Trump e putin confermano dialogo ma il vaticano entra nelle trattative per il futuro della pace in ucraina
Il colloquio tra Donald Trump e Vladimir Putin segna un passo nel conflitto ucraino, mentre il Vaticano si propone come mediatore. Le richieste russe e le risposte occidentali complicano la pace.

Il secondo colloquio telefonico tra Trump e Putin nel marzo 2025 ha confermato la complessità del conflitto in Ucraina, senza passi concreti verso una pace immediata, mentre il Vaticano si propone come mediatore in un contesto di negoziati lenti e difficili. - Unita.tv
Il secondo incontro telefonico tra Donald Trump e Vladimir Putin, avvenuto a fine marzo 2025, ha segnato un nuovo capitolo nel lungo confronto sulla guerra in Ucraina. Entrambi i leader hanno voluto sottolineare un bilancio positivo del colloquio, ma senza aprire a una pace immediata o a un faccia a faccia diretto tra di loro. Intanto, un nuovo attore è entrato nella scena diplomatica: il Vaticano propone un ruolo attivo nelle trattative, suscitando reazioni e aspettative contrastanti. L’analisi di queste dinamiche passa anche dalla valutazione di esperti sulle strategie russe, le risposte occidentali e le prospettive di un cessate il fuoco condizionato.
La posizione di putin sul cessate il fuoco e il possibile memorandum di pace con l’ucraina
Nel corso della telefonata, Vladimir Putin ha ribadito che per ora non si prospetta una tregua immediata nel conflitto ucraino. Ha però lasciato aperta la possibilità di definire un documento con Kiev, un memorandum che potrebbe condurre a un trattato di pace futuro. Questo accordo, secondo il presidente russo, dovrebbe prevedere un cessate il fuoco legato a condizioni precise e al rispetto di patti da concordare.
Putin mantiene la linea di fondo già nota a livello internazionale: la necessità di eliminare le “cause di fondo del conflitto”. Questo concetto, spesso ripetuto dal Cremlino, fa riferimento a richieste che Mosca giudica imprescindibili, in particolare il riconoscimento dei diritti dei cittadini russi o russofoni in Ucraina e un impegno scritto di Kiev a non entrare nella Nato. Sebbene questa posizione appaia fra gli osservatori europei come una sorta di strategia dilatoria, di fatto è la base sulle quali Mosca continua a costruire la sua richiesta di pace.
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Il ruolo del vaticano nelle trattative
L’ingresso della Santa Sede in questa fase negoziale rappresenta una novità. Il Vaticano ha infatti offerto la propria disponibilità a fare da mediatore, proponendo di ospitare colloqui di pace fra le parti in conflitto. Questa proposta ha raccolto uno scetticismo marcato tra diversi esperti, che sottolineano come tra Russia e Ucraina manchi una condivisione religiosa essenziale per un ruolo vaticano efficace.
L’analisi di aldo ferrari sulle richieste russe e le risposte occidentali
Aldo Ferrari, docente all’università Ca’ Foscari di Venezia e ricercatore ISPI, fornisce un quadro preciso delle richieste di Mosca e della situazione sul terreno. Secondo Ferrari, la Russia insiste su requisiti rimasti inalterati rispetto agli accordi di Minsk 2, firmati nel 2015 ma mai completamente attuati.
Queste richieste includono un miglior trattamento per la popolazione russofona ucraina e il divieto per Kiev di entrare nella Nato. Il mancato rispetto di queste condizioni, sostiene Ferrari, ha motivato l’invasione russa del febbraio 2022. Da allora la Russia ha ampliato il proprio controllo territoriale, in particolare sulle regioni di Donetsk, Lugansk, Cherson e Zaporizhzhia, aggiungendo anche la Crimea conquistata nel 2014.
La posizione ucraina, sostenuta dai Paesi europei, mira al recupero completo di questi territori. Ferrari mette in luce come questo faccia diventare molto difficile una risoluzione rapida del conflitto. La speranza di un immediato cessate il fuoco, promossa da Trump durante la sua attività politica, si è rivelata poco realistica; il presidente americano non avrebbe tenuto conto della complessità delle richieste russe e della realtà sul campo.
Ferrari segnala poi come le sanzioni occidentali implicate in questi anni non abbiano frantumato l’economia russa, la quale ha mostrato capacità di adattamento e resistenza notevoli, nonostante segnali di difficoltà in alcuni settori.
Le dinamiche economiche e politiche tra usa, ucraina ed europa
Un nodo centrale nelle speranze e nei timori internazionali riguarda l’accordo sulle materie prime sottoscritto fra Stati Uniti e Ucraina. Questo testo, di cui non sono stati resi pubblici molti dettagli, garantirebbe economicamente all’America vantaggi importanti, mentre il governo ucraino si trova a dover accettare condizioni difficili.
Vari analisti segnalano come l’accordo possa dare a Washington la possibilità di esercitare un certo controllo anche sulle regioni sotto influenza russa, sollevando dubbi sulla reale tutela degli interessi di Kiev rispetto a quelli americani.
La cooperazione europea a sostegno dell’Ucraina viene giudicata fragile. La debolezza dell’Unione Europea nei campi politico e militare rende incerto e poco incisivo il supporto fornito, nonostante le risorse stanziate.
Dal punto di vista di Mosca, l’Europa appare come un attore inefficace. Questa percezione è rafforzata da una certa divisione interna agli stati membri, sia sull’entità del sostegno militare che sull’approccio da adottare per la pace. L’Italia, in particolare, tende a una posizione più moderata, rispetto a Paesi come Francia o Germania.
Gestione della difesa europea e crisi politica
Un altro aspetto messo in luce da Ferrari riguarda la gestione della difesa europea. Dopo anni di tagli e di scarsa attenzione, il riarmo o l’ampliamento delle capacità militari sarebbe costoso e difficilmente sostenibile dai cittadini europei. Inoltre alcune decisioni politiche appaiono prese bypassando i processi democratici, con la Commissione Europea che pare voler procedere senza il coinvolgimento pieno dei parlamenti.
Le prospettive future tra ideologia russa e rapporti transatlantici
L’idea che il conflitto si riduca a una questione di solo interesse territoriale è superata da tempo. È chiaro che la Russia ha motivazioni anche culturali e ideologiche nella propria opposizione all’occidente: respingere quanto viene definito “l’occidente collettivo” diventa un traguardo da celebrare internamente oltre ogni conquista militare.
Dopo il ritorno di Trump alla presidenza USA, il Cremlino aveva rivisto alcune ambizioni, confidando nella possibile frattura tra America ed Europa. L’obiettivo era rafforzare legami energetici e politici tra Russia e il continente, come dimostrato dall’aspirazione attorno al gasdotto North Stream 2.
Oggi invece la speranza di una rottura transatlantica si allontana. Il dialogo tra Stati Uniti ed Europa resta saldo, anche se la tensione militare e culturale con Mosca continua a influenzare le relazioni internazionali.
Il conflitto in Ucraina resta un nodo aperto, con negoziati lenti e ostacolati da interessi contrapposti. Le parole di Trump e Putin evidenziano il bisogno di progressi concreti ma svelano anche le profonde difficoltà nel trovare un terreno comune. Al di là delle dichiarazioni pubbliche, i negoziati sono destinati a procedere con cautela, mentre il coinvolgimento del Vaticano potrebbe rappresentare un ulteriore tentativo di mediazione in un quadro complesso.