Trump e l’Arabia saudita a maggio tra strategie mediorientali e alleanze in bilico
Maggio segna momenti cruciali nelle relazioni internazionali, con l’Arabia Saudita che cerca maggiore autonomia dagli Stati Uniti e tensioni crescenti in Libia e Asia, mentre si prospettano futuri conflitti.

L'articolo analizza le dinamiche geopolitiche di maggio 2025, evidenziando le tensioni e le alleanze tra Stati Uniti, Medio Oriente, Asia e le implicazioni economiche globali, con un focus su Arabia Saudita, Libia, India e Pakistan. - Unita.tv
Il mese di maggio spesso segna momenti decisivi nelle relazioni internazionali, in particolare tra Stati Uniti e Medio Oriente. Negli ultimi anni Trump e l’Arabia Saudita hanno mostrato una particolare attenzione a questa finestra temporale per progettare alleanze e ridisegnare equilibri geopolitici. Un’analisi delle mosse principali permette di comprendere quanto le strategie promesse si siano tradotte in azioni concrete, e quali ripercussioni le trattative potranno avere sui futuri scenari.
Tentativi di una Nato araba e il ruolo dell’Arabia saudita dal 2017
Nel maggio 2017, a Riyad, fu annunciata la costruzione di una “Nato araba” sotto la supervisione statunitense. La cerimonia nel palazzo reale volle segnare un cambio di strategia degli Stati Uniti in Medio Oriente. In quel periodo si parlava di un possibile spostamento di interesse strategico dallo storico alleato Israele verso l’Arabia Saudita. L’intento fu quello di far convergere paesi della regione in un’alleanza militare e politica coerente, capace di contrastare influenze rivali e modificare la mappa geopolitica locale.
Risultati e sviluppi successivi
Tuttavia, a distanza di otto anni, i risultati sono alquanto scarsi. La promessa di un blocco unito e controllato dagli USA non si è materializzata. Anzi, l’Arabia Saudita ha progressivamente ampliato i suoi rapporti con altre potenze, in particolare la Cina, con cui ha valutato un possibile ingresso nel gruppo Brics. Questo nuovo avvicinamento mostra un cambio di passo nelle alleanze regionali, indicando che Ryad cerca un equilibrio meno vincolato agli Stati Uniti, e uno spazio di azione più autonomo. Nel frattempo, non sono mancate tensioni incisive nella regione, con impatti indiretti anche sulle scelte politiche globali.
Nel quadro di queste esperienze va ricordato come il sostegno statunitense all’Arabia Saudita sia stato presentato in chiave militare, a difesa degli interessi sauditici, mentre al contempo Washington ha iniziato a smantellare alcune sanzioni contro la Siria del post-Assad, un paese in cui, non a caso, crescono le influenze jihadiste. Questa doppia agenda ha generato contraddizioni evidenti, che verranno valutate con attenzione alla luce degli sviluppi nelle prossime fasi diplomatiche.
Conflitti e tensioni nel medio oriente: il ritorno delle crisi in libia e la nuova influenza turca
Mentre in Medio Oriente si registrano cambiamenti diplomatici, le tensioni sul campo non si placano. La Libia, ad esempio, ha visto riaccendersi gli scontri armati da circa una settimana. Questi eventi arrivano in un momento delicato, con l’estate alle porte e il tradizionale aumento degli esodi via mare. La presenza turca in Libia ritorna a giocare un ruolo di primo piano, con Ankara che esercita una forte influenza e sembra pronta ad utilizzare la sua posizione di forza per pesare sulle rotte migratorie verso l’Europa, in particolare sulla via dei Balcani.
Dinamiche della situazione libica
La situazione libica rappresenta un tassello importante nelle dinamiche di influenza regionale. Il ruolo turco assume rilevanza strategica, considerando il suo coinvolgimento diretto nei conflitti locali e nelle pressioni geopolitiche verso l’Unione Europea. La recrudescenza dei combattimenti fa presagire nuove tensioni per i mesi successivi, con possibili ripercussioni sulle relazioni all’interno della Nato e sugli equilibri nel Mediterraneo.
Il cessate il fuoco tra india e pakistan e le implicazioni economiche dei mercati finanziari
Anche in Asia il mese di maggio ha innescato eventi rilevanti, in particolare il cessate il fuoco tra India e Pakistan, annunciato il 13 maggio 2025. Questa tregua è stata presentata come un successo diplomatico di Donald Trump, che avrebbe svolto un ruolo di mediazione nelle trattative tra le due potenze nucleari. Diverse testate hanno ripreso l’episodio, con ricostruzioni simili che lasciano intendere un’azione concertata di comunicazione. Il punto centrale però riguarda l’impatto economico di questi eventi.
Reazioni del mercato azionario indiano
Il mercato azionario indiano, il Nifty50, offre un quadro interessante delle reazioni degli investitori. Durante la fase di massima tensione, simile a un possibile conflitto atomico, il mercato non ha mostrato segnali di panico. Piuttosto, ha mantenuto un andamento stabile. Dopo il cessate il fuoco, però, il 13 maggio ha registrato un calo significativo dell’1,39%. Questo dato associa la recessione a interventi normativi: la Sebi, autorità di controllo dei mercati indiani, aveva annunciato l’intenzione di introdurre nuove restrizioni sul trading di opzioni, limitando attività speculative.
Le misure della Sebi hanno avuto effetti anche sulle posizioni di hedge fund statunitensi, fortemente esposti sui mercati indiani attraverso strumenti derivati. I fondi avevano già subito chiamate di margine pesanti ad aprile, spinti dall’alto livello di leva finanziaria. Questi dati suggeriscono che l’azione regolatoria di Nuova Delhi giocherà un ruolo rilevante nell’evoluzione dei rapporti economici tra India e Stati Uniti, con possibili ripercussioni anche sulle future trattative commerciali e sugli accordi internazionali.
Scenari futuri: tra accordi, alleanze e potenziali conflitti nei mesi a venire
La strada verso l’autunno 2025 si presenta complessa. Mentre si manifestano segnali di collaborazione in alcune aree, come la tregua indo-pakistana, permangono elementi di incertezza sulle vere intenzioni politiche e strategiche di diversi attori internazionali. Trump resta protagonista nel rilanciare accordi già sotto i riflettori, ma la realtà dei fatti mostra un quadro frammentato.
L’Arabia Saudita sembra voler mantenere una certa indipendenza, destando attenzione agli sviluppi economici e politici legati ai Brics. La Siria rimane nodo centrale nelle alleanze, con la fine delle sanzioni e la ripresa di influenze estremiste. La Libia si conferma fragile, con conflitti pronti ad aumentare in una fase tradizionalmente delicata per migrazioni e stabilità mediterranea.
Dal punto di vista finanziario, le mosse di regolatori come la Sebi potrebbero cambiare l’atteggiamento degli investitori negli scambi internazionali. La gestione delle tensioni economiche si intreccia quindi con le questioni diplomatiche, facendo prevedere mesi di turbolenze, in cui i segnali potranno alternarsi tra pause e nuovi scontri. Tenere d’occhio queste dinamiche sarà fondamentale per capire quale strada prenderanno le relazioni internazionali nei prossimi mesi.