Tregua dai dazi tra Stati Uniti e Cina: sospesi per 90 giorni con riduzioni significative ma sfide rimangono aperte

La sospensione temporanea dei dazi tra Stati Uniti e Cina offre un respiro alle tensioni commerciali, ma solleva interrogativi sul futuro delle relazioni economiche e sulle sfide globali.
L'articolo analizza la tregua di 90 giorni sulla riduzione dei dazi tra Stati Uniti e Cina, evidenziando le sfide economiche, produttive e geopolitiche che influenzano le relazioni commerciali e internazionali tra le due potenze. - Unita.tv

La recente pausa nei dazi tra Stati Uniti e Cina arriva dopo negoziati serrati a Ginevra durante il fine settimana. Per 90 giorni, le tariffe imposte reciprocamente subiscono una riduzione del 15%, con aliquote che scendono fino al 30% per i prodotti cinesi esportati verso gli Usa e al 10% per quelli americani diretti in Cina. Questo accordo temporaneo offre un respiro alle tensioni commerciali, ma lascia aperte numerose questioni sul futuro delle relazioni economiche tra le due potenze.

L’impatto della tregua sulle tariffe doganali e la complessità delle filiere produttive globali

La decisione di sospendere la maggior parte dei dazi per circa tre mesi ha effetto immediato su molte categorie di prodotti. Lo sconto sulle tariffe riduce il costo delle importazioni, agevolando tanto le imprese quanto i consumatori dai due lati del Pacifico. Va ricordato che le tariffe prima dell’accordo erano talvolta molto più alte, raggiungendo il 35% in alcune categorie.

Riflessioni sul complesso sistema produttivo

Mario Deaglio, professore emerito di economia internazionale all’università di Torino, sottolinea quanto sia difficile ripensare e riorganizzare le catene produttive in un mondo interconnesso. Molte merci, come grandi aeromobili o dispositivi elettronici, incorporano componenti provenienti da oltre una dozzina di paesi. Trasferire, quindi, la produzione in patria non è subito realizzabile; serve tempo per adattare impianti e forniture.

L’amministrazione Trump, secondo Deaglio, aveva sottovalutato questa complessità. La retromarcia con le trattative odierne, e la conseguente sospensione dei dazi, rappresenta un riconoscimento dell’impatto negativo che le tariffe potevano avere sull’economia americana.

la posizione economica di Cina e Stati Uniti e le future sfide nelle trattative

Il compromesso temporaneo sulle tariffe non segna una vittoria netta per nessuno. Mentre gli Stati Uniti hanno causa di lamentarsi delle pratiche commerciali di Pechino, l’economia cinese resta fortemente legata all’export e continua a risentire delle restrizioni imposte.

Pechino ha adottato politiche rilevanti, come il controllo sulle terre rare, risorsa strategica per molte industrie, che ha modificato il panorama dei rapporti commerciali. Tuttavia, altri settori, ad esempio quello immobiliare, mostrano debolezze che limitano il potere di contrattazione cinese.

Il segretario del Tesoro Usa, Bessent, ha indicato che un accordo commerciale stabile e completo con la Cina potrà richiedere anni, non mesi. Perciò la tregua di 90 giorni rappresenta solo una fase di attesa e tentativi di negoziazione, senza risoluzione definitiva.

effetti collaterali sugli altri fronti geografici e il ruolo degli Stati Uniti nelle relazioni internazionali

L’accordo temporaneo tra Usa e Cina si inserisce in un quadro globale segnato da tensioni diplomatiche ed economiche. Dopo l’intesa con il Regno Unito, gli Stati Uniti sembrano voler evitare una guerra commerciale anche con l’Unione Europea, dove si è prospettata l’introduzione di dazi contro-misure.

Il presidente Trump ha mostrato apertura a nuove trattative con l’Europa, probabilmente per non aggravare una situazione già delicata. L’incertezza permane però sulla rapidità con cui questi negoziati potranno definire un quadro chiaro oppure se resteranno limiti generali, da approfondire in un futuro più distante.

Nel frattempo, il Fondo Monetario Internazionale ha già evidenziato l’impatto dei dazi sulle stime di crescita globale, segnalando un rallentamento frutto delle tensioni commerciali in atto.

La sovrapposizione degli scadenze sul debito pubblico e le implicazioni nei negoziati economici

La tregua sui dazi coincide con un momento di difficoltà politica negli Stati Uniti, che potrebbero non riuscire a pagare i propri debiti se il congresso non alzerà il tetto del debito pubblico entro agosto, mentre la sospensione dei dazi termina nello stesso periodo.

Questa sovrapposizione rischia di rendere i negoziati ancor più complicati. Gli Stati Uniti fanno affidamento sugli acquisti di titoli di Stato da paesi esteri, tra cui quelli della Nato, per sostenere il proprio debito.

Allo stesso tempo, la richiesta americana di aumentare la spesa militare alle nazioni alleate potrebbe ridurre la convenienza politica per quei paesi di continuare a investire in titoli di debito statunitensi.

Di fatto, la compravendita di titoli di Stato diventa uno strumento che può influire anche sulle trattative commerciali, influenzando rapporti di forza e alleanze.

Intreccio tra commercio e geopolitica in ucraina

Il contesto globale del commercio tra Stati Uniti e Cina resta legato, indirettamente, a scenari geopolitici complessi. La possibile influenza di Pechino per convincere Mosca a trattare sulla situazione in Ucraina appare una puntata strategica, soprattutto quando gli Stati Uniti sembrano aver perso terreno come mediatori.

Il conflitto ucraino è complicato anche dalla gestione della legge marziale a Kiev e dai dubbi sull’ingresso del paese nella Nato. Le posizioni restano divise e fluide, con Mosca poco incline a protrarre lo scontro a lungo, considerando le pressioni interne.

Il mondo si muove in una fase di transizione, dove le scelte economiche e diplomatiche si intrecciano e creano scenari poco chiari e in parte appannati da incertezze.

Lo scacchiere internazionale resta quindi nel mezzo di una “notte scura e nebbiosa”, mentre le parti cercano un equilibrio fragile destinato a mutare ancora sulla base di prossimi sviluppi economici e politici.