Sondaggio presidenziali francesi 2025: bardella in testa, retailleau risale e il centrodestra si divide
Il panorama politico francese si presenta frammentato, con Jordan Bardella in testa ma in calo, mentre Macron cerca alleanze internazionali per affrontare le sfide interne e sociali.

Le rilevazioni di maggio 2025 mostrano una Francia politica frammentata, con la destra nazionalista di Bardella in testa ma in calo, un centrodestra diviso e una sinistra dispersa, mentre Macron cerca di rafforzare alleanze internazionali in un contesto elettorale incerto. - Unita.tv
Le ultime rilevazioni pubblicate a maggio 2025 mettono in luce un quadro politico francese frammentato e volatile, con la destra nazionalista di Jordan Bardella in testa ma in leggera flessione. Il centrodestra alterna momenti di debolezza e risalite, mentre la sinistra resta dispersa tra vari schieramenti. Nel contempo, Emmanuel Macron cerca di affrontare le tensioni interne e la situazione internazionale con un tour asiatico e accordi politici a livello europeo.
I numeri chiave dei sondaggi sulle presidenziali francesi
Tra il 19 e il 20 maggio, un sondaggio condotto da Ifop su oltre mille elettori ha delineato un quadro molto frammentato. In cima troviamo Jordan Bardella del Rassemblement National, ancora primo con il 31% dei consensi. Questa percentuale però scende di due punti rispetto ad aprile, mostrando un piccolo calo ma conservando un solido nucleo di sostegno. Alle sue spalle, Édouard Philippe, esponente del partito Horizons vicino a Macron, si assesta al 21%. Quel risultato conferma una battuta d’arresto per il progetto centrista, che sembra non riuscire a superare lo scoglio del gradimento calante.
Crescita significativa di retailleau
Il dato più significativo arriva da François Retailleau, candidato dei Républicains, partito tradizionale della destra, che sale al 16% con un balzo di 8 punti. Questo dato fa capire come una parte dell’elettorato preferisca un ritorno ai valori conservatori, con temi centrati su sicurezza e identità nazionale, distaccandosi dalle proposte più moderate e liberali. La sinistra appare invece molto divisa: Jean-Luc Mélenchon di La France Insoumise guadagna qualche punto salendo al 13%, mentre i Verdi rappresentati da Marine Tondelier raddoppiano i consensi al 4,5%. Il Partito Socialista rimane basso al 4,5%, il Partito Comunista poco sopra il 3%, e nella destra radicale Éric Zemmour si attesta solo al 3,5%, indicando un declino per le posizioni più estreme.
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Divisioni e tensioni nel centrodestra sul tema dell’eutanasia
Il dibattito politico francese si è acceso attorno alla nuova legge sul fine vita, approvata il 24 maggio non senza proteste. Philippe Juvin, medico e leader dei Républicains, ha criticato duramente la normativa, sottolineando criticità nella procedura. Juvin ha segnalato che “la legge permette l’eutanasia con la decisione di un solo medico e manca un parere psichiatrico obbligatorio.” Secondo lui, “senza controlli più rigorosi, la normativa può spingere verso decisioni affrettate soprattutto per i soggetti più vulnerabili, senza sistemi di garanzia sufficienti.”
Questa presa di posizione ha messo in evidenza le fratture nel centrodestra, che vede un confronto serrato tra ala più riformista e conservatori attenti ai valori tradizionali. Il nodo del tema etico si inserisce in un contesto di fragilità interna che rischia di minare la credibilità del centrodestra in vista delle elezioni. Alla base, si prova a dare risposte su questioni sociali delicate, senza però riuscire a mettere d’accordo tutte le anime del partito. Intanto, questa tensione alimenta incertezza tra gli elettori moderati e spinge una parte di essi verso soluzioni alternative sul versante della destra o del centro.
Faide interne e difficoltà politiche
Il confronto sulle questioni etiche come l’eutanasia riflette più ampiamente una situazione di instabilità nella coalizione di centrodestra. Questo avanti e indietro tende a indebolire la posizione complessiva del gruppo nello scenario politico nazionale, complicando gli sforzi per una sintesi elettorale efficace.
Manovre internazionali e alleanze di macron tra europa e asia
La situazione interna francese incrocia una agenda diplomatica intensa. Il 24 maggio Emmanuel Macron ha partecipato a un vertice a Roma con Giorgia Meloni. L’incontro ha avuto come obbiettivo la creazione di un fronte comune nei confronti delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti e nel dossier Ucraina. Il giorno dopo Macron si è spostato in Vietnam per un tour asiatico, con tappe concentrate su accordi energetici e di difesa.
Strategia diplomatica di macron
Questa strategia diplomatica punta a consolidare la posizione internazionale di Parigi di fronte alle spinte di Stati Uniti e Cina, due potenze che influenzano profondamente la geopolitica globale. Macron prova così a rafforzare i rapporti con paesi asiatici chiave, cercando partnership che aprano nuove prospettive per il paese. Al tempo stesso, questi spostamenti servono a distogliere l’attenzione dalla crescente pressione interna relativa alle riforme sociali e alle difficoltà di governo, in particolare alle questioni etiche e alle faide nel centrodestra.
Nel dialogo con Meloni si legge una volontà pragmatica di superare divisioni ideologiche pur di affrontare sfide comuni. La leader italiana ha sottolineato la necessità di unità in Europa di fronte a sfide economiche e politiche urgenti, compresa la minaccia dei dazi americani. Tuttavia, sul piano elettorale domestico, queste manovre appaiono lontane dal rassicurare un elettorato sempre più diffidente e frammentato.
Un paese diviso e elezioni ancora aperte all’incertezza
Il quadro emergente dai sondaggi racconta di una Francia sempre più divisa e lontana da un consenso stabile. Il 31% di Bardella indica la crescita e il radicamento della destra nazionalista, favorita da una diffusa sfiducia verso le forze moderate e centristi. Il fatto che Retailleau abbia guadagnato terreno mostra una parte di cittadini che guarda con attenzione a una destra tradizionale che pone l’accento su ordine e identità, valori chiave per chi vuole alternative al sovranismo e al liberismo macroniano.
Il centrodestra appare diviso e in difficoltà a trovare un candidato unico e convincente più moderato. La sinistra, pur mostrando segnali di vivacità, non riesce a presentarsi unita, e questo la relega a un ruolo marginale nello scenario elettorale. Macron, nel frattempo, resta sotto pressione per la gestione delle riforme, con il rischio di perdere consensi tra il suo elettorato.
Scenario elettorale incerto
Le prossime settimane saranno decisive per capire se Retailleau potrà realmente insidiare la leadership di Bardella o se il Rassemblement National riuscirà a trasformare la diffidenza verso l’establishment in una vittoria elettorale. Ogni punto percentuale conterà in un contesto politico che mostra segnali di instabilità e competizione serrata, sia a livello interno che nelle alleanze internazionali. La Francia si prepara così ad affrontare un voto dal risultato incerto, in un clima segnato da tensioni sociali ed economiche.