Home Tensioni tra Slovacchia e Ungheria e minacce di Merz su fondi ue per posizione filo russa e stato di diritto

Tensioni tra Slovacchia e Ungheria e minacce di Merz su fondi ue per posizione filo russa e stato di diritto

Le divergenze tra Slovacchia e Ungheria e l’Unione Europea si intensificano nel 2025, con Friedrich Merz che minaccia di ridurre i fondi europei se non verranno rispettati i principi democratici.

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Nel 2025, Slovacchia e Ungheria si scontrano con l’UE per le loro posizioni filo-russe e dubbi sul rispetto dello stato di diritto, con la Germania che minaccia il taglio dei fondi europei per tutelare l’unità e i valori del blocco. - Unita.tv

La questione delle divergenze politiche tra alcuni paesi dell’Unione Europea e il resto del blocco ha preso nuova forza nel 2025. Slovacchia e Ungheria sono finite al centro di un acceso confronto per via delle loro scelte considerate eccessivamente favorevoli nei confronti della Russia e per i dubbi sul rispetto dello stato di diritto nelle rispettive giurisdizioni. Nel mezzo di questa crisi, il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha avvertito che i fondi europei destinati a questi paesi potrebbero essere ridotti, un passo che potrebbe condizionare fortemente il futuro economico e politico dell’area.

La posizione di slovacchia e ungheria nel quadro europeo

Negli ultimi anni, la Slovacchia e l’Ungheria si sono distinte per un atteggiamento ambiguo rispetto all’atteggiamento generale dell’Unione Europea verso la Russia, soprattutto dalla guerra in Ucraina. Entrambi i governi hanno mostrato una certa resistenza alle sanzioni europee imposte a Mosca, suscitando forti reazioni da parte degli altri Stati membri.

In Slovacchia, il premier Robert Fico ha spesso espresso critiche contro la linea dura adottata dall’UE, arrivando a minacciare di bloccare gli aiuti finanziari destinati all’Ucraina. Queste dichiarazioni, che hanno acceso il dibattito politico interno, riflettono una strategia che spesso si allinea a quella di Viktor Orbán, primo ministro ungherese noto per le sue posizioni euroscettiche e il rapporto stretto con Vladimir Putin. Orbán ha più volte manifestato un’idea di politica estera che privilegia l’autonomia nazionale rispetto alle decisioni prese collettivamente a Bruxelles.

Questa divergenza ha pure acceso dubbi sul rispetto delle norme democratiche e sui valori fondamentali dell’Unione, con accuse precise riguardo a leggi liberali, media indipendenti e al rispetto delle decisioni comunitarie che rischiano di mettere in forse la coesione interna al blocco.

Le minacce di friedrich merz e le possibili sanzioni finanziarie

Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha assunto una posizione chiara, dicendo che l’Unione Europea non può accettare che pochi paesi blocchino l’azione comune sul fronte russo o mettano in discussione i principi su cui si basa il progetto europeo. Merz ha quindi avvertito che i fondi destinati a Slovacchia e Ungheria potrebbero essere congelati se i governi di questi due paesi non rivedranno la loro posizione.

Merz si è riferito a strumenti già previsti dalle regole europee, come i procedimenti per violazione dello stato di diritto e la sospensione parziale delle risorse finanziarie. L’idea che un governo possa interferire sulle scelte comuni dell’Unione è stata considerata pericolosa dal cancelliere, che ha ribadito la disponibilità della Germania a intervenire in modo deciso per proteggere l’interesse collettivo.

Il governo tedesco vuole quindi segnalare, attraverso queste misure, che l’UE ha la capacità e la volontà di mantenere un coordinamento fermo nelle sue politiche estere, anche a costo di scontri con alcuni Stati membri.

Effetti economici del possibile taglio dei fondi europei

Le conseguenze della possibile riduzione dei finanziamenti europei potrebbero pesare fortemente sulle economie di Slovacchia e Ungheria. Entrambe si affidano infatti ai fondi dell’UE per finanziare lavori infrastrutturali e programmi sociali essenziali per lo sviluppo e la qualità della vita.

La Slovacchia ha fatto significativi progressi grazie ai fondi strutturali, che hanno permesso aggiornamenti nelle reti di trasporto, miglioramento dei servizi e investimenti in molte aree del territorio. Togliere questi fondi potrebbe rallentare questi progetti e creare problemi economici, specie in ambito localizzato.

L’Ungheria ha già vissuto un periodo difficile in tema di fondi europei, con Bruxelles che ha bloccato parte dei contributi a fronte di questioni legate alla trasparenza e al rispetto delle regole. Questo ha aumentato le tensioni tra il governo di Orbán e le istituzioni europee, complicando il dialogo e approfondendo le divisioni su come si debba gestire la democrazia nel paese.

Reazioni nei paesi coinvolti e mobilitazioni sociali

In Slovacchia le parole di Merz hanno scatenato proteste contro il premier Fico. I cittadini hanno manifestato per chiedere un cambio di rotta nel governo, accusato di seguire una politica troppo aprioristicamente filo russa e poco in sintonia con le istanze europee. Le tensioni sociali si sono risvegliate, riflettendo la frattura ormai evidente tra governo e parte della società.

In Ungheria, invece, la risposta è stata più compatta del governo, che non intende cedere alle pressioni internazionali. Orbán ha avviato una nuova legge che limita attività di Ong e media finanziati dall’estero, un provvedimento visto come un modo per controllare l’informazione e restringere spazi di dissenso, e che richiama leggi simili in Russia. Questa scelta riflette una volontà di autonomia politica che pone nuove sfide sul piano dei diritti civili.

Entrambi i casi mostrano come l’Europa si trova davanti a tensioni interne che coinvolgono questioni di democrazia, diritti e politica estera, con effetti concreti sulle comunità e sui governi coinvolti.

La crisi internazionale e il ruolo dell’ue nella guerra in ucraina

La guerra in Ucraina ha portato l’Unione Europea a sostenere in modo deciso Kiev, attraverso sanzioni economiche alla Russia e supporto militare e finanziario. Questa posizione comune ha rappresentato un punto di forza per Bruxelles, mettendo in luce una politica estera condivisa.

Eppure, l’intransigenza di Slovacchia e Ungheria ha esasperato le divisioni interne. La possibilità che alcuni governi ritardino o ostacolino le decisioni comuni indebolisce la capacità dell’UE di affrontare l’emergenza e compromette la sua influenza internazionale. La minaccia di Merz vuole far capire che questa Unione non può cedere a logiche nazionali che vanno contro l’unità e coerenza dell’azione europea.

In questo quadro, la pressione verso una posizione compatta si fa sempre più intensa, mentre si consolidano le alleanze tra chi sostiene un’Europa più rigida nelle sue posizioni e chi, al contrario, rivendica una maggiore autonomia nazionale.

Posizioni ufficiali e dichiarazioni dei protagonisti

Friedrich Merz ha ribadito che l’azione tedesca non vuole provocare uno scontro gratuito, ma si basa sulla necessità di difendere la coesione europea. Ha detto che il suo paese è pronto a usare tutti gli strumenti, inclusi quelli finanziari, per assicurare la disciplina all’interno del blocco.

Robert Fico ha confermato le sue critiche verso Bruxelles e non ha ritirato la minaccia di bloccare aiuti all’Ucraina, posizione che ha acceso proteste in patria e reso ancora più precaria la situazione politica.

Orbán continua a manifestare un euroscetticismo marcato, proponendo leggi che limitano i diritti di stampa e associazione. Queste mosse hanno posto l’Ungheria di nuovo sotto la lente delle istituzioni europee e di osservatori internazionali che denunciano preoccupazioni sul rispetto delle garanzie democratiche.

Confronto tra posizioni e critiche europee

Tra i sostenitori della linea dura sull’UE si è aperto un dibattito sulle possibili conseguenze del congelamento dei fondi europei. Alcuni avvertono che i tagli colpirebbero duramente la popolazione comune, peggiorando la qualità della vita e generando instabilità sociale nei paesi interessati.

Altri invece vedono in questa misura uno strumento necessario per far rispettare le regole condivise e evitare che singoli governi inceppino il funzionamento collettivo della comunità. Questo contrasto riflette una spaccatura netta anche all’interno delle istituzioni europee, tra chi predilige dialogo e chi spinge per fermezza.

Le tensioni di questi mesi segnano un momento critico, che fotografa i limiti attuali dell’Unione nel mediare tra sovranismi e necessità di unità. Le prossime mosse politiche potranno definire la direzione che verrà seguita in questo confronto duro e multiforme.