degli stabilimenti farmaceutici.
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Reazioni delle case farmaceutiche e critiche al provvedimento
Il decreto ha già incontrato forti opposizioni da parte del settore farmaceutico, che in passato si è dimostrato un alleato cruciale della campagna elettorale di Trump. L’associazione americana delle compagnie farmaceutiche, PhRMA, ha definito la misura “dannosa per i pazienti” – sottintendendo che un controllo diretto sui prezzi potrebbe ridurre la qualità o la disponibilità dei farmaci. Il loro suggerimento è di agire invece su altri passaggi della filiera, come i guadagni degli intermediari, per abbassare i costi senza misure drastiche sui listini.
Le motivazioni delle critiche
Questa contrapposizione riflette una lunga battaglia sulle regole da adottare nell’industria farmaceutica: ridurre i prezzi spesso implica una riduzione dei margini delle aziende, che giustificano i costi elevati con la necessità di finanziare la ricerca e lo sviluppo. Trump, tuttavia, ha dichiarato più volte che queste scuse non reggono, affermando che gli americani sono i “polli da spennare” di un sistema ingiusto.
Confronto con le promesse precedenti e contesto politico
Non è la prima volta che Donald Trump si impegna pubblicamente a riformare i prezzi dei farmaci nel primo mandato. Anche allora, il tentativo aveva frenato contro le resistenze di case farmaceutiche e gruppi d’interesse. Questa nuova iniziativa arriva in un momento in cui Trump torna alla carica sul tema, lasciando trapelare che non si farà influenzare neppure dai contributi ricevuti dalle stesse aziende durante la sua campagna elettorale.
Dettagli sull’evento
Il decreto verrà firmato alla Casa Bianca, con una cerimonia prevista per le 9:00 ora locale . Il provvedimento, qualora si rivelasse efficace, potrebbe segnare un cambiamento sensibile nell’ambito sanitario degli USA, con risvolti importanti anche per i cittadini europei. Il prezzo dei medicinali infatti, secondo quanto annunciato, subirà degli aumenti fuori dagli States, rinviando così parte del disagio economico sui mercati internazionali.
Questa misura arriva proprio nel contesto geopolitico di crescenti tensioni commerciali e diplomatiche a livello globale, mentre gli Stati Uniti dialogano con Cina e Russia per equilibrare gli scambi. Lo scontro sul pharma sembra una nuova battaglia all’interno di una lunga strategia per modificare i rapporti di forza sul commercio globale. Resta da vedere come si concretizzerà il provvedimento e quale sarà l’impatto reale sulle tasche dei cittadini americani.